Oggi la Chiesa festeggia il Sacro Cuore di Gesù. Vi proponiamo il racconto di Biagio, una storia vera, toccante e misteriosa.
Nel corso della storia, numerose testimonianze hanno raccontato di esperienze ai confini tra la vita e la morte, spesso definite come fenomeni di "pre-morte" o NDE (Near Death Experience). Si tratta di momenti in cui, durante un intervento chirurgico o una situazione critica, alcune persone riferiscono di essersi sentite uscire dal proprio corpo, osservando la scena dall’alto e vivendo sensazioni di pace, luce e incontri mistici. È proprio questo che Biagio racconta di aver vissuto durante un’operazione: ha visto se stesso dall’alto e i medici che lo stavano operando; ha intravisto poi una persona tutta luminosa con il cuore rosso.
Un aspetto particolarmente sorprendente è che Biagio descrive Gesù con un cuore grande, al centro del petto, tutto insanguinato: un’immagine che richiama in modo inequivocabile l’iconografia del Sacro Cuore di Gesù, simbolo di amore e compassione nella tradizione cristiana. Ciò che rende questo dettaglio ancora più straordinario è che Biagio, per sua stessa ammissione, non conosceva questa rappresentazione né il significato del Sacro Cuore prima dell’esperienza.
La storia di Biagio
«Biagio è un ragazzino molto ironico, scherza su tutto, anche sul fatto che è su una sedia a rotelle» dice Anna Murano, mamma affidataria della casa famiglia "Madonna della Tenerezza" a Bologna. «Biagio nasce in un giorno di primavera del 2009, portando con sé la promessa di nuove avventure. Il primo luglio dello stesso anno entra a far parte della nostra famiglia, riempiendo le nostre vite di affetto e di amore incondizionato. Dalla nascita è affetto da spina bifida, una condizione che gli ha imposto sfide difficili fin dai primi giorni di vita. Questa patologia gli ha causato non poche sofferenze e ha richiesto battaglie continue, fatte di interventi, cure e momenti di grande prova».
Eppure, Biagio non si è mai arreso. «Con una resilienza straordinaria, una forza interiore che sorprende e commuove – continua Anna – ha affrontato ogni ostacolo senza perdere il sorriso e la speranza condita da tanta ironia».
Biagio non è mai stato solo in questo cammino: accanto a lui, la sua famiglia e una comunità che non ha mai smesso di pregare, affidandolo al Signore e alla Madonna.
«Per noi, che lo accompagniamo in questo percorso, la fede è stata il sostegno, il motore invisibile che ci ha sempre spinto a guardare avanti. Il suo cammino non è stato facile, ha dovuto affrontare numerose visite in ospedale e sottoporsi a diversi interventi chirurgici. Ogni volta ha dimostrato una forza straordinaria, affrontando ogni difficoltà con coraggio e determinazione. La sua presenza è diventata un simbolo di resilienza, capace di insegnarci il valore della speranza e dell’amore incondizionato».
Nell’agosto del 2024, Biagio deve affrontare l’ennesimo intervento chirurgico-ortopedico.
«Tra tutti quelli subiti nel corso degli anni, questo ci sembrava il più semplice, il meno preoccupante. Forse proprio per questa ragione, a differenza delle altre volte, non abbiamo sentito la necessità di ritrovarci in un momento comunitario di preghiera per affidarlo al Signore e alla Madonna. Questa volta ci siamo lasciati guidare dalla convinzione che tutto sarebbe andato per il meglio» ricorda Anna. E così, il 27 agosto, Biagio viene operato.
Ma qualcosa accade. L’intervento si prolunga senza spiegazioni: «Io ero in sala d’attesa – ricorda Anna – e inizio a preoccuparmi. Poi però lo riportano in camera e al suo risveglio accade qualcosa di straordinariamente misterioso. Con occhi profondi e un’emozione indescrivibile, Biagio mi racconta di essere stato chiamato da Dio durante l’intervento chirurgico.
Le sue parole mi colpiscono come un fulmine. Sono sorpresa, incredula, e allo stesso tempo un brivido mi attraversa il corpo. Biagio ha scelto da tempo di non venire più in chiesa con noi, le espressioni di fede non gli interessano e noi rispettiamo queste sue scelte, forse dettate dai suoi 16 anni. Proprio per questo il suo racconto ha qualcosa di autentico, di inspiegabile; un misto di stupore e timore mi invade, sento che non può essere frutto dell’effetto dell’anestesia. Con il cuore che batte forte, lo guardo negli occhi e, con un filo di voce, gli chiedo di raccontarmi tutto. Voglio sapere, voglio comprendere cosa ha vissuto in quel momento sospeso tra il cielo e la terra».
Biagio vede Gesù e il suo sacro cuore
E così, con un’intensità che non aveva mai dimostrato prima, Biagio inizia il suo racconto:
«Tutto è iniziato quando ho chiuso gli occhi. Mi sentivo strano, come se fossi leggero, quasi sospeso. All’improvviso, ho visto una luce fortissima che mi avvolgeva e mi tirava su, verso il cielo. Era una sensazione incredibile, quasi come se stessi volando. Poi l’ho visto: era Cristo. Aveva un cuore grande al centro del petto, tutto insanguinato, ma non faceva paura. Anzi, c’era qualcosa di potente in lui, come se fosse lì solo per proteggermi. Mi ha guardato, e con uno sguardo pieno di amore mi ha fatto cenno di seguirlo. Mentre mi guidava, ho iniziato a vedere cose che non avevo mai visto prima. Era tutto luminoso, calmo, e per la prima volta non avevo paura di nulla. Mi sentivo al sicuro, come se niente di brutto potesse succedere. Però, a un certo punto, ho visto qualcosa che mi ha gelato: il volto della mia mamma. Era seduta, sembrava distrutta. Aveva gli occhi rossi e lo sguardo perso. Mi sono sentito uno strappo dentro, perché non l’avevo mai vista così. Poi ho visto un uomo, un dottore, che stava lavorando su di me. Lo riconoscevo: era il professore che mi stava operando. Aveva il bisturi in mano e continuava a fare il suo lavoro con una concentrazione assurda. Vedere tutto questo da fuori mi faceva strano, come se fossi lì, ma allo stesso tempo lontano.
All’improvviso, ho sentito una fitta al cuore, come se qualcosa mi stesse richiamando indietro. Ho guardato Cristo e gli ho detto: “Ti prego, riportami da mia mamma.” Lui mi ha guardato con uno sguardo pieno di comprensione, e ho capito che aveva capito.
Piano piano la luce ha iniziato a svanire, e mi sono sentito tirare giù, come se qualcuno mi stesse riportando indietro. Quando ho aperto gli occhi, ero in un letto d’ospedale. C’era la macchinetta della flebo coi suoi soliti strani suoni, ma la prima cosa che ho visto è stata la mamma. Era accanto a me, e stava quasi piangendo. Quando ha visto che ero sveglio, il suo volto si è illuminato come mai prima… E le ho raccontato ciò che avevo appena vissuto.
In quel momento ho capito che mi era stata data un’altra possibilità. Non so se era un sogno, una visione o qualcosa di reale, ma so che Cristo mi ha ascoltato. E questa esperienza non la dimenticherò mai».