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22 Marzo 2024

Santa Lea

Il 22 marzo la Chiesa ricorda colei che per amore di Cristo rifiutò lusso e ricchezza
Santa Lea
«La sua vita era considerata né più né meno che un fenomeno di pazzia» (San Girolamo)
Lea è di famiglia nobile: rimasta vedova in giovane età, doveva poi sposare un personaggio illustre, Vezzio Agorio Pretestato, chiamato ad assumere la dignità di console. Invece Lea sceglie di entrare nella comunità di Marcella, gentildonna di una comunità femminile che viveva sull’Aventino, dove si studiavano le Scritture e si pregava insieme, vivendo in castità e povertà. Marcella ha in lei una fiducia totale: tant’è che le affida il compito di formare le giovani nella vita di fede e nella pratica della carità nascosta e silenziosa. Di lei non si sa altro, e ignoreremmo perfino la sua esistenza se san Girolamo non l’avesse ricordata in una lettera inviata nel 384 a Marcella, quando lei era già morta (e sepolta a Ostia).
La Chiesa ha accettato e fatto suoi gli elogi di san Girolamo e ricorda Lea il 22 marzo.

Da ricca vedova divenne serva dei poveri

Lea viveva in un grande palazzo, comandava a molti servi, indossava abiti sontuosi e monili preziosi. Non conosceva che abbondanza e lusso ma, dopo la morte del marito, per il suo amore a Cristo capovolse modi e ritmi della sua vita.
Per aderire alle prime comunità femminili cristiane rifiutò le seconde nozze col ricco Vezzio Agorio Pretestato, personaggio molto noto che sarebbe divenuto console, e pertanto lei avrebbe potuto godere di essere “prima donna” di Roma. Invece, preferì l’ambito ristretto di una cella in una comunità femminile di tipo quasi monastico per conoscere sempre più il Signore, vivere nella carità fraterna e servire i poveri. San Girolamo amareggiato dalle maligne insinuazioni di esercitare un ascendente non solo spirituale sulle virtuose matrone Marcella, Paola, Proba e Lea, aveva abbandonato Roma, e si era ritirato nei pressi di Betlemme a condurvi vita solitaria. Alla notizia della morte di Lea inviò una lettera a Marcella scrivendo: «Maestra di perfezione alle altre, più con l’esempio che con la parola, fu di un’umiltà così sincera e profonda che, dopo essere stata gran dama con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva. Sarebbe difficile riconoscere in lei l’aristocratica di un tempo, ora che ha mutato le vesti delicate nel ruvido sacco, e mangia come mangiano i poveri che soccorre. Spregevole la sua veste, grossolano il cibo, trascurava l'acconciatura del suo corpo; mentre poi adempiva a ogni dovere, rifuggiva dal fare anche la minima ostentazione delle opere buone per non riceverne la ricompensa in questa vita». 

Ignoreremmo la sua esistenza se san Girolamo non l’avesse ricordata in quella lettera. Per questo santa Lea rappresenta anche tutte quelle persone che hanno vissuto una profonda sequela a Cristo nella loro vita umile ma non sono salite “agli onori degli altari”, alla gloria della Chiesa su questa terra, ma che senza alcun dubbio godono della gloria che conta nella Gerusalemme celeste: la comunione eterna con Dio!