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28 Giugno 2024

Sant'Ireneo

Il 28 giugno la Chiesa ricorda un uomo di pace e unità, che lottò contro le eresie
Sant'Ireneo
Ireneo fu un grande vescovo, modello di ecumenismo tra l'Oriente e l'Occidente. Diceva: «Custodiamo fedelmente la dottrina ricevuta dalla Chiesa».
Nacque con tutta probabilità a Smirne (attuale Turchia) verso il 135-140, ed in gioventù vide e ascoltò S. Policarpo, vescovo di quella città e discepolo di S. Giovanni, nonché altri numerosi presbiteri, discepoli immediati degli Apostoli.
Nel 177, lasciata l’Asia Minore, si trasferì a Lione (attuale Francia), proprio nel momento in cui infuriava una violenta persecuzione scatenata da Marco Aurelio. Cadde vittima della persecuzione l’anziano vescovo Potino, al quale Ireneo fu chiamato a succedere nel 178. Durante il suo episcopato dovette combattere contro l’eresia degli gnostici. Rimase vescovo di Lione fino alla morte, avvenuta intorno al 202-203. Di lui ci rimangono due opere molto importanti: i 5 libri Contro le eresie, e l’Esposizione della predicazione apostolica (il più antico «catechismo della dottrina cristiana»). Secondo la testimonianza di Gregorio, che fu presbitero a Lione e poi vescovo di Tours, Ireneo morì martire sotto Settimio Severo e come tale è venerato ancora oggi dalla Chiesa che lo festeggia il 28 giugno.
 
Ireneo, innamorato della verità ricevuta dagli immediati successori degli apostoli, ha lottato tutta la vita per difenderla dalla contaminazione delle eresie. La Chiesa del II secolo era minacciata dalla cosiddetta Gnosi, la quale affermava che la fede insegnata nella Chiesa sarebbe solo un simbolismo per i semplici, che non sono in grado di capire cose difficili; invece, gli iniziati, gli intellettuali – gnostici, si chiamavano – avrebbero capito quanto sta dietro questi simboli, e così avrebbero formato un cristianesimo elitario, intellettualista. Contro tale eresia Ireneo usò, più che la parola, la penna, scrivendo che non esiste un cristianesimo superiore per intellettuali, e la fede pubblicamente confessata dalla Chiesa è la fede comune di tutti. Aderendo a questa fede trasmessa pubblicamente dagli Apostoli ai loro successori, i cristiani osservano quanto i vescovi dicono e considerano specialmente l’insegnamento della Chiesa di Roma. 

Ireneo ebbe un ruolo chiave anche nella controversia tra le Chiese dell’Asia Minore e il resto della cristianità, riguardo la data della celebrazione della Pasqua. Mentre le Chiese dell'Asia la celebravano come i giudei il 14 di Nisan (mese di marzo lunare), Roma la rimandava alla domenica seguente. Quando Papa Vittore lanciò la scomunica contro quei vescovi che non accettavano la data romana, Ireneo intervenne in loro favore. Giudicando quella misura eccessiva, egli scrisse: «Non esiste Dio senza bontà». Più tardi anche le Chiese orientali si conformarono all'uso romano. Ireneo aveva il senso della misura del buon pastore, l’ardore missionario e la ricchezza della dottrina, la quale conserva inalterato il suo valore dato che nei documenti del concilio Vaticano II, Ireneo è il terzo autore più citato dopo Agostino e Tommaso d’Aquino.
Ringraziamo il Signore per questo grande vescovo, uomo di pace e di unità, modello di ecumenismo tra l’Oriente e l’Occidente.