«La mia anima non può essere in pace e al sicuro, mio Dio, se non sotto le ali della tua protezione».
L’uomo per natura sua è inquieto, ha una tensione verso Dio perché tutte le particelle del suo essere tendono a lui, che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. Purtroppo spesso l’uomo risponde a questo anelito con l’effimero e la vanità, i quali occupano le profondità del suo essere lasciandolo in una insoddisfazione e inquietudine continua, proprio ciò che ha vissuto Agostino nella prima parte della sua vita.
Ha cercato tutti i modi per fuggire al Signore, ma inseguito dal suo amore, ha dovuto riconoscerne l’infinita misericordia esclamando: «Tardi ti ho amato, o bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco che tu eri dentro e io fuori, e lì ti cercavo. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, che non esisterebbero se non fossero in te. Mi hai chiamato, hai gridato, e hai vinto la mia sordità. Hai mandato bagliori, hai brillato, e hai dissipato la mia cecità. Hai diffuso la tua fragranza, io l'ho respirata, e ora anelo a te» (Le confessioni).
Assetato di verità
Agostino nasce a Tagaste (Algeria) il 13 novembre 354. Studia retorica a Cartagine, dove va a convivere con una donna e diventa padre di Adeodato. Si sente spinto dal desiderio di conoscere e comprendere tutto del mondo e dell’uomo. Non riesce ad intendere e ad apprezzare le Scritture, e aderisce al manicheismo, ma continua a essere insoddisfatto: la sua sete di verità non si placa.
Nel 382 si trasferisce a Roma con la compagna e il figlio. Nel 384 ottiene la cattedra di Retorica a Milano, eppure l’inquietudine interiore lo tormenta ancora. Incontra il vescovo Ambrogio, nel 386 si converte e l’anno successivo riceve il battesimo. Tornato in Africa insieme alla famiglia, per acclamazione popolare viene consacrato sacerdote ad Ippona nel 391 e nel 397 vescovo.
Fino all’ultimo suo respiro si spende per il bene della Chiesa e dei fratelli. Nel 430, all’età di 76 anni, nasce al cielo.
La liturgia ne fa memoria quale vescovo e dottore della chiesa il 28 agosto.
Oltre a nutrire, difendere e fortificare la fede dei cristiani a lui affidati, Agostino aveva a cuore la giustizia e diceva: «Tu dai da mangiare all’affamato. Come sarebbe meglio se non dovessi dare da mangiare a nessuno perché tutti hanno il pane! Tu vesti gli ignudi. Come sarebbe meglio se non dovessi vestire nessuno perché tutti hanno un vestito! Non dobbiamo coltivare i poveri per fare opere di misericordia, ma abbattere la miseria e non ci sarà più bisogno di opere di misericordia!».
Sant'Agostino: Le confessioni
I suoi scritti restano un monumento di straordinaria sapienza. Una menzione a sé meritano Le confessioni, in cui Agostino, già vescovo, si racconta senza finzioni, quasi spogliandosi del suo essere uomo di Chiesa, con un ruolo e delle responsabilità importanti. Non ha paura di mostrarsi fragile, di far vedere fin dove si era spinto per andar contro alle regole costituite, per esaltare, in tal modo, la grande misericordia di Dio e dire a tutti che anche quando era nel profondo del peccato era con Dio perché Lui lo cercava, non l’abbandonava mai.
Quest’uomo del quarto secolo sembra appartenere al nostro tempo. Mentre percorriamo la nostra esistenza con la stessa inquietudine, Agostino è accanto a noi e ci conforta ricordandoci: «Rifugiati presso il Signore con fiducia, e non sottrarti al suo sguardo; troverà allora alimento in te quell'amore che solo porta alla vita».