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23 Marzo 2024

San Turibio di Mogrovejo

Il 23 marzo si celebra il protettore dei vescovi latinoamericani
San Turibio di Mogrovejo
«Ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo»
Nacque il 16 novembre del 1538 a Mayorga de Campos in provincia di Leon (Spagna), figlio del governatore di Mayorga, Luigi Alfonso di Mogrovejo e di Anna Moràn y Robledo. Conseguita la licenza sia in diritto civile che canonico, nel 1573 iniziò ad insegnare, ottenendo prima il posto di consigliere, poi quello di presidente del Tribunale di Granata. In entrambe le cariche si distinse per la sua moderazione e magnanimità. Nel 1581 partì per il Perù. Nei suoi 25 anni di episcopato organizzò la Chiesa peruviana in otto diocesi e indisse 10 sinodi diocesani e 3 provinciali, costruì il primo seminario per la formazione del clero sul posto. Fece pubblicare catechismi e libri di preghiere nelle lingue locali. Durante la sua ultima visita pastorale, iniziata nel 1605, si ammalò nel nord del Perù. Non volle interrompere il viaggio e morì, tra i suoi Indios, a Sana, il 23 marzo 1606. Canonizzato nel 1726 da Benedetto XIII, è patrono del Perù. La Chiesa ne celebra la memoria il 23 marzo.

Lasciò una brillante carriera da avvocato per difendere gli Indios

Turibio era un brillante avvocato e non aveva mai pensato alla carriera ecclesiastica. Quando Papa Gregorio XIII, sollecitato dal re Filippo II di Spagna che ben conosceva Turibio, gli chiese di andare come arcivescovo nelle terre conquistate dalla Spagna in America Latina, lasciò la sua brillante carriera per rispondere alla chiamata di Dio. Ottenuta l'ordinazione episcopale fu inviato a Ciudad de los Reyes, chiamata poi Lima, oggi capitale del Perù.
Incurante delle difficoltà che la vastità del territorio comportava, volle personalmente prendere contatto con il suo gregge effettuando molti viaggi pastorali, percorrendo, ora a piedi ora a cavallo, ben 15mila km. La situazione religiosa che incontrò era preoccupante: i missionari non riuscivano a frenare gli abusi dei conquistadores sugli Indios, i quali si sentivano violentati e umiliati, costretti a seguire una civiltà a loro ostile e una religione sconosciuta. Turibio fu un loro strenuo difensore perché volle conformarsi totalmente a Cristo che condivise in tutto la vita degli ultimi e non si adattò al modo abituale di agire degli altri ecclesiastici. Spronò i religiosi a uscire dai loro conventi cittadini per mettersi al servizio degli Indios, ma soprattutto egli dava l'esempio, predicando la parola di Dio non soltanto in città, ma anche tra le capanne degli indigeni, e facendo costruire chiese in mezzo a loro. Imparò le lingue degli Indios per parlare direttamente con loro e si impegnò perché, nel rispetto della loro dignità, potessero vivere da persone libere. Quasi volesse gridare a tutti con la propria vita, fino alla fine, il suo amore preferenziale per i poveri, concluse la sua esistenza su questa terra il 23 marzo 1606, in mezzo agli Indios, ascoltando il canto dei salmi del giovedì santo. Turibio svolse il suo ruolo di pastore in piena conformità a Cristo, non adattandosi a convivere con le palesi ingiustizie di quei tempi. Da lui impariamo a non conformarci alla mentalità del nostro secolo (cfr Rm 12,2), e a riconoscere in ogni uomo la dignità di figlio di Dio.