Evitare le polarizzazioni diventa di questi tempi sempre più difficile, e ci sono temi che più di altri andrebbero affrontati con pacatezza e attenzione. Uno di questi è il tema della tutela dei minori. In quali casi i servizi sociali sono tenuti ad intervenire? Con quali azioni? Quand’è che un minore deve essere allontanato dalla famiglia di origine? Sono domande difficili, che richiedono di guardare il singolo caso e agire coniugando prudenza ma talora anche con tempestività.
I recenti fatti della Regione Piemonte, che ha approvato la legge “Allontanamento zero” rischiano invece di gettare benzina sul fuoco.
Gli obiettivi della legge - che il minore cresca nella sua famiglia e che a questa famiglia venga dato tutto il supporto necessario - sono ampiamente condivisibili.
Ad essere invece foriero di polemiche è il clima con cui questa legge è stata presentata. «Mai più bambini che urlano e piangono - sono le parole dell’Assessore Caucino - perché spesso con l'inganno vengono portati via da scuola e dai loro genitori, mai più decreti di allontanamento perché il bambino arrivato a scuola con un livido, a casa non c'è la televisione, vive a contatto con troppi animali e in una cascina, mai più in posti con lucchetti alle porte e sbarre alle finestre o ragazzini che non possono mandare una e-mail alla propria mamma».
Dichiarazioni che hanno suscitato la disapprovazione delle associazioni che si occupano di affidamento familiare. Abbiamo sentito Alessia Rossato, Animatrice dell’ambito minori per la Comunità Papa Giovanni XXIII.
«In questi ultimi 3 anni abbiamo dibattuto molto su questo Disegno di legge diventato Legge regionale il 28 ottobre. Il titolo è interessante ma forte: “Allontanamento Zero. Interventi a sostegno della genitorialità e norme per la prevenzione degli allontanamenti dal nucleo familiare di origine”. Nei tavoli di lavoro abbiamo ripetutamente chiesto di eliminare la prima parte che è uno slogan. La seconda parte potrebbe essere condivisibile, ma se vogliamo fare le pulci più che prevenire l’allontanamento bisogna prevenire il sopruso, il maltrattamento, la trascuratezza perché sono queste cose che portano all'allontanamento. L'allontanamento avviene sempre per cause gravi, con decreto dell'autorità giudiziaria, allo scopo di tutelare il minore, non alla leggera. Si tratta di una legge adultocentrica, mentre dovremmo ricordarci che al centro ci sono i minori e i loro bisogni.»
«Siamo stati auditi ma hanno prevalso le associazioni dei genitori dei minori allontanati. Il problema è essere arrivati a mettere in contrapposizione le famiglie affidatarie e quelle d'origine. L'assessore Caucino avrebbe potuto mettere in luce che l'affidamento familiare è un intervento di sostegno alla famiglia in difficoltà. Si sarebbe potuti arrivare ad un cambio di prospettiva! Non "allontanamento" zero ma "avvicinamento" tra famiglie d'origine e famiglie affidatarie per il bene dei bambini!»
«Sì, ma mi preoccupa molto che si affermi che la famiglia d'origine sia in ogni caso la migliore soluzione possibile, perchè - ahimè - non è sempre così e occorre essere onesti e non arrivare poi a scandalizzarsi quando si leggono gli atroci fatti di cronaca. Siamo tutti colpevoli di non vedere e supportare abbastanza ed è questo il lavoro da fare: far crescere la coscienza e la responsabilità della comunità sociale, del buon vicinato, ma quando la famiglia di origine dimostra incapacità genitoriali troppo elevate occorre intervenire. Occorre sì, sostenere le famiglie d'origine, ma spesso è proprio l'affido un ottimo supporto se spiegato e stutturato bene. Purtroppo nella legge viene introdotto un obbligatorio coinvolgimento, da parte dei servizi sociali, dei parenti entro il quarto grado ai quali deve essere proposto l'affido familiare prima di disporre quello eterofamiliare. Tutto ciò senza prevedere una valutazione delle loro competenze di cura, cosa invece e giustamente prevista per le famiglie affidatarie terze che per offrire la loro disponibilità all'affido intraprendono un percorso di conoscenza, consapevolezza e valutazione con i servizi socio-sanitari. L'Affido a parenti è già di gran lunga praticato, ma dove è ritenuto opportuno,"non sempre e comunque"!
Quest'anno sono arrivate centinaia di richieste di accoglienza alla Comunità Papa Giovanni XXIII per minori maltrattati, abusati, in stato di trascuratezza estrema. Non si può far finta di non vedere.»
«Tutti i dati dicono che in Italia allontaniamo meno degli altri paesi europei, e quando l'assessore dice che il tasso di allontanamento della nostra regione è superiore alla media nazionale... potremmo dire che il nostro sistema di tutela piemontese funziona molto bene perchè intercetta le situazioni di difficoltà precocemente, e questo è positivo!»
«La prima è affermare che l'allontanamento di un minore dal nucleo familiare di origine per cause di fragilità o inadeguatezza genitoriale possa essere praticato solo successivamente all'attuazione di un progetto educativo familiare (PEF) pertinente e dettagliato, costruito con la famiglia, contenente obiettivi di cambiamento e miglioramento delle relazioni familiari possibili e verificabili, della durata minima di 6 mesi. È assurdo: ci sono situazioni dove il tempo fa la differenza e nel "supremo interesse del minore" è bene allontanare prima. La seconda è l'istituzione dell'Osservatorio dell'allontanamento dei minori che ha il compito di monitorare le prestazioni sociali e sanitarie prescrivendo ai servizi socio-assistenziali e sanitari, trimestralmente, di trasmettere copie anonimizzate dei decreti di allontanamento e relative relazioni. La terza è che tutto ciò implica un grande lavoro aggiuntivo per i servizi sociali, ma la legge non prevede risorse aggiuntive, nè economiche nè professionali».