«Faccio finta di essere felice, ma non lo sono. Qui alle medie mi hanno pure aggredito poco tempo fa. I miei genitori non sono mai a casa e mi sento solo»; «Mi sono creata una corazza perché la mia più grande paura è il giudizio altrui»; «Ho pensato tante volte di uccidermi, tutte le volte che mi hanno bullizzato, quando mi seguiva quell’animatore del Grest che mi prendeva in giro per il mio cognome facendolo diventare in qualunque modo possibile. Adesso provo a sentirmi meglio. Vado dalla psicologa. Credo mi stia salvando la mia famiglia, le mie amiche e la musica».
Raccogliamo tanti spunti come questi nei nostri incontri che vanno dal racconto di mete raggiunte a vere e proprie richieste d’aiuto. La “materia” su cui lavoriamo con i nostri soggetti in formazione è qualcosa che li anima profondamente: è la loro vita, con il suo bagaglio di esperienze, vissuti, relazioni.
Ogni strumento messo a disposizione nei nostri percorsi, dalla scrittura di un bigliettino a un disegno, da una barra trap alla ricomposizione di mattonelle in frantumi, da un gioco ad un momento di dialogo, vuole permettere loro di esprimersi e di farlo all’interno di un setting accogliente e protetto, perché possano essere sperimentate e potenziate quelle fondamentali life skills (competenze per la vita) riconosciute anche dall’OMS. Non offriamo “istruzioni per l’uso”. Suscitiamo domande, facciamo emergere, stimoliamo la consapevolezza, perché la realtà possa essere vista anche da ragazzi e ragazze come una sfida da affrontare assieme, non un destino ineluttabile.
È l'educazione, con il suo incedere paziente e perseverante, il processo che ci permette di porci dinamicamente a fianco dei nostri “piccoli” in crescita. Là, dove sono.