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12 Marzo 2024
Ultima modifica: 12 Marzo 2024 ore 09:17

San Simeone il nuovo teologo

Il 12 marzo si fa memoria di un santo monaco orientale, coraggioso e coerente
San Simeone il nuovo teologo
«È lo Spirito Santo che apre il nostro spirito e ci insegna ciò che riguarda il Padre e il Figlio»
Simeone nacque nel 949 a Galati in Paflagonia (Asia Minore) da una ricca famiglia e fu educato alla corte dell’imperatore Costantino VII Porfirogeneto. Nel 977 lasciò tutti i suoi beni ed entrò nel monastero studita di Studion, a Costantinopoli, per porsi sotto la valida guida di Simeone Eulabis, detto il Pio. In seguito si trasferì nel piccolo convento di San Mamas, sempre a Costantinopoli, del quale, nel 980, divenne il capo, l’igumeno. Lì condusse un’intensa ricerca di unione spirituale con Cristo, che gli conferì grande autorità. Nel 1009 venne condannato all’esilio dal Santo Sinodo, ma fu riabilitato dal Patriarca di Costantinopoli, Sergio II. Passò l’ultima fase della sua esistenza nel monastero di Santa Marina a Crysopoli, dove scrisse gran parte delle sue opere, divenendo sempre più celebre per i suoi insegnamenti e per i suoi miracoli. Morì il 12 marzo 1022 presso Palukiton, sul Bosforo. La chiesa ortodossa e cattolica celebra la sua festa il 12 marzo.
 
Simeone, monaco orientale di dottrina coerente e coraggiosa, ha esercitato un notevole influsso sulla teologia e sulla spiritualità dell’Oriente. I suoi scritti e le sue annotazioni, che rispecchiano lo splendore abbagliante della sua interiorità, sono stati custoditi dal fedele discepolo Niceta Stethatos, che li ha resi pubblici. Simeone ha concentrato la sua riflessione sulla presenza dello Spirito Santo nei battezzati e sulla consapevolezza che essi devono avere di tale realtà spirituale. Per lui la vita cristiana è comunione intima e personale con Dio; la grazia divina illumina il cuore del credente e lo conduce all’unione mistica col Signore. Secondo lui la vera conoscenza di Dio non viene dai libri perché solo nella contemplazione si apprende la vera teologia, l’unica possibile: si fa esperienza personale di Dio per partecipazione.

Per Simeone figura importante e imprescindibile è quella del padre spirituale, capace di accompagnare ciascuno nella conoscenza profonda di se stesso e condurlo all’unione con il Signore. Simeone praticava l’esicasmo, la cosiddetta preghiera di Gesù o preghiera del cuore, che consiste nella ripetizione incessante della stessa formula, secondo il ritmo del respiro. Il movimento esicasta tuttora considera Simeone uno dei suoi più grandi profeti.
Questo santo monaco orientale ci richiama ad essere attenti alla presenza nascosta di Dio in noi e stimola la conversione del cuore in modo che lo Spirito Santo divenga presente in noi e ci guidi. Pur nelle difficoltà che incontrò e nelle critiche di cui fu oggetto, si lasciò guidare dall’amore effuso nei nostri cuori (Rom 5,5): «Chi è amico di Dio e lo ama, chi lo possiede in se stesso come il tesoro superiore a ogni bene, accoglie ingiurie e umiliazioni con gioia e felicità inesprimibili» (Simeone). Seppe vivere lui stesso e insegnare ai suoi monaci che l’essenziale per ogni discepolo di Gesù è crescere nell’amore per crescere così nella conoscenza di Cristo stesso.