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15 Giugno 2024

Santa Germana Cousin

Il 15 giugno la Chiesa ricorda la patrona dei giovani in difficoltà
Santa Germana Cousin
«Emarginata e umiliata, Germana si conformava a Gesù irriso e schernito»
Nacque nel 1570 in un piccolo villaggio a pochi chilometri da Tolosa (Francia) da genitori molto poveri. Perse la madre poco tempo dopo la nascita. Affetta da una malformazione congenita che le blocca un braccio, deturpata nel viso con piaghe e gonfiori dalla scrofolosi, Germana fu emarginata, umiliata. Il padre si risposò con una donna che non sopportava di vedersi innanzi la figliastra con il suo braccio storpio e le piaghe sul volto sempre aperte. La richiamava con parole amare e la scherniva con ingiurie, ma Germana non si ribellava. Veniva mandata a pascolare le pecore e quando rientrava non c’era posto per lei in casa e doveva dormire nella stalla, ma Germana non si lamentava mai. Il 15 giugno 1601 il gregge non uscì dall’ovile, Germana non andò in chiesa: la trovarono morta nel suo solito giaciglio nella stalla. Quarant’anni dopo fu riesumato il corpo che risultò intatto. Si diffuse così la venerazione per lei ed incominciò il processo per la canonizzazione, mentre avvenivano innumerevoli miracoli. Con la Rivoluzione francese i suoi resti furono dispersi. Nel 1867 Pio IX l’ha proclamata santa. La si festeggia il 15 giugno.

Orfana di madre dai primi giorni di vita, fin da piccola deve subire umiliazioni a causa della sua malformazione e delle sue piaghe. Per lei non si prende nemmeno in considerazione l’ipotesi del matrimonio perciò non viene mandata a scuola, né le vengono insegnati i lavori domestici. È utile solo per il pascolo, così pochi la notano. Pur essendo docile e obbediente, non ottiene mai una parola d’amorevolezza, un gesto di affetto. In una situazione del genere chiunque sarebbe soggetto alla depressione e allo sconforto. Ma a lei non importa come la trattano le persone perché scopre di essere amata incondizionatamente da Dio Padre e questo le basta. Desidera ricambiare questo amore e frequenta di nascosto la chiesa, abbandonando il gregge che deve sorvegliare, che però non si disperde. Si sente spinta a comunicare l’amore di Dio che dimora sempre più in lei e diventa catechista dei contadinelli poveri, analfabeti come lei, che si fanno suoi amici senza badare al suo aspetto. Questi suoi coetanei sono affamati e lei porta del pane da casa per sfamarli. Il padre, insospettito, verifica se nel grembiule stracolmo c’è del pane e ha la sorpresa di trovarlo, in pieno inverno, pieno di profumatissimi fiori. Ogni giorno Germana va a Messa e recita il Rosario e l’Angelus. Gli abitati del suo villaggio natale la chiamano “la bigotta” e la dileggiano. Ma lei sente che in tal modo si conforma a Gesù, irriso e schernito.
Non sono importanti le opere o le parole che Germana ha pronunciato, ma la sua disponibilità a donarsi senza riserve alla volontà di Dio, affidandosi completamente a lui. Col suo esempio Germana ci fa capire che la santità è fatta di piccole cose ed è accessibile a ognuno di noi, quali che siano il nostro stile di vita, le nostre doti o i nostri limiti naturali. La santità non consiste nell’essere perfetti e meravigliosi, richiede invece di essere pienamente se stessi in tutta la propria debolezza e scoprire che Dio è con noi e ci ama così come siamo.