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5 Novembre 2022
Ultima modifica: 5 Novembre 2022 ore 18:43

Tutti in piazza per la pace

Società civile in prima linea, 600 persone dalla sola Bologna
Tutti in piazza per la pace
Foto di Gianluca Uda
A Roma una manifestazione unitaria di tutte le realtà impegnate per la pace. Oltre 400 realtà aderenti, per oltre 100.000 persone attese.
Sono partiti in 600 da Bologna: 8 pullman, e 600 persone in treno. Altra gente avrebbe voluto unirsi all'ultimo minuto ma gli organizzatori hanno dovuto chiudere le iscrizioni, e preparare il viaggio. Appuntamento sta mattina alle 6, ritorno previsto a mezzanotte. E da Rimini arriva chi guerra e miserie li conoscono bene: un furgone di 9 persone trasporta richiedenti asilo da Bangladesh, Pakistan, Costa d'Avorio e India. Non potrebbe essere più eterogenea la platea arrivata a Piazza San Giovanni Laterano. Partenza da Piazza della Repubblica a mezzogiorno.



Le richieste sono già sentite: stop immediato allo scontro armato, ritorno ai tavoli di negoziato, messa al bando delle armi nucleari. Ma la modalità è nuova, soprattutto nel voler rimanere uniti, fra movimenti di ogni provenienza, per chiedere alla classe dirigente di fare il possibile per fermare la guerra. Ne ha parlato, portando testimonianze, TV2000, durante la trasmissione Siamo Noi del 3 novembre.

 


Nel filmato, fra gli altri, Alberto Capannini di Operazione Colomba richiama l'attenzione sulle ricadute reali della guerra in corso: «Parlare di armi atomiche mi pare sia solo una distrazione da quel che sta in realtà succedendo. Chi sa veramente cosa sia la guerra sono i civili, che si apprestano a vivere senza corrente elettrica ed acqua un inverno che raggiunge facilmente anche i venti gradi sotto zero. Noi, riempiamo la guerra di solidarietà». I giovani del corpo di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII si alternano in Ucraina nel sostenere la popolazione.

Sergio Bassoli, di Rete Italiana Pace e Disarmo, gli fa eco rilanciando la possibilità di impegno che c'è per chi rimane in Italia: «Noi possiamo fare tanto; attraverso il voto e il nostro diritto di opinione possiamo manifestare ed esigere il rispetto della nostra Costituzione. La politica e una certa parte di opinione pubblica non sono pienamente consapevole della forza che possono avere. Ecco perché aspettiamo tutti in piazza il 5 novembre».

Conferenza stampa, sala con i giornalisti
Conferenza stampa manifestazione per la pace, Roma, 18 ottobre 2022
Foto di Marco Tassinari
Durante la conferenza stampa di lancio della manifestazione sono intervenuti i referenti di molte realtà che aderiscono all'iniziativa. Giulio Marcon della rete Sbilanciamoci: «Non siamo equi-distanti, ma equi-vicini ai popoli in guerra. L'aumento della spesa per le armi nucleari supera di 10 volte l'impegno contro al covid che è stato riconosciuto dall'occidente ai Paesi in via di sviluppo. Attraverso il coordinamento #PeaceInEurope creiamo le condizioni per una pace giusta. Restiamo dalla parte delle vittime e degli obiettori di coscienza di entrambi gli schieramenti».

I vari interventi in conferenza stampa concordano su un punto: eventuali politici che vorranno unirsi saranno i benvenuti, ma non ci saranno simboli di partito. Paolo Impagliazzo della Comunità di Sant'Egidio: «Il popolo della pace sembra riprendere forza e di questo siamo molto contenti».

Poi Flavio Lotti, coordinatore della Perugia Assisi: «Tutti siamo dalla parte degli ucraini, ma questa è la manifestazione di chi sa che c'è un altro modo: la guerra non risolverà alcuno dei problemi in causa, ma lo aggraverà. C'è un'altra strada, ed è quella che l'Italia e la comunità internazionale non ha ancora imboccato. Ci rivolgiamo al nuovo Parlamento e al Governo perché accolgano l'appello di Papa Francesco, rivolto a tutti, di cercare con altissimo impegno la via per ricostruire le condizioni per arrivare ad un negoziato».

E poi Rossella Miccio, presidente di Emergency: «La pace si costruisce tutti i giorni»; l'intervento delle realtà cattoliche Acli, Agesci, e mille altre decine e decine di aderenti. E i sindacati. Christian Ferrari della segreteria Cgil: «Il prezzo delle guerre viene pagato dalle persone comuni. Non esiste una soluzione militare. E senza fermare questa guerra non usciamo nemmeno dalla crisi economica e sociale, e ci giochiamo il rischio di una grande crisi della democrazia. Questa sarebbe la vera vittoria che potremmo consegnare alla Russia». E poi la Cisl.

Monica Usai di Libera: «Dove c'è una guerra i primi foraggiati non sono le popolazioni civili ma i gruppi criminali, ecco perché porteremo le nostre reti».

Intanto da Bologna arriva il comunicato stampa dei 600 in partenza, riuniti dal Comitato cittadino di Europe for Peace: «Questo risultato di partecipazione conferma il ruolo della nostra città, e incoraggia il cammino unitario della società civile, dell’associazionismo e delle organizzazioni sindacali. Oltre 8 mesi di una assurda guerra, con le migliaia di vittime e le distruzioni che ha già provocato, hanno segnato profondamente le coscienze di tantissime persone».
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