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12 Aprile 2024

San Zeno

Il 12 aprile la Chiesa ricorda l'africano che diventò vescovo a Verona
San Zeno
«Siccome tutto il mondo è stato arso dall'incendio dell'avarizia, ha cessato di essere colpa»
Zeno o Zenone venne alla luce attorno al 300, negli anni in cui il cristianesimo divenne religione di Stato. Era di etnia berbera – e non araba – come sant’Agostino. Era probabilmente originario della Mauretania, una regione che non coincide con l’attuale Mauritania, ma con una fascia costiera a nord dell’Africa, che comprende territori oggi appartenenti all’Algeria e al Marocco. Si formò alla scuola di retorica africana, i cui maggiori esponenti furono Tertulliano, Cipriano e Lattanzio. Fu designato vescovo di Verona nel 362. Le sue prediche erano molto seguite, non soltanto dai cristiani ma anche dai pagani, attratti dal suo modo di annunciare il vangelo.
Viveva poveramente e  per sfamarsi andava spesso sull’Adige a pescare. S. Zeno è uno tra i padri della Chiesa definiti “minori”; è ricordato da Ambrogio, da Gregorio Magno, dalla basilica che porta il suo nome in Verona, ma specialmente dai suoi Sermoni. Probabilmente morì nel 372. Viene ricordato il 12 aprile. 

Dall'Africa a Verona

Zeno arrivò a Verona dall’Africa e ne divenne l’ottavo vescovo nel 362. Pur non essendone stato il primo è quello che in modo decisivo ha caratterizzato la storia ecclesiale di Verona.
Solo in quel secolo era cessata la pena delle persecuzioni che l’impero romano aveva inferto ai seguaci di Cristo. Dopo l’editto di Costantino (313), nel giro di pochi decenni si assistette ad una fioritura di conversioni, proprio come avvenne durante l’episcopato di Zeno a Verona. In tempi per niente facili durante i quali le frontiere dell’Impero erano sempre sotto minaccia e tra i cristiani c’erano contrasti di dottrina, disorientamento e sbandamento nei fedeli, Zeno da una parte si spendeva per annunciare il Vangelo a chi era ancora pagano e dall’altra formava moralmente i suoi cristiani, fronteggiando il pericolo di deviazioni ed errori nella fede. Contrastò l’arianesimo, dottrina che non riconosceva la Trinità e che assegnava a Cristo una natura inferiore a quella del Padre. Numerosi furono i pagani convertiti, gli eretici ravveduti tanto che di san Zeno si poté dire che predicando condusse Verona al Battesimo. Del “Vescovo moro” parlano gli scritti a lui attribuiti e giunti fino a noi, una trentina di omelie complete, oltre a decine di sermoni e abbozzi che trattano di dottrina trinitaria, mariologia, iniziazione sacramentale. Nelle sue esortazioni ai fedeli non sbandiera castighi, non usa toni forti e minacciosi ma tocchi di classe, momenti poetici, e per l’eleganza del suo stile era definito il “Cicerone cristiano”.
Sulle formelle in bronzo della Basilica a lui dedicata a Verona è raffigurata la sua vita con i miracoli che la tradizione e la leggenda gli attribuiscono. 
Durante il suo episcopato colse l’occasione di rivolgere ai veronesi del tuo tempo questo bellissimo augurio che può essere esteso a tutti: «Meritate tutti senza eccezione non tanto di avere, quanto di essere oro e argento. Infatti voi siete oro vivo di Dio, argento di Cristo, ricchezza dello Spirito Santo».