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21 Aprile 2024

Vangelo di domenica 21 aprile: «Io sono il buon pastore»

Questa relazione d'amore di Gesù con le sue pecorelle lo spinge a vivere per loro fino a dare la vita, a offrirsi in sacrificio per loro.
Vangelo di domenica 21 aprile: «Io sono il buon pastore»
Foto di Bo Dean - generata con IA
Vangelo della IV domenica di Pasqua - Anno B: meditiamolo insieme grazie al commento di don Oreste Benzi
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». 
Dal Vangelo di Giovanni (Gv 10, 11-18)

Commento al Vangelo del 21 aprile 2024 (IV Domenica di Pasqua - Anno B)  

Gesù è il buon pastore. Da che cosa lo si riconosce? Dalla relazione che tiene con le pecorelle, basata e nutrita dalla conoscenza vicendevole. Altro è vedere, altro è conoscere. Per vedere basta avere la vista che funzioni, per conoscere bisogna amare. Noi conosciamo solo quelli che amiamo. 
Questa relazione d'amore di Gesù con le sue pecorelle lo spinge a vivere per loro fino a dare la vita, a offrirsi in sacrificio per loro. Infine Gesù non si limita a curare le pecorelle che ha, ma ha altre pecore da ricongiungere a sé. Questo è l'aspetto più carente di oggi: non si vanno a cercare le pecore perdute, non si va incontro a quelle che pur volendo Gesù non l'hanno ancora trovato. 
Il pastore mercenario è colui che si limita a prendere dalle pecorelle latte, lana e carne. Non fa altro che prendere o poco più. Non solo, ma se vede venire il lupo fugge, perché delle pecore gli interessa solo ciò che può prendere, non la loro sorte.
Coloro che oramai non sono più loro che vivono, ma è Gesù che vive in loro, questi sono i pastori perfetti.
 
Il commento di don Oreste Benzi al Vangelo della domenica e alle Letture è tratto dal messalino Pane Quotidiano, abbònati qui