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28 Aprile 2024

Santa Gianna Beretta Molla

Il 28 aprile la Chiesa ricorda una mamma, un medico, una donna coraggiosa.
Santa Gianna Beretta Molla
«Il segreto della felicità è vivere momento per momento e ringraziare il Signore di tutto»
Nacque a Magenta (MI), il 4 ottobre 1922. Si laureò in medicina e chirurgia nel 1949 per poi specializzarsi in pediatria nel 1952. Coltivava da tempo l’ideale missionario, poi le fu chiaro che Dio la chiamava allo stato matrimoniale. Tra i suoi pazienti molte mamme, bambini, anziani e poveri, ai quali prestava gratuitamente le sue visite oltre a dare loro medicine e soldi. Nel settembre del 1955 sposò Pietro Molla e nel giro di pochi anni divenne mamma di Pierluigi, Mariolina e Laura, armonizzando con semplicità ed equilibrio i doveri di madre, moglie e medico. Nel settembre del 1961 si fece asportare un fibroma che cresceva vicino all’utero, ma lei era al secondo mese di gravidanza. A quei tempi era prevedibile che il parto, dopo l’intervento subito da Gianna, sarebbe stato molto pericoloso per la madre. Il sabato santo del 1962 diede alla luce Gianna Emanuela, ma iniziò per Gianna una settimana di terribili sofferenze. Morì il 28 aprile ripetendo «Gesù ti amo, Gesù ti amo». Beatificata da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1994 nell’Anno Internazionale della Famiglia, santa il 16 maggio 2004. La sua memoria liturgica si celebra il 28 aprile.

Patrona delle famiglie

Offrire la propria vita perché un’altra possa nascere e vivere o invece sentirsi padroni della propria vita da decidere di sopprimere chi la ostacola? Su questo punto Gianna Beretta Molla non ebbe dubbi. Quando verso il termine del secondo mese di gravidanza del suo quarto figlio, Gianna scoprì un fibroma che cresceva vicino all’utero e che minacciava di conseguenza la sua salute e la vita stessa del bambino, si offrì generosamente perché la sua creatura continuasse a vivere. Il medico al quale si rivolse le fece un discorso chiaro: «Per salvarla dobbiamo interrompere la gravidanza». Rispose prontamente: «Questo non lo permetterò mai! È peccato uccidere nel seno». Gianna, in ogni situazione, sapeva riconoscere la tenera presenza di Dio e si rendeva disponibile a comprendere la sua volontà. Per lei l’affrontare la realtà circostante insieme al Signore era la semplice conseguenza del vivere la preghiera come adorazione e come ringraziamento: «Sono un nulla, ma sono un dono di Dio». Aveva imparato a contemplare la fonte della vita: quel Dio Uno e Trino in cui l’amore è eterno scambio di vita feconda tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Avvinta e stupita da questo mistero, Gianna non poteva far altro che donare la vita, consapevole che gratuitamente l’aveva ricevuta e quindi gratuitamente e per amore doveva donarla.
In una società dove sempre più facilmente ci si sente padroni della vita e si decide di toglierla e manipolarla come si vuole, dove molti si fanno paladini della libertà dell’uomo, di decidere ciò che è bene e ciò che è male (il famoso peccato originale di Adamo ed Eva), impariamo da Gianna Beretta Molla a fermarci davanti al mistero della vita con l’atteggiamento di coloro che sanno di aver tutto ricevuto e non possono che tutto donare.