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27 Ottobre 2020

In 9 milioni scaricano Immuni

Dal suo esordio 9 milioni di persone hanno scaricato l'app Immuni. L'app di contact tracing sta funzionando? Aiuta a contenere il virus? Quali sono le sue criticità? Vediamole insieme.
In 9 milioni scaricano Immuni
Foto di ANSA/Bending Spoons
Già prima della pubblicazione del codice in molti si erano affrettati a diffondere allarmi basati su supposizioni errate o notizie false. Qualche chiarimento su come cercherà di coniugare privacy e sicurezza sanitaria.
Dopo quattro mesi dal suo esordio proviamo a fare un primo bilancio di Immuni, l’applicazione di tracciamento dei contatti attiva su tutto il territorio nazionale dal 15 giugno.
La sua entrata in funzione è stata accompagnata da critiche e polemiche, in buona parte causate da voci infondate sul suo funzionamento. Questo ha ostacolato probabilmente la diffusione, visto che la sua installazione è del tutto volontaria.

Campagna del Governo App Immuni

Il governo sta comunque appoggiando la diffusione di Immuni promossa dal Ministero della Salute con campagne pubblicitarie per far conoscere le potenzialità di questa applicazione per il
tracciamento dei contatti per limitare la diffusione del Covid-19.
In ogni caso nei giorni scorsi è stato comunicato che l’app Immuni è stata scaricata più di 9 milioni di volte, pari al 15% della popolazione. Il dato di per sé può apparire poco importante se non viene collegato alla valutazione dell’università di Oxford secondo cui questa sarebbe la soglia alla quale i risultati dell’applicazione iniziano ad essere sensibili nel ridurre contagi e decessi. In precedenza era circolato il dato del 60% di installazioni, ma i ricercatori hanno precisato che tale limite è quello oltre il quale l’app potrebbe addirittura fermare la pandemia. Con percentuali inferiori sarebbe comunque utile per rallentare la diffusione dei contagi.


16 focolai bloccati

Nonostante la bassa diffusione qualche risultato c’è comunque stato: gli ultimi dati parlano di un migliaio di positivi che hanno scaricato i loro codici di contatto e più di diecimila notifiche di avvenuta esposizione al virus. Questo ha permesso di individuare e contenere 16 focolai di esposizione. Numeri forse non entusiasmanti, ma bisogna tener conto che lo scaricamento di Immuni è notevolmente accelerato solo nell’ultimo mese e quindi per la maggior parte del tempo ha funzionato con livelli bassi di installazioni e anche di diffusione del virus.

App Immuni. Download in crescita

Negli ultimi giorni è poi emerso un altro fattore che ne ha ostacolato l’efficacia: in molti casi è venuta a meno la comunicazione delle positività da parte delle strutture sanitarie al sistema di tracciamento. Immuni non funziona da sola, nel caso vi sia un contagio la segnalazione deve passare attraverso un operatore sanitario. Pare che molte strutture di base, in un caso un’intera regione (il Veneto), non abbiano provveduto a questo passaggio fondamentale, senza il quale, ovviamente, il sistema non funziona. Adesso, con l’ultimo DPCM, il Governo ha provveduto a rendere obbligatoria la segnalazione e tutto dovrebbe funzionare meglio.
Visto che la privacy è stata il motivo che ha più di altri reso diffidenti i cittadini diamo una buona notizia: in fatto di privacy Immuni ha ottenuto tutte e cinque le stelle previste dal sistema di valutazione del MIT di Boston. Il prestigioso istituto di tecnologia ha valutato le app di tracciamento attualmente in uso nel mondo attraverso cinque criteri: la volontarietà dell'adozione, la sicurezza dei dati personali e le eventuali limitazioni messe in campo per evitare l'uso improprio, la quantità di dati immagazzinati (e la loro importanza) e la trasparenza. Immuni, a differenza di app in uso in altri paesi, ha ottenuto un giudizio positivo su tutti i criteri.

Un altro fatto positivo: sta diventando internazionale. Grazie ad accordi voluti dall’Unione Europea i diversi paesi stanno operando per attuare l’interoperabilità delle applicazioni nazionali. Dal 17 ottobre Immuni funziona anche in Germania e Irlanda, mentre in Italia sono operative le app di questi due paesi e altri potrebbero aggiungersi.

App Immuni, quando è iniziata la sperimentazione?

È partita dal primo giugno la sperimentazione della app Immuni, ideata dalla società italiana Bending Spoon. Se tutto andrà bene dopo un periodo di prova in 4 regioni (ma l'app è scaricabile in tutto il territorio nazionale), Immuni inizierà a funzionare in tutta Italia. Prima ancora che fosse chiarito il suo effettivo modo di agire, la notizia che ci sarebbe stata una “app di tracciamento” per il Coronavirus, ha subito provocato un’ondata di allarmi e di apprensioni legate soprattutto alla privacy.

Come installare l'app immuni sul telefonino

È importante scaricare l'app direttamente dal telefonino e non da email o da siti che possono essere poco attendibili. Questi sono i link agli shop ufficiali:

Per funzionare l'applicazione richiede l'attivazione del Gps e del Bluetooth, che vengono utilizzati per comunicare con i dispositivi limitrofi e non per memorizzare dati relativi agli spostamenti degli utenti.

Perché si teme l'app Immuni?

In realtà l’applicazione è stata sviluppata facendo molta attenzione alla privacy e funzionerà in modo assai diverso da come molti hanno immaginato. È importante chiarire questo, visto che l’accettazione da parte di una larga fetta di utenti è fondamentale per la sua efficacia. Quindi gli sviluppatori hanno lavorato a lungo per mantenersi entro vincoli molto stringenti. Inoltre hanno reso il progetto open source, vale a dire che il codice scritto dai programmatori è stato reso pubblico. Ciò consente a curiosi ed esperti del settore di controllare se quello che fa è veramente quello che dice di fare.

Forse per parlare dell’App Immuni si dovrebbe bandire la parola tracciamento. La quale ci fa pensare a qualcosa che registri i nostri spostamenti, mentre la prima preoccupazione degli sviluppatori è stata proprio quella di fare a meno della funzione di geolocalizzazione, alla base delle prime app sviluppate nei paesi asiatici.

App Immuni su smartphone
Foto di ANSA/Ettore Ferrari


Come farà allora Immuni ad aiutarci?

La soluzione, presente nelle linee guida dell’Unione Europea, è stata quella di non tenere traccia delle posizioni, ma dei contatti (contact tracing). L’app non userà i dati di geolocalizzazione, ma sfrutterà la possibilità di comunicare a breve distanza offerta dal Bluetooth, tecnologia a basso consumo presente in tutti i cellulari. Allora verranno schedati i nostri contatti? No, perché i contatti saranno rilevati in maniera anonima, sotto forma di codici.
Facciamo un esempio concreto. All’inizio della pandemia ha iniziato a girare su WhatsApp un messaggio di allarme: chi aveva cenato alla trattoria “La Romagnola” era pregato di telefonare a un certo numero (sbagliato), perché il ristoratore era risultato positivo. Forse gli avventori, oltre che spaventati, saranno stati grati di questo, anche se nessuno è stato contagiato. Certamente non è stato contento il gestore, bollato come untore, lui e tutta la famiglia.
Con Immuni installata, solo chi gli si era avvicinato avrebbe ricevuto dal proprio cellulare un messaggio con la richiesta di contattare le strutture sanitarie senza indicazioni né del dove né tantomeno da chi avrebbe potuto essere contagiato. Naturalmente, ammesso che il ristoratore avesse l’app sul telefonino.Come sarà possibile?

Come funziona Immuni?

Partiamo dal funzionamento di base. Una volta scaricata su scelta volontaria ed installata, Immuni ci chiederà solo la nostra provincia. Dato essenziale, che rimarrà sul telefonino finché non decideremo di condividerlo con le strutture sanitarie in caso di sospetta infezione. Servirà eventualmente per dare al cittadino informazioni per contattare le strutture e, in forma aggregata, per gli studi epidemiologici. Dopodiché l’app registrerà nella sua memoria i codici di chi si avvicina a meno di un metro e per più di cinque minuti, vedremo più avanti con quali misure di sicurezza. “Immuni” avrà una sezione in cui il cittadino potrà trovare indicazioni su come rilevare i sintomi dell’infezione e mettersi in contatto con le strutture sanitarie.
Quando le strutture sanitarie e le Asl riscontrano un nuovo caso positivo infatti, dietro consenso del soggetto stesso gli operatori sanitari inseriscono tremite una password "usa e getta" i codici generati dal telefonino della persona infetta nel sistema. A questo punto le app degli utenti possono confrontare i codici degli incontri in loro possesso con quelli presenti nel sistema ed eventualmente avvertire l'interessato.

Attenzione alla privacy

Grande cura è stata posta nel rispettare la privacy. Ad ogni incontro verrà generato un codice casuale, cifrato e variabile. Perché variabile? In questo modo non si avrà la possibilità di risalire alla persona, contatti successivi con lo stesso individuo avranno codici diversi. Il meccanismo di registrazione degli incontri annoterà sul telefonino quelli di durata superiore ai cinque minuti e fino al massimo di trenta. Non sarà quindi possibile capire per quanto tempo una persona è stata nelle vicinanze o se vi sono stati contatti ripetuti. I dati verranno conservati sul telefonino per la durata massima di quattordici giorni. Il confronto con i codici di chi è contagiato avverrà sul proprio dispositivo: saranno i cellulari dei cittadini a consultare i codici e a verificare se sono fra i propri contatti. In questo modo non c’è un ente che conosce i contatti perché rimangono sul telefonino.

I server su cui sarà effettuata la ricerca dei possibili contagiati saranno di due società distinte di proprietà pubblica (Sogei e Noipa) e chi ha sviluppato il sistema non ne avrà l’accesso.
Insomma, tutta una serie di precauzioni che possono sembrare anche astruse, ma portano il sistema ad elevati livelli di sicurezza.

Un’ultima cosa. Immuni funziona sfruttando una procedura (API) in grado di mettere in contatto i telefonini via Bluetooth sviluppata congiuntamente da Google e Apple. Questo consentirà a sistemi diversi di generare e scambiarsi i codici di cui sopra. Il fatto che l’API sia stata inserita nei cellulari con un aggiornamento ha fatto dire a qualcuno che Immuni è già sui cellulari a nostra insaputa. In realtà i codici raccolti da questa API saranno utili solo in abbinamento ad “Immuni” con tutte le precauzioni e le garanzie di cui abbiamo parlato.

Immuni da sola non basterà

Complementare, ed essenziale per la sua efficacia, sarà la tempestività della diagnosi: più tempo passerà, più persone verranno a contatto col contagiato. Conterà molto la possibilità di effettuare tamponi in tempi brevi e nel numero necessario. L’altra cosa importante è il suo uso da parte del maggior numero di persone possibile: sarà efficace se almeno il 60% degli utenti la installeranno. Visto che avere Immuni è nell’interesse di tutti e di ognuno, non ci dovrebbero esser dubbi. Purtroppo molti si sono affrettati a diffondere allarmi basati su supposizioni errate o notizie false. Speriamo che quanto abbiamo esposto serva a fugare dubbi e paure.