Durante i suoi 49 anni di vita scrisse 40 opere di teologia. Sua è la frase: «L'onnipotenza di Dio si manifesta soprattutto nel perdono e nella misericordia»
Tommaso nacque nel castello di Roccasecca (FR) da Landolfo d’Aquino e da donna Teodora, e studiò prima a Montecassino e poi all’Università di Napoli. Entrò nell’ordine domenicano nel 1244, contro la volontà della sua aristocratica famiglia. Studiò a Parigi e a Colonia sotto la guida di sant’Alberto Magno (1193-1280), domenicano, filosofo e teologo. Divenuto maestro di teologia a Parigi nel 1256, vi insegnò fino al 1259 per poi trasferirsi in Italia, dove ebbe incarichi presso la corte papale ed insegnò a Roma e a Bologna. In questi anni scrisse la Summa Teologica. Tra il 1269 e il 1272 tornò ad insegnare a Parigi. Nel 1272 passò all’università di Napoli. Il mattino del 7 marzo 1274, il grande teologo morì, a soli 49 anni nell’abbazia cistercense di Fossanova, dopo aver scritto 40 volumi di teologia. Papa Giovanni XXII lo ha canonizzato nel 1323; nel 1567 è stato proclamato Dottore della Chiesa e il 4 agosto 1880, patrono delle scuole e università cattoliche. La liturgia ne fa memoria il 28 gennaio.
Tommaso, il teologo “angelico”
In un’epoca profondamente connotata dal feudalesimo, il figlio del conte d’Aquino, cugino dell’imperatore tedesco di allora, entrò in un ordine mendicante, fu sequestrato dai familiari che a questa scelta si opposero, ma riuscì a fuggire. Si recò a Colonia, dove alla scuola di Alberto Magno, dimostrò che tra fede cristiana e ragione sussiste una naturale armonia.
Con la sua opera più importante la Summa teologica, diede un fondamento scientifico, filosofico e teologico alla dottrina cristiana.
La scrisse con questa sua motivazione «presentare le cose che riguardano la religione cristiana in un modo che sia adatto all'istruzione dei principianti». L'opera fu iniziata a Roma e continuata per ben 7 anni. Fu interrotta improvvisamente il 6 dicembre 1273 a Napoli. Mentre celebrava l'eucaristia qualcosa lo toccò profondamente e da quel giorno Tommaso cambiò ritmo di vita e non scrisse più nulla. Reginaldo, un frate suo aiutante, gli chiese: «Padre, perché hai messo da parte un lavoro così grandioso iniziato per lodare Dio e istruire il mondo?». Tommaso rispose «Tutto quello che ho scritto mi sembra un pugno di paglia a paragone di quello che ho visto e mi è stato rivelato. È venuta la fine della mia scrittura, e spero che sia vicina la fine della mia vita».
Tale rivelazione interiore che l’aveva trasformato, era stata preceduta da un mistico colloquio con Gesù; infatti mentre era in preghiera davanti al Crocifisso egli si sentì dire: «Tommaso, tu hai scritto bene di me. Che ricompensa vuoi?» e lui rispose: «Nient’altro che te, Signore». In quella mattina di dicembre dopo aver conosciuto il Signore, si rese conto che nessuna parola poteva più esprimerlo, contenerlo, manifestarlo.
Attingiamo pure agli studi teologici di Tommaso e a quelli più recenti, utili e importanti, ma nella consapevolezza che possiamo veramente conoscere Dio quando lui ci fa grazia di Sé. E chiediamo la grazia di non perdere la coincidenza con Lui che viene e si rivela nel quotidiano della nostra vita!