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17 Settembre 2021

Nessuno ferma le banche etiche

Ci sono banche che continuano a fare il bene. Il Rapporto sulla finanza etica e sostenibile 2021.
Nessuno ferma le banche etiche
Secondo il “Quarto rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa”, pubblicato ad inizio giugno 2021, le banche etiche negli ultimi anni sono cresciute molto di più di quelle tradizionali. E ottengono risultati migliori su più fronti. Vediamo perché.
In Europa e in Italia esistono banche che concedono crediti a progetti ambientali e sociali e sostengono l'economia reale, non la speculazione finanziaria. Lo hanno fatto anche, e soprattutto, durante la pandemia, sostenendo chi è entrato in crisi. Sono le banche etiche, che negli ultimi anni, in modo sempre più crescente, hanno messo al centro della propria attività i crediti all'economia sociale e solidale. Coprendo con i crediti il 76,44% delle loro attività totali (dati 2019).

Sono una vera e propria rivoluzione in un mondo e in un'Europa sempre più diseguali. Dove le banche tradizionali hanno invece incentrato le proprie attività soprattutto sugli investimenti in borsa.  Per loro il credito all'economia reale corrisponde solo al 38,7% delle attività totali. È quanto emerge dal "Quarto Rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa", pubblicato agli inizi di giugno da Fondazione Finanza Etica e Fundación Finanzas Éticas, che ha analizzato l'attività delle 4.500 banche che operano nell'area euro.

Finanza etica - infografica
Tabella tratta dal Quarto rapporto "La finanza etica e sostenibile in Europa"
Foto di Fondazione Finanza Etica e Fundación Finanzas Éticas

La risposta alla crisi da Covid-19

Il coronavirus ha portato la zona euro e tutto il mondo in una recessione senza precedenti. Nel 2020 il prodotto interno lordo è sceso del 6,4% nell'Unione Europea. La pandemia da Covid-19 ha colpito duramente anche le organizzazioni dell'economia sociale, le piccole imprese e i lavoratori autonomi. Come riporta l'analisi di Fondazione Finanza Etica, il mondo della finanza etica e solidale si è mobilitato per dare risposte alla crisi alle categorie più fragili, sostenendo i progetti con maggiori difficoltà in Italia, Spagna, Grecia, Francia, Belgio, Polonia e Portogallo.

Sono stati maggiormente colpiti i progetti più piccoli, in particolare nelle zone rurali. A loro sono state rivolte campagne di solidarietà e di mutuo sostegno per cercare di ridistribuire i risparmi della collettività. Come è apparso evidente anche in Italia, si sono attivate reti comunitarie per fornire cibo e cure a chi ha avuto più difficoltà. Così come il crowdfunding,  una pratica di micro-finanziamento collettivo, dal basso, per sostenere progetti sociali che sono rimasti senza fondi.

Monete antiche
Foto di Udit Saptarsh
In Italia, per esempio, Banca Popolare Etica ha messo in atto sistemi on-line per facilitare la richiesta di sospensione dei pagamenti (delle rate dei prestiti) per aziende e organizzazioni. Indipendentemente dalle misure del governo.
In Spagna, Fiare Banca Etica, nei primi due mesi dall'inizio della pandemia ha concesso più di 16 milioni di euro, otto dei quali a enti che forniscono servizi alle persone più vulnerabili. Realtà coinvolte nella creazione di posti di lavoro o nella produzione di materiali e beni di prima necessità. È stato anche lanciato il nuovo fondo Inclusión Social (Inclusione sociale), che ha permesso ai clienti di destinare i loro risparmi a lungo termine a progetti di aiuto a persone in difficoltà.

Le banche etiche rendono di più

Dal "Quarto Rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa" emerge inoltre un dato inequivocabile. Dopo l'ultima grande crisi finanziaria del 2007-2008, le banche etiche europee sono cresciute in modo significativo e in ogni caso molto di più rispetto alla media del sistema bancario. Perché? Il motivo principale è che molti risparmiatori hanno cercato un'alternativa alle banche tradizionali in soggetti più vicini alle proprie esigenze e a quelle delle comunità nelle quali vivono.

Banche e diritti umani - infografica
Tabella tratta dal Quarto rapporto "La finanza etica e sostenibile in Europa"
Foto di Fondazione Finanza Etica e Fundación Finanzas Éticas


Per le banche etiche sono cresciuti in modo straordinario i prestiti e i depositi: rispettivamente del 10,16% e del 10,84% in media l'anno dal 2009 al 2019, contro il +0,63% e il +2,65% delle banche europee convenzionali. Oltre a crescere di più, le banche etiche hanno anche ottenuto maggiori profitti: nel periodo considerato dall'analisi (2009-2019) hanno reso il doppio rispetto al sistema bancario europeo, con una redditività media annua (in termini di ROE) del 5,31% contro il 2,37%.

Banche e diritti umani

La finanza etica ha anche un'altra particolarità. Quella di non sostenere, anzi di escludere totalmente dai finanziamenti le imprese che investono in armi e agiscono in violazione dei diritti umani. Ma come facciamo a sapere se la banca a cui abbiamo affidati i nostri soldi rispetta i diritti umani? In generale, per poter scegliere in consapevolezza servono trasparenza e indicatori chiari. Ma non sempre sono disponibili.

Ad oggi non esiste una banca dati che documenti il grado di coinvolgimento delle banche nelle violazioni dei diritti umani. Le informazioni sono difficili da reperire anche a causa dell'opacità degli istituti finanziari e della difficoltà di denuncia da parte delle vittime di abusi. Esistono però Ong come BankTrack che da anni stanno lavorando per documentare e far uscire dall’oscurità questo tipo di informazioni e renderle note al pubblico.
È proprio su questa carenza di informazioni e criteri che ha lavorato l'equipe del Responsible Management Research Center (REMARC) dell'Università di Pisa, guidata dalla professoressa Elisa Giuliani con il progetto Banking on human rights (Banche e diritti umani).

Nuovi indicatori dall'Università di Pisa

Con la ricerca “Obiettivo accountability: come misurare gli impatti sui diritti umani del settore bancario e assicurativo”, i ricercatori universitari hanno classificato un campione di 178 banche globali sulla base di violazioni dei diritti umani, nel periodo dal 2000 al 2015. Dal lavoro di ricerca è nato un nuovo indicatore, il “Obiettivo accountability: come misurare gli impatti sui diritti umani del settore bancario e assicurativo” con il quale, in futuro, sarà più facile identificare le banche che non rispettano i diritti umani.

Sulla base del "Banks HUMAN RIGHTS Index", tra le banche con punteggi peggiori sui diritti umani figurano l'inglese Standard Chartered Bank, la francese BNP Paribas, e le americane Wells-Fargo, BlackRock e Morgan Stanley. Circa un quarto delle banche analizzate (47 banche pari al 26% del campione) è stato coinvolto in almeno un evento di violazione dei diritti umani, per un totale di 180 violazioni nel periodo 2000-2015.

Gli abusi rientrano in due gruppi. Da una parte gli abusi diretti, quelli che si verificano, cioè, quando una banca con la propria attività provoca un impatto diretto negativo, come nel caso della discriminazione dei lavoratori. È il caso, per esempio, come riportato dalla ricerca, di una ex broker presso l'unità londinese della banca russa OAO Sberbank. La collaboratrice ha fatto causa alla banca per discriminazione sessuale, molestie e violazione delle norme di protezione dei segnalatori anonimi, i cosiddetti whistleblower.

Banche etiche cooperative - infografica
Tabella tratta dal Quarto rapporto "La finanza etica e sostenibile in Europa"
Foto di Fondazione Finanza Etica e Fundación Finanzas Éticas

Diritti umani: le azioni e le omissioni delle banche

Nel secondo gruppo, il più corposo, rientrano i casi in cui una banca può contribuire indirettamente a un impatto negativo sui diritti umani attraverso le proprie attività.

Uno degli esempi raccolti dal rapporto di Fondazione Finanza Etica è quello della banca indiana ICICI Bank Ltd. La banca possedeva il 3,15% delle azioni del gruppo indiano Karuturi ed era il terzo maggiore azionista della società. Nel novembre del 2010, Karuturi Global firmò contratti di locazione a lungo termine con il governo etiope su 100.000 ettari di terra nella regione di Gambella e altri 11.000 ettari nella regione di Oromia, per sviluppare piantagioni di canna da zucchero, mais e palma da olio. Secondo l'ONG Human Rights Watch, decine di migliaia di coltivatori a turno e pastori sarebbero stati sfollati nell'ambito del programma e sottoposti a diffuse violazioni dei diritti umani, per far posto allo sviluppo di piantagioni su larga scala da parte di Karaturi e altri investitori stranieri.

Dollari americani
Foto di Viacheslav Bublyk
Viene poi presentato il caso di BNP PARIBAS, che aveva investito nella Golden Veroleum (GVL), una società che produce e commercializza olio di palma. Gli stretti legami di GVL con il mondo politico avrebbero permesso all'impresa di espandere progressivamente le sue operazioni, protette dal controllo statale. Durante l'epidemia di Ebola del 2014 in Liberia, quando le ONG di sostegno alle comunità locali erano in lockdown per prevenire rischi di contagio, GVL avrebbe notevolmente accelerato la sua espansione. I media hanno riportato che i liberiani sarebbero stati violentemente picchiati, minacciati e arrestati per aver protestato contro l'espansione di Golden Veroleum. L'analisi dei contratti da parte dell'ONG britannica Global Witness, avrebbe evidenziato dubbi sul fatto che i firmatari avessero effettivamente informazioni sufficienti per prendere decisioni informate sulla cessione delle loro terre.

«Credo che i diritti umani diventeranno un tema di grande attualità in futuro, ma certamente, rispetto ad altri settori, quello bancario è in ritardo», ha dichiarato la professoressa Elisa Giuliani, responsabile della ricerca prodotta dal centro REMARC e del progetto "Banking on human rights". «Le banche convenzionali dovrebbero adottare monitoraggi più adeguati nel campo dei diritti umani, e prevedere misure di reclamo per le vittime».

Nel frattempo, per essere sicuri di non contribuire, anche indirettamente, alla violazione di diritti umani, non resta che affidarsi alle banche etiche.

Ha collaborato Rosy Battaglia