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15 Dicembre 2023
Ultima modifica: 15 Dicembre 2023 ore 09:23

Una società inclusiva? «Si può fare!»

Niki Leonetti, trentaduenne veronese, dalla nascita ha una disabilità motoria. Ironico, coinvolgente e profondo, la sua lotta per l'inclusione va oltre le barriere imposte dalla diversità.
Una società inclusiva? «Si può fare!»
Niki Leonetti taglia il traguardo dei primi dieci anni del suo progetto dedicato all'accoglienza della disabilità "Si può fare, perché no?". All'attivo, più di 900 incontri in associazioni e istituti d'istruzione del Veneto e non solo, migliaia di ragazzi incontrati, e tanti sogni ancora da realizzare, verso un mondo più inclusivo.
Veronese, classe 1992, Niki nasce prematuro insieme alla sorella Selene ed a causa di una ipossia celebrale al momento del parto, a lui viene diagnosticata una tetraparesi spastica infantile, che determina la sua disabilità motoria e la difficoltà di linguaggio dovute ad una paresi a livello sinistro e una lieve paresi a destra. Tuttavia, queste sfide non hanno mai ostacolato la sua determinazione nell'abbattere i pregiudizi nei confronti della diversità, trasformandola in un valore: lavora, studia scienze dell’educazione all’università, è stato scout, allenatore di basket, consigliere comunale con delega alle politiche giovanili…una vita “ordinaria” che agli occhi della società sembra ancora straordinaria, restando fitti gli ostacoli che impongono alle persone con disabilità di rimanere relegati ai margini della vita comunitaria. 
Si puo fare LOGO
Per questo, nel 2013 Niki idea e realizza il progetto “Si può fare, perché no?”, iniziando tenere incontri di formazione, sensibilizzazione e testimonianze nelle scuole, nelle biblioteche, nelle associazioni, ed anche in qualche comparsa televisiva, creando uno spazio di dialogo su questo argomento ancora tabù per tanti, affrontandolo senza pietismo.
Oggi “Si può fare, perché no”, compie dieci anni e per Niki è diventata una missione.
Oltre alle tante vite incontrate, vede la realizzazione del libro biografico “Si può fare, passo dopo passo”, a cura dell’amico Lorenzo Bissolotti, ed un canale YouTube che testimoniano la semplice bellezza di una vita che ha trasformato, come Niki ama raccontare, la fragilità in potenza.

Percepivo negli altri la paura e l'imbarazzo nel parlare di disabilità

Come è nato “Si può fare, perché no?”

Questo progetto è nato con l’associazione culturale Liberamente di Cavaion Veronese, il mio paese d’origine. Un animatore ha notato, dopo aver portato la mia testimonianza ad un camposcuola parrocchiale e in altri contesti, che il racconto della mia storia e di cosa sono riuscito a fare grazie all’accoglienza di chi avevo accanto, conquistava. Da qui in pensiero di iniziare un progetto, perché percepivo negli altri la paura e l'imbarazzo nel parlare di disabilità. Ho iniziato quest’avventura perché sapevo che serviva conoscenza, poiché essere consapevoli produce comportamenti lucidi e positivi.

Niki Leonetti con gli studenti
Niki Leonetti con i ragazzi
Niki Leonetti incontri

Le persone non vedono in me l’handicap, ma Niki

In questi dieci anni di impegno e incontro con i ragazzi, quali sono i frutti che riconosci?

Nel mio territorio i frutti sono all’ordine del giorno. Li vedo, incontro dopo incontro, nel coinvolgimento emotivo dei ragazzi, in tanti piccoli miracoli che avvengono, come lo sguardo delle persone che non vedono in me l’handicap ma Niki, capace di avere relazioni vere, di amare, di realizzarsi. Voglio che altri ragazzi con disabilità sperimentino questo sguardo. Gli studenti hanno bisogno di sentirne parlare per superare le barriere ideologiche imposte dalla società.

Quindi, sei arrivato alla realizzazione del tuo libro “Si può fare, passo dopo passo”, che definisci “biografia ordinaria”

Si può fare - libro di Niki Leonetti
È un romanzo molto ironico, semplice, perché l’ironia aiuta ad uscire dal concetto di assistenza, di “poverino” …non è di volontariato che stiamo parlando, ma di rapporto alla pari, di stare con te, insieme a te. Il libro è uno strumento per conoscere la disabilità, e scrivendolo sono andato oltre la mia confort zone perché la mia storia portasse le persone a chiedersi il perché ci comportiamo così invece di promuovere l’inclusione. Racconta la mia infanzia, la mia crescita da ragazzo con disabilità in un mondo ordinario, senza nascondere le difficoltà e le paure attraversate, ma guardandole con sguardo propositivo, da quando mi alzo al mattino, a quando vado nelle scuole, alla gratitudine per le relazioni in famiglia e con gli amici che sono il sostegno di ogni mio passo.

Quanto vedi la società ancorata alle barriere mentali e lontana dall’essere una realtà inclusiva?

Le cose stanno migliorando, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Per abbattere le barriere architettoniche, bisogna prima abbattere soprattutto gli atteggiamenti inconsapevoli. Niki c’è e vale come qualsiasi altro, c’è nelle decisioni da prendere, ascolta, è partecipe. D’altro canto, non ce l’ho con chi si approccia con fatica al tema disabilità, perché è la narrazione sbagliata di questa cultura esclusiva, ad essere radicata. 

Mi è successo di chiedermi il perché della mia disabilità

Quanto la fede e il rapporto con Dio fanno parte della tua storia?

Dio ha inciso in modo significativo. Quando porti Dio nel cuore hai qualcosa in più, hai uno stile di vita incentrato sull’amore, sull’accoglienza, quel senso di verticalità di cui parlava don Bosco, che ti fa guardare in alto. Voglio mettere il naso in Paradiso! So che Dio è qui con me e mi guida nelle scelte di tutti i giorni, attraverso gli amici e i fratelli.
Certo, mi è successo di chiedermi il perché della mia disabilità, e lungo il cammino ho trovato risposta nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 9, quando di fronte al ragazzo cieco, i discepoli chiedono a Gesù di chi sia la colpa per la sua condizione:
«Rispose Gesù: né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.»
Ho capito allora che Niki, esattamente così com’è, è manifesto di Dio. Un Niki diverso sarebbe stata un’altra persona, un altro mondo. E come in me, Dio si manifesta in ognuno di noi proprio in quelle caratteristiche particolari che ci rendono unici e diversi da chiunque altro, nella storia che ci appartiene, così com'è.

Disabilità e sport: com’è stata la tua esperienza, prima da giocatore, e poi da allenatore di basket?

Niki Leonetti Basket
Ho vissuto un’esperienza sportiva inclusiva al 100%, edificante non solo per me, ma anche per i miei compagni di squadra. Inizialmente il mio arrivo ha destabilizzato, poi la differenza è scomparsa, tanto che le prendevo di santa ragione. A volte faticavo a giocare, ma essere protagonista anche in quel contesto era un trampolino di lancio per scoprire il talento che potevo mettere in campo: fare il tifo, dire qualche stupidaggine per abbassare la tensione, incentivare i compagni.Sono sempre stato parte attiva ed integrante del gruppo.

Bambini e ragazzi, hanno bisogno di incontrare la fragilità e trasformarla in risorsa

Quali sono oggi i tuoi sogni e progetti?

Laurearmi in scienze dell’educazione, e continuare a lavorare per il sociale, mettermi a disposizione per i ragazzi, operare nelle periferie. Bambini e ragazzi sono la mia vocazione, in loro è possibile seminare per un percorso verso l’inclusione quotidiano e duraturo. Hanno bisogno di incontrare la fragilità, anche la propria, e saperla trasformare in una risorsa. Hanno bisogno anche di essere ascoltati, che gli adulti parlino loro di disabilità, insegnando loro a costruire ponti nella comunità in cui vivono.
 
Un giorno ordinario”, “Dieci anni di si può fare” e “Il bene del limite” sono alcuni dei cortometraggi con cui il trentaduenne si racconta, lanciando i suoi messaggi di speranza e facendo sentire la sua voce, perché un mondo più accogliente sia possibile. In quest’ultimo, afferma:


Ho imparato a voler bene alla mia fragilità, passo dopo passo, anche perché non avevo scelta, non la potevo nascondere. Poiché la disabilità è una compagna costante del tuo viaggio, ma proprio nel momento in cui ho scelto di usarla come caratteristica, ho capito la potenza che essa poteva sprigionare. (…) Quante volte grazie alla fragilità e alla potenza ho provato emozioni, sogni, e ho visto orizzonti che mi hanno fatto abbracciare la vera umanità. Non abbiate paura di essere voi stessi e vogliate bene ai vostri limiti.”

Semplicemente, Niki.