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17 Aprile 2024

Santa Kateri Tekakwitha

Il 17 aprile si celebra la patrona del Canada, prima santa amerindia
Santa Kateri Tekakwitha
«Puoi togliermi la vita, ma non la fede»
Nasce a Fort Orange (odierna Albany in Canada) nel 1656 da genitori di due differenti etnie: padre irochese pagano e madre algonchina cristiana. Nel 1660 rimane orfana: il vaiolo le distrugge la famiglia e le deturpa il volto attorno agli occhi. Viene accolta dallo zio paterno nel villaggio di Gandaouagué. Nel 1667 alcuni missionari gesuiti si fermano nel villaggio e le parlano di Dio e del suo infinito amore per gli uomini. L'anima di lei ne rimane conquistata. Diventa figlia di Dio mediante il battesimo il 16 aprile 1676, solennità di Pasqua. Per sfuggire alle ire dello zio pagano deve andare nella Missione di S. Francesco Saverio a Sault presso Montreal, dove riceve la santa Comunione e inizia una vita di preghiera e straordinaria pietà. Il 25 marzo 1679 fa voto di perpetua verginità. Si sottopone a pesanti penitenze e muore il 17 aprile 1680 a soli 24 anni. Beatificata da Giovanni Paolo II il 22 giugno 1980, canonizzata da Benedetto XVI il 21 ottobre 2012, la si festeggia il 17 aprile. È patrona del Canada.
 
«La chiamata alla verginità non è altro che la volontà del Signore, che pur lasciando intatto tutto quello che è la tua realtà psicofisica e spirituale, vuole che tu sia una cosa sola con Lui: Lui ti riempie. Gesù è il centro della vita. Tutto il resto diventa indifferente» (don Oreste Benzi). Questa parole descrivono bene quanto è successo in Kateri Tekakwitha fin da giovanissima età.
Le è bastato un ascolto profondo dei pochi missionari che a quei tempi tentavano l’evangelizzazione di popoli allora ritenuti selvaggi come i pellerossa, per sentirsi presa totalmente dall’amore di Gesù. E fu un amore radicale e fedele, tanto da resistere alle continue pressioni dei parenti perché si sposasse e ritornasse pagana. Per la tribù pellerossa dei Mohawk dove Kateri viveva, era impossibile comprendere il valore della verginità. Erano le famiglie che decidevano con chi le fanciulle dovevano sposarsi, anche in tenera età, ma Kateri non cedette a nessuna lusinga, e quando una volta vollero trarla in inganno fuggì fuori della capanna sospirando: «Mio Dio, salvami da chi mi vorrebbe sua sposa. Prendilo Tu il candido giglio della mia verginità. È tuo, e tuo sarà per sempre». Quando le persecuzioni divennero insostenibili per le pesanti calunnie e angherie, Kateri fuggì a Sault, dove condusse una vita apparentemente semplice, tuttavia da lei si sprigionava un fascino che incantava anche se il vaiolo le aveva deturpato il viso, e la poca salute l'aveva resa esile e quasi diafana. I suoi sorrisi erano sempre molto luminosi: manifestava in tal modo la totale e continua unione con Dio. Lasciò questa terra il 17 aprile 1680, come aveva predetto, e le sue ultime parole furono «Jesos konoronkwa», cioè «Gesù, ti amo». Papa Benedetto XVI nell’omelia della canonizzazione ha detto: «Il suo esempio ci aiuti a vivere là dove siamo, senza rinnegare ciò che siamo, amando Gesù! Santa Kateri, patrona del Canada e prima santa amerinda, noi ti affidiamo il rinnovamento della fede in tutta l’America del Nord!».