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15 Maggio 2024

Sant'Isidoro

Il 15 maggio la Chiesa ricorda il santo agricoltore, maestro di umiltà e fiducia in Dio
Sant'Isidoro
«Si lasciava riempire dall'amore di Dio mentre svolgeva il suo umile lavoro di contadino»
Nasce a Madrid intorno al 1070 da una poverissima famiglia di contadini. Orfano del padre fin da piccolo, va a lavorare la terra sotto padrone nelle campagne intorno a Madrid. A causa della guerra cerca rifugio più a nord, a Terralaguna, dove incontra anche la moglie: Maria Toribia.
Alla fine della guerra torna a Madrid, dove viene assunto da Giovanni de Vargas. Bersagliato dalla maldicenza degli altri braccianti, Isidoro accetta tutto senza protestare. Riesce a conquistare la fiducia del padrone, che lo premia dandogli più soldi che Isidoro dona ai più poveri. Muore nel 1130 e viene sepolto senza particolari onori. Ma i miracoli  in suo nome si moltiplicano e a furor di popolo la sua salma, incorrotta, viene portata in una chiesa. Il re Filippo II, attribuendo la sua guarigione all’intercessione del santo contadino, diviene il promotore della sua canonizzazione, avvenuta il 12 marzo 1622. La liturgia della Chiesa ricorda e festeggia questo santo il 15 maggio.

Zappare la terra e lasciarsi riempire dall’amore di Dio; ricevere il giusto compenso per il lavoro per condividerlo con chi non ha di che vivere. Ecco la sintesi della santità di Isidoro, che ha vissuto in pieno la sua condizione di figlio teneramente amato da Dio mentre svolgeva il suo umile lavoro di contadino.
Pur lavorando duramente la terra, partecipava ogni giorno all’Eucaristia e dedicava molto spazio alla preghiera, tanto da essere ingiustamente accusato di togliere ore al lavoro. Tale era il suo abbandono all’amore di Dio che, mentre si fermava a pregare in ginocchio, il suo lavoro veniva svolto da esseri celesti: un angelo reggeva l’aratro e un altro guidava i buoi. La terra coltivata da lui rendeva di più, e per questo guadagnava più degli altri, ma egli prontamente lo condivideva con chi stava peggio di lui. Aveva sempre qualcosa da donare perfino ai passeri, per i quali, recandosi al mulino, spargeva sulla strada innevata manciate di grano, senza che il contenuto del sacco diminuisse di peso.
Isidoro, maestro di umiltà e fiducia in Dio, è stato canonizzato il 12 marzo 1622 insieme a Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila, Francesco Saverio e Filippo Neri. È questa la bellezza della Chiesa di Cristo: ognuno ha doni e compiti diversi per arrivare insieme all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio (cfr Ef 4,11-13). Per essere santi non è importante il frutto delle proprie azioni, fondare ordini religiosi, riformare la Chiesa, offrirsi al martirio per la propria fede, ma accogliere senza resistenze l’amore di Dio nella propria anima nello stato di vita e nel lavoro che si compie: mentre si zappa la terra, si lavano i panni, si lavora alla catena di montaggio o si prega in convento. L’amore santo ed onnipotente di Dio non fa preferenze e non dà meriti particolari in base al ruolo che si ricopre, ma riempie della sua grazia e tenerezza chiunque non conta sul proprio orgoglio e sulle proprie forze e si abbandona a lui con fiducia piena.