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28 Novembre 2022
Ultima modifica: 28 Novembre 2022 ore 09:45

Avvento. Tre punti su cui lavorare

Il ritorno di Gesù comporta anche il giudizio in tre ambiti decisivi: il nostro rapporto con il potere, con i beni materiali, con le persone più fragili.
Avvento. Tre punti su cui lavorare
Foto di Steven Kasa
Domenica 27 novembre 2022 è iniziato il periodo di Avvento, che per i cattolici è l'avvio di un nuovo anno. Nell'introduzione al messalino Pane Quotidiano il vescovo dell'Anatolia ci invita a ripartire con una nuova consapevolezza.
Dove andrà a finire la nostra povera storia, la storia del nostro mondo?
Chi ha in mano il potere vero, quello che determina le sorti dell’umanità?
Come possiamo prepararci alla “fine del mondo”, che avverrà anzitutto con la nostra morte personale e con il crollo inevitabile delle nostre civiltà?
A queste domande rispondono giorno per giorno le letture della liturgia della Parola di questi mesi di novembre e dicembre.
Infatti, per le nostre Chiese cristiane, la fine dell’anno e l’inizio dell’anno nuovo non coincidono con il 31 dicembre / 1 gennaio.
Per noi cattolici, l’anno va dall’inizio dell’Avvento alla festa di Cristo Re che cade sempre alla fine di novembre.
Questo è molto importante perché è un modo di calcolare il tempo in base alla centralità della persona di Gesù, l’atteso Salvatore del mondo (tempo di Avvento) e Colui-che-tornerà-nella-gloria, segnando la fine del mondo come è organizzato adesso.
Infatti va detto subito che per noi cristiani la fine del mondo non significa la scomparsa del mondo, ma la sua trasfigurazione: noi aspettiamo nuovi cieli e terra nuova, dove l’aggettivo “nuovo” significa “rinnovato”, salvato, purificato, trasfigurato, arrivato alla sua pienezza, quando Dio sarà tutto in tutti (1Corinti 15,28)!
Tra l’attesa del Salvatore – preparata da Dio Padre a lungo, con pazienza e sapienza pedagogica – e il suo ritorno, il punto centrale è la nascita di Gesù, il Natale.
Pertanto, le letture della liturgia in novembre ci parlano progressivamente del ritorno nella gloria del Messia Gesù. Questo ritorno è certo e sarà vincente su ogni potere di male, perché Gesù ha già vinto la morte, il peccato e il Satana, l’antico divisore, nemico dell’amicizia tra Dio e gli uomini e degli uomini tra di loro.
Per questo motivo l’anno liturgico si conclude con la solennità di Cristo Re dell’Universo. Con la celebrazione di questa festa, il cristiano già ora afferma che le redini del mondo e della storia sono saldamente in mano al Signore di tutti e non nelle mani dei potenti di questo mondo. Grazie a Dio! Questa è la nostra fede, questa è la nostra speranza, questo aspettiamo con amore di vedere rivelato.

Il giudizio universale

Ma il ritorno di Gesù e la sua signoria su questo mondo e in questa storia, comportano anche un momento di giudizio, il famoso Giudizio Universale. Essere chiamati in giudizio davanti al Re dell’universo, incute un certo timore, inutile negarlo. E va bene così, perché in effetti è in gioco la nostra salvezza eterna oppure la nostra rovina per sempre.
Anche se in questi ultimi tempi, sono temi che non ci piace affrontare, essi sono invece inevitabili e importanti per vivere nel mondo, in questa nostra storia, ad occhi aperti e con responsabilità.
Infatti noi dobbiamo rispondere dei talenti che ci sono stati affidati: l’uso del nostro corpo, l’uso della nostra intelligenza, l’uso dei nostri beni e del nostro tempo. Le letture che la liturgia ci presenta in questi due mesi ci parlano a lungo proprio di tutto questo.
In particolare ci invitano a domandarci come noi ci siamo comportati in tre ambiti decisivi: la nostra relazione con il potere, con i beni materiali, con i fratelli e sorelle che incontriamo.

Il rapporto con il potere, i beni materiali, i poveri

La nostra relazione con il potere: abbiamo obbedito prima di tutto a Dio, al Vangelo?
Ricordiamoci le parole di Pietro e di Giovanni davanti alle autorità civili e religiose: «Bisogna obbedire a Dio prima che agli uomini» (Atti 5,29). Questo deve avvenire in famiglia, nella Chiesa, nella società, in tribunale, sui social media, con gli amici, ecc. Anche a costo della vita, come ci insegnano anche i martiri di oggi.
Secondo: i beni materiali e le nostre capacità vanno messi al servizio del prossimo e non per accrescere il nostro benessere personale o del piccolo gruppo intorno a noi. Il bene comune viene prima del bene del singolo. Questo è cominciare a edificare il regno di Dio.
Terzo: un’attenzione e cura speciale va riservata a quelle persone che per i più diversi motivi sono state rese “piccole”, bisognose, scartate dalla vita.
Matteo 25,31-46 ci ricorda che se vogliamo incontrare il Gesù reale – non quello delle nostre fantasie religiose – dobbiamo riconoscerlo nel povero, nel carcerato, nel rifugiato, nel malato, nello scartato che viene crocifisso dalla nostra indifferenza.
Ogni giorno dunque, in questi mesi di novembre e dicembre, nutriamoci del Pane Quotidiano in modo che la Parola ci illumini, ci sostenga e ci faccia incontrare senza timore il Cristo in carne ed ossa. Allora entreremo anche noi nella sua Gloria, Pace, Felicità.