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11 Agosto 2023

Santa Chiara

Alla sequela di Francesco d'Assisi, Chiara dimostrò coraggio e tenacia
Santa Chiara
«Niente è tanto grande quanto il cuore dell’uomo, perché proprio lì, nell’intimo, abita Dio!».
Fin da piccolina aveva sperimentato la gioia profonda della relazione con Dio, ma quando si rese conto che lei godeva di molti privilegi mentre molti erano costretti a vivere fuori dalle mura, emarginati per povertà o malattia, costretti a vivere nella miseria mendicando un pezzo di pane, iniziò a soffrire, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare. 
Lei, della nobile e ricca famiglia degli Offreducci, venuta al mondo ad Assisi nel 1193, quando a 12 anni vide Francesco spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone, sentì il cuore che si infiammò di gioia e di desiderio di fare altrettanto. Sette anni dopo, per rispondere al suo profondo anelito di seguire Gesù radicalmente proprio come Francesco, fuggì nella notte della Domenica delle Palme del 1211 o 1212, lasciandosi alle spalle ogni sicurezza.

Francesco le tagliò i capelli, le fece indossare una tonaca di tela di sacco, e la condusse al monastero benedettino di S. Paolo, a Bastia Umbra. Chiara dimostrò subito la sua forza e determinazione resistendo allo scontro violento con i suoi parenti che tentarono in tutti i modi di farla recedere dalla sua decisione. 
Trovò collocazione stabile nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, restaurata da Francesco. Qui Chiara venne presto raggiunta dalle sorelle, dalla madre e da molte donne, e scelse di chiamare tale Comunità “Sorelle Povere”. Questa espressione racchiude tutto il suo progetto di vita: abitare insieme come sorelle, figlie dell’unico Padre Celeste, in povertà e umiltà, seguendo le orme di Cristo che da ricco si fece povero.
 
Il Concilio Lateranense IV prevedeva che non si poteva aprire un nuovo monastero senza imporgli una regola già approvata e sperimentata in passato. Alla Comunità delle “Sorelle Povere” venne imposta la regola benedettina che prescriveva la necessità di disporre di beni in comune per la sussistenza delle comunità. Ciò mise Chiara in forte disagio, perché allontanava la comunità dal principio di povertà assoluta. Mentre tante comunità religiose chiedevano ed ottenevano privilegi per usare o possedere beni materiali, Chiara si rivolse a papa Innocenzo III per avere il privilegio della povertà, la libertà cioè di non possedere nulla per vivere radicalmente il Vangelo. 
Resistendo e lottando per le sue idee, nel 1253 ottenne l’approvazione della sua regola, la prima redatta da una donna, che inizia con queste parole: «La forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere istituita dal beato Francesco è questa: osservare il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo». 
Fu segnata da fatiche e prove (inferma per 29 anni) e morì a sessant’anni l’11 agosto 1253; due anni dopo fu canonizzata da papa Alessandro IV, prima donna non di stirpe regale ad essere proclamata santa dopo molti secoli. 
In un tempo in cui la donna, anche quella consacrata, era sotto la totale tutela dell’uomo, Chiara ha dimostrato una tenacia e un coraggio particolari. La fortezza, dono dello Spirito Santo, ha liberato il suo cuore dalle incertezze e da tutti i timori che potevano frenarla, facendola sempre rimanere fedele alla chiamata del Signore con una inesauribile e profonda letizia, come dimostra quanto scritto in una delle sue lettere: «Sono ripiena di gioia e respiro di esultanza nel Signore».