Le elezioni 2025 sono previste per il 17 agosto, ma il Paese è scosso dalle proteste. Lorella Brusa, missionaria da quasi 20 in Bolivia, racconta il timore che la situazione stia seguendo un modello che ha portato alla crisi di Cuba o del Venezuela
Mentre la Bolivia si avvicina alle elezioni generali previste per il 2025, il Paese si trova immerso in una profonda crisi economica, politica e sociale, che rende il futuro incerto e carico di tensioni. La consultazione elettorale, programmata per il prossimo 17 agosto, dovrebbe segnare un nuovo capitolo nella storia politica boliviana, ma l’instabilità attuale lascia molti dubbi sulla reale possibilità di un cambiamento.
Una crisi che soffoca il Paese
Lorella Brusa, missionaria della Comunità Papa Giovanni XXIII in Bolivia Secondo la testimonianza di Lorella Brusa, missionaria italiana della Comunità Papa GiovanniXXIII, in Bolivia da circa vent’anni, la situazione è drammatica: «Non solo c'è una crisi economica molto forte, ma c’è anche una crisi politica, una crisi sociale. Negli anni il governo ha prosciugato tutti i beni dello Stato, ha gestito male economicamente un po' tutto, eppure continua a dire che tutto va bene, ma c'è un'inflazione esagerata: raddoppiano i prezzi giorno per giorno. Sembra di percorrere lo stesso cammino che ha ridotto al lastrico altri Paesi latinoamericani, come Cuba o il Venezuela. La gente è molto preoccupata.».
La vita quotidiana tra code e mercato nero
La crisi dei carburanti – sembra impossibile in un Paese che è tra i produttori di petrolio – è solo uno degli aspetti più evidenti del disagio: «Non arriva il gasolio – spiega Lorella –, i trasporti sono paralizzati, si fanno giorni di coda per fare un pieno di benzina. Anch’io mi sono fatta qualche giorno di coda per fare il pieno». L’assenza di lavoro stabile costringe molti a sopravvivere grazie ad espedienti: «Chi patisce di più è chi ha di meno. Molti fanno lavoretti saltuari, qui si va avanti con vendite per la strada: c’è chi si mette a cucinare e vende pasti pronti, dolcetti, si vende qualsiasi cosa... spesso è l'unico modo che le persone hanno per tirar su soldi; l’alternativa è chiedere l'elemosina».
Anche il sistema finanziario è in crisi, con il mercato nero che domina le transazioni valutarie. «Nei negozi diverse cose iniziano a scarseggiare, però si può trovare tutto al mercato nero, anche i soldi: le banche non permettono di ritirare più il denaro in valuta estera, però lo puoi comprare al mercato nero a prezzi altissimi».
Un clima politico teso e frammentato
Il contesto politico non offre certezze. Il MAS (Movimento per il socialismo, guidato dal sindacalista ed ex presidente Evo Morales, pur essendo stato il partito dominante per anni, è ora diviso tra leali all’ex presidente Morales e sostenitori dell’attuale presidente Luis Arce, mentre le opposizioni faticano a trovare un fronte comune. Il rischio, secondo molti osservatori, è che le elezioni non riescano a risolvere le tensioni, ma anzi possano esacerbare il clima di incertezza. «Tutti i giorni ci sono proteste e blocchi stradali, il governo fa grandi promesse, ma la gente inizia a non credere più ai loro discorsi, c’è anche il rischio che facciano slittare le elezioni».
In questo clima, la prossima tornata elettorale rappresenta un bivio cruciale: sarà un’occasione di svolta o un’ulteriore tappa in un percorso di crisi? «Cerchiamo di andare avanti con la fiducia che vada meglio. Ci affidiamo al Signore e cerchiamo di vivere meglio possibile giorno per giorno».
Le elezioni del 2025 saranno dunque un banco di prova fondamentale per la Bolivia, chiamata a ritrovare stabilità e fiducia in un futuro che oggi appare più incerto che mai.