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24 Settembre 2021
Ultima modifica: 24 Settembre 2021 ore 10:44

Aborto: il 26 San Marino decide

I cittadini saranno chiamati a decidere attraverso un referendum.
Aborto: il 26 San Marino decide
Nella Repubblica di San Marino l'aborto non è legale e le donne sammarinesi vanno ad abortire in Italia. Se vince il sì, in alcuni casi si potrà abortire fino al nono mese.
Domenica 26 settembre gli abitanti della Repubblica di San Marino saranno chiamati ad esprimersi con un referendum propositivo sulla legalizzazione dell’aborto nel Paese.
Infatti il Codice penale vigente, risalente al 1974, contiene due articoli che prevedono sanzioni per tutte le persone coinvolte in un aborto.
Nella realtà dei fatti da quando l’aborto è stato legalizzato in Italia (1978) le donne sammarinesi si recano in Italia, dove possono abortire legalmente (San Marino non punisce i suoi concittadini se commettono reati all’estero) ed in modo più anonimo. Nessuna donna risulta mai essere stata condannata per questo motivo nel paese.
 
Da alcuni anni diverse voci, sia tra le forze politiche sia tra le associazioni, hanno chiesto modifiche alle leggi per avvicinarle a quelle italiane. Infine ad inizio 2021 l’Unione Donne Sammarinesi ha avviato una raccolta di firme per chiedere che i cittadini si esprimessero sul tema con lo strumento referendario, raggiungendo il quorum di 1.070 firme necessario.
 
Si tratta di un referendum di tipo propositivo, uno strumento sconosciuto in Italia: gli elettori si esprimono su un tema, e se prevale il sì il parlamento (il Consiglio Grande e Generale) deve emanare delle leggi attenendosi all’esito della consultazione.
A differenza delle consultazioni italiane, non è previsto un quorum, quindi il referendum è valido qualunque sia il numero dei sammarinesi che si recherà a votare.

Il quesito referendario

Il quesito referendario però non prevede una semplice depenalizzazione (=abolizione delle sanzioni penali), ma vuole affermare il principio di autodeterminazione della donna: si chiede che l’aborto, almeno nelle prime 12 settimane di gravidanza, possa essere effettuato senza alcun limite, ed inoltre anche nelle settimane successive se ricorrono alcune condizioni (come ad esempio la presenza di malattie e disabilità del bambino che possano mettere a rischio la salute della donna). 
 
I promotori della consultazione (https://www.unionedonnesammarinesi.org) fanno leva principalmente sul fatto che San Marino è rimasto uno dei pochi stati europei a sanzionare l’aborto, che questa modifica va a favore delle donne perché acquisiscono un diritto in più, inoltre si supera l’ipocrisia attuale per cui l’aborto è formalmente illegale ma in realtà si può fare.
 
Chi sostiene il no (riuniti nel Comitato ‘Uno di noi’) sottolinea che nell’aborto c’è in gioco anche un bambino già concepito, che ha dei diritti che vanno riconosciuti e non può essere eliminato a semplice richiesta; che alle difficoltà della gravidanza la risposta della società non deve essere semplificare la strada per la soppressione del bambino, ma dare risposte concrete alle difficoltà della mamma. Si evidenzia la vera e propria liberalizzazione che si avrebbe in caso di vittoria del sì, al punto che a certe condizioni sarebbe possibile interrompere la vita del piccolo anche al nono mese di gestazione.
 
Il sì e il no tagliano trasversalmente la politica, compresa la coalizione di governo, ed il mondo associativo. Il mondo cattolico - dalle parrocchie all’Azione cattolica, agli scout - si è espresso in modo compatto per il no. Il vescovo di San Marino-Montefeltro Andrea Turazzi è intervenuto sostenendo il no per «motivazioni di ragione e di giustizia», evidenziando che occorre rispettare i diritti del bambino e che dietro gli aborti c’è una società che non si vuole prendere cura della vita nascente.
Anche la Comunità Papa Giovanni XXIII ha preso pubblicamente posizione per il no. Per il responsabile generale Giovanni Paolo Ramonda il referendum «pone una domanda sbagliata: il punto centrale della questione aborto è come aiutare le donne che per qualsiasi ragione si trovino a vivere una maternità imprevista». Membri della Comunità Papa Giovanni XXIII stanno collaborando attivamente con il comitato Uno di noi.

I numeri dell'aborto delle sammarinesi

Nel corso della campagna elettorale sono stati resi noti per la prima volta i dati (raccolti dall'ISTAT) degli aborti delle sammarinesi negli ospedali delle province italiane circostanti negli ultimi 15 anni. Il numero delle gravidanze interrotte è sempre stato molto contenuto (intorno ai 20 bimbi abortiti all'anno, spesso in numero inferiore). La tendenza più recente è di un calo: nel 2018 gli aborti sono stati 12, nel 2019 appena 7. Percentualmente il numero degli aborti delle sammarinesi nei diversi anni è inferiore a quello delle italiane. Una differenza dovuta senz’altro a diversi fattori, ma tra questi ragionevolmente c’è anche la diversa indicazione normativa vigente nei due Stati, che costituisce comunque un punto di riferimento per la società.