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30 Ottobre 2021
Ultima modifica: 24 Gennaio 2023 ore 21:26

Al via la COP 26: i cattolici si mobilitano

La crisi climatica costituisce una minaccia diretta per l'umanità. L'unico modo per uscirne è unire le forze politiche e sociali.
Al via la COP 26: i cattolici si mobilitano
Foto di NASA
L'impegno della Chiesa per un'ecologia integrale
Inizia domani la COP 26 (la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), che si svolge a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre 2021. È un evento atteso come epocale, perché giunge in un momento di grave crisi ambientale e perché si pone un obiettivo ambizioso: “Unire il mondo per affrontare il cambiamento climatico”.
Siamo nel pieno di una crisi climatica, un’estinzione di massa delle specie viventi, una pandemia globale, una serie di crisi dovute a questioni di disparità socio-economica e altro ancora. 
La crisi climatica costituisce una minaccia diretta per la sicurezza dell’umanità. Solo l’anno scorso, nel 2020, i disastri climatici hanno causato 30 milioni di sfollati interni (o IDP, internal displaced people, persone costrette a emigrare pur restando all’interno dei loro Stati di appartenenza).
Sperare in un mondo migliore, lottare per la giustizia climatica significa affrontare questi problemi, e agire attivamente per un mondo in cui nessuno venga lasciato indietro, specialmente chi è già più emarginato da questo attuale sistema intriso di razzismo.
L’invito di Papa Francesco per la cura della casa comune, che è stato il tema del Tempo del Creato, sta mobilitando i cattolici in ogni parte del mondo e sta segnando il percorso di avvicinamento alla Cop 26 di Glasgow, per far sì che i suoi 4 grandi obiettivi siano concreti e verificabili:

1° obiettivo della COP26: assicurare lo zero netto globale entro il 2050

Per raggiungere questo obiettivo, ciascun Paese dovrà:
  • accelerare l'eliminazione graduale del carbone
  • ridurre la deforestazione
  • accelerare il passaggio ai veicoli elettrici
  • incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili.

2° obiettivo della COP26: adattarsi per proteggere le comunità e gli habitat naturali

Lo scopo della COP26 è di lavorare insieme per incoraggiare i Paesi colpiti dai cambiamenti climatici e metterli in condizioni di:
  • proteggere e ripristinare gli ecosistemi
  • costruire difese, sistemi di allarme e infrastrutture e agricoltura resilienti per evitare la perdita di case, mezzi di sussistenza e persino vite umane 

3° obiettivo della COP 26: mobilitare la finanza

Per raggiungere gli obiettivi sopra descritti è necessario:
·      mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l'anno in finanziamenti per il clima entro il 2020. 

4° obiettivo della COP26: collaborare

Alla COP26 si cercherà di:
  • accelerare l'azione per affrontare la crisi climatica attraverso la collaborazione tra governi, imprese e società civile.
Insomma, occorre scegliere una precisa inversione di rotta, sostituire l’attuale sistema economico con un nuovo modello che sia rispettoso di tutto l’ecosistema terrestre, tutelando soprattutto i popoli indigeni, che per secoli hanno fatto affidamento sulla natura e sulle risorse naturali e sono pesantemente colpiti e minacciati dal cambiamento climatico e dall’industria dei combustibili fossili, che ruba le loro terre e cancella la loro cultura per promuovere la deforestazione e distruggere il mondo naturale. 
La crisi del clima e della biodiversità sta causando un’estinzione senza precedenti della vegetazione e della fauna locale, e sta distruggendo interi ecosistemi.

La Settimana sociale dei Cattolici a Taranto: decisivo il contributo dei giovani

Da questa evidenza è partita la convention di Taranto (la 49^ Settimana sociale dei Cattolici), che ha scelto proprio il tema “Il mondo che speriamo. Tutto è connesso” e ha stabilito una nuova alleanza dei cattolici, perché - ha ricordato il cardinale Bassetti nelle sue conclusioni - è decisivo «l’apporto dei cattolici per affrontare le crisi» e in particolare il contributo dei giovani che «possono aiutare il mondo a rimettere la fraternità al centro dell’economia». Proprio a loro, che a Taranto hanno lanciato e firmato il Manifesto dell’Alleanza, il presidente della CEI ha chiesto di «sognare e costruire, con l’aiuto di Dio, una Chiesa gioiosa, perché umile e disinteressata; una Chiesa a contatto con gli uomini e le loro storie; una Chiesa che si rigenera nell’ottica della carità».
Un concetto ribadito da mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e organizzatore, è stato quello della conversione ecologica che è, al tempo stesso, personale e globale: «il cambiamento non avviene solo dall’alto, ma è fondamentale il concorso della nostra conversione negli stili di vita come singoli cittadini e come comunità».

La petizione "Pianeta sano, persone sane" viene portata in parlamento

Da questo necessario coinvolgimento è partita anche la Petizione promossa dal Movimento Laudato Si’ “Pianeta sano, persone sane”: è necessario agire con urgenza per avere un pianeta migliore, c'è molto da fare e se le picccole azioni di ciascuno si aggiungono a quelle di altre persone, si può creare un impatto certamente maggiore. È fondamentare chiedere ai leader mondiali di impegnarsi a intraprendere azioni audaci ed eque riguardo la crisi ecologica.
La petizione "Pianeta sano, persone sane" è stata accolta e sottoscritta il 25 ottobre in parlamento, davanti a politici di tutto l’arco costituzionale, che hanno ascoltato e si sono impegnati ad entrare a far parte di un’unione potente, di una massiccia pressione pubblica, che possa influenzare i leader mondiali più che i gruppi che si preoccupino solo del profitto e distruggono le persone e il pianeta.

Agire adesso è essenziale – conclude la petizione - per la salute e la sopravvivenza umana e planetaria, motivo per cui è fondamentale chiedere ai leader dei vertici mondiali e ai governi diverse azioni mirate, quali:
  • riconoscere che il cambiamento climatico e la biodiversità indotti dall’uomo appartengono alla stessa crisi
  • modificare urgentemente gli impegni per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius, integrando un nuovo obiettivo di conservazione globale del 50%, nonché attuare riforme al sistema finanziario e garantire, tra gli altri,  i diritti delle popolazioni indigene.
In vista della COP26, è sceso in campo con forza anche Papa Francesco, che insieme agli altri leader religiosi, ha incoraggiato le donne e gli uomini di buona volontà a vivere in pienezza questo tempo.
Il Papa ha dichiarato che «il grido della terra e il grido dei poveri stanno diventando sempre più gravi e allarmanti» ed ha invitato tutti ad intraprendere «un’azione decisiva e urgente per trasformare questa crisi in una opportunità».
Papa Francesco chiede a tutti noi di interrogarci sul nostro modo di vivere e di orientarci «verso stili di vita più semplici e rispettosi dell’ambiente».

Il mondo non può continuare a ignorare gli impatti sociali della crisi climatica, perché tutte le disuguaglianze sociali si aggravano quando le condizioni climatiche e ambientali impattano sulle comunità locali, colpendo soprattutto comunità già emarginate.
È importante unirsi, seguire chi lavora e difende l’ambiente, amplificare le voci dei popoli del sud globale e chiedere un’azione più ambiziosa ai rappresentanti dei paesi del nord globale. Lottare insieme per un futuro giusto in cui nessuno venga lasciato indietro, perché le lotte per i diritti e la libertà sono collegate, perché tutti noi vogliamo un futuro migliore per tutta l’umanità; un futuro in cui le persone e il pianeta abbiano la priorità sul profitto.