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26 Maggio 2023

Cent'anni fa nasceva don Lorenzo Milani

Esiliato per le sue posizioni innovative, fondò una scuola attenta agli ultimi
Cent'anni fa nasceva don Lorenzo Milani
Don Lorenzo Milani fu incompreso dalla stessa Chiesa e venne mandato a Barbiana, uno sperduto paesino di montagna, dove sviluppò un modello pedagogico inclusivo tutt'ora punto di riferimento per chi cerca un rinnovamento sociale e spirituale.
A Barbiana, almeno una volta nella vita bisogna salire. Possibilmente a piedi, percorrendo il sentiero nel bosco segnato dai 45 grandi pannelli del “Percorso della Costituzione” inaugurato nel 2011. È un pellegrinaggio da compiere con passo lento, per prepararsi ad accogliere la realtà disarmante di Barbiana: una canonica isolata sulle pendici del monte Giovi, un niente in mezzo al niente.
Là venne esiliato nell’inverno del 1954 dalla Curia fiorentina don Lorenzo Milani, in quello che molti hanno definito un luogo “non luogo”. È prete da soli 7 anni e ha appena 31 anni. Era nato il 27 maggio 1923 e morirà il 26 giugno 1967, a 44 anni, per un linfoma di Hodgkin. 
Barbiana contava allora una ventina di case, sparse qua e là nel bosco, tra cipressi, faggi e rovi. Una parrocchia già destinata dalla Curia ad essere chiusa. Un vero esilio.
A Barbiana, almeno una volta nella vita bisogna salire. Perché conserva ancora oggi nel silenzio della montagna la tomba di don Lorenzo e la sua scuola. 
Tutto è rimasto povero e austero come un tempo, grazie alla ferma determinazione dei suoi ex allievi che quella povertà hanno voluto custodirla così da poter parlare anche a noi della vita di un prete che si è dato completamente per i suoi poveri. 
Scriveva don Lorenzo alla madre: «La grandezza di una vita non si misura dalla grandezza del luogo in cui si è svolta, ma da tutt’altre cose». E Barbiana è diventata il simbolo di tutte le periferie del mondo. 

Papa Francesco riconosce l'importanza di don Milani

Proprio là, nel giugno 2017, è salito papa Francesco, pellegrino alla tomba di questo profeta osteggiato e non capito dalla sua stessa Chiesa. È stato un gesto per nulla scontato, con il quale ha voluto rendere finalmente a don Lorenzo quel riconoscimento che lui attendeva da quando lo chiese al suo Vescovo: «Lasciarsi calpestare può essere santo, ma nel calpestare me voi calpestavate anche i miei poveri, li allontanavate dalla Chiesa e da Dio. Se lei non mi onora oggi con un qualsiasi atto solenne, tutto il mio apostolato apparirà come un fatto privato, qualcosa di simile all’opera d’un pastore protestante».
«Oggi lo fa il vescovo di Roma», ha detto papa Francesco in occasione della visita, aggiungendo: «Ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani – non si tratta di cancellare la storia o di negarla, bensì di comprenderne circostanze e umanità in gioco –, ma dice che la Chiesa riconosce in quella vita un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa. Con la mia presenza a Barbiana, con la preghiera sulla tomba di don Lorenzo Milani penso di dare risposta a quanto auspicava sua madre: “Mi preme soprattutto che si conosca il prete, che si sappia la verità, che si renda onore alla Chiesa anche per quello che lui è stato nella Chiesa e che la Chiesa renda onore a lui… quella Chiesa che lo ha fatto tanto soffrire ma che gli ha dato il sacerdozio, e la forza di quella fede che resta, per me, il mistero più profondo di mio figlio… Se non si comprenderà realmente il sacerdote che don Lorenzo è stato, difficilmente si potrà capire di lui anche tutto il resto. Per esempio il suo profondo equilibrio fra durezza e carità”».

nel calpestare me voi calpestavate anche i miei poveri, li allontanavate dalla Chiesa e da Dio
Don Lorenzo Milani
 
 

Quei libri ritenuti “inopportuni”

Occorre salire a Barbiana per cogliere tutta la carica provocatoria e profetica di Esperienze pastorali, il libro dato alle stampe da don Lorenzo nel maggio 1958. Ritirato dal commercio nel dicembre dello stesso anno per disposizione del Sant’Uffizio, perché ne fu ritenuta “inopportuna” la lettura. Solo nel 2014 papa Francesco lo ha riabilitato. 
Oppure, seduti attorno ai tavoli della scuola, a rileggere le potenti pagine della Lettera ai giudici, una vera lezione ancora non superata sul vero senso dell’obbedienza. O ancora, all’ombra del pergolato, ascoltare le frasi brevi e taglienti nella loro verità di quel capolavoro di scrittura collettiva che è Lettera a una professoressa.  
«Voleva salvarsi e salvare, ad ogni costo. Trasparente e duro come un diamante, doveva subito ferirsi e ferire», disse di lui il suo padre spirituale. 
«La sua radicalità è molto concreta, fisica – ha scritto il cardinal Matteo Zuppi a proposito di don Milani –: stare dalla parte dei poveri, insieme a loro, fino in fondo, perché il Vangelo non chiede qualcosa, quello che avanza, ma tutto, il meglio, amando gli altri e i poveri, per come sono e non per come vorremmo fossero».

Don Benzi citava spesso don Lorenzo Milani

Don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, quasi suo coetaneo, non ha mai incontrato di persona don Lorenzo. Non so nemmeno se sia mai salito a Barbiana. Di certo l’ho sentito più volte citare con passione don Milani, vedendo in lui un profeta attualissimo che nella vita aveva fatto delle scelte che lo facevano sentire a lui vicino. 
Innamorato di Cristo e dei poveri, deciso a spogliarsi di tutti i privilegi posseduti per farsi uguale a loro, capace di rendersi insopportabile qualsiasi ingiustizia lottando senza sconti per affermare la dignità degli emarginati e dei deboli, pronto a strapazzarsi per loro fino all’estremo, innamorato del suo sacerdozio e della Chiesa, che tanto lo ha fatto soffrire ma da cui non si è mai distaccato. 

Tomba di don Milani
Nel cimitero di Barbiana (FI) c'è la tomba di don Lorenzo Milani
Foto di Massimo Neri

Un posto al camposanto

A Barbiana, almeno una volta nella vita bisogna salire. Specialmente quando la nostra fede diventa debole, lo scoraggiamento prende piede, l’amore per la comunità e i fratelli vacilla. 
Salire a Barbiana per tornare alle radici del vangelo “sine glossa”, per farsi toccare dall’amore folle di chi ha giocato tutto se stesso per la persona di Cristo e per la sua carne viva, i poveri. Una scelta che per don Lorenzo è stata totalizzante, definitiva.
Lo si capisce da quel gesto emblematico che compì il giorno dopo il suo arrivo a Barbiana: scese in paese, a Vicchio, per andare in Comune a comprarsi il posto al camposanto: quella tomba lo avrebbe fatto sentire totalmente legato alla sua nuova gente nella vita e nella morte. 
Di quel legame rimane testimone silenziosa la semplice scritta posta sulla pietra bianca della sua tomba: “sac. Lorenzo Milani, Priore di Barbiana dal 1954”.
Raccolto in preghiera in piedi davanti alla sua tomba, quella scritta diventa per me un appello urgente e indifferibile: la mia vita per chi la vivo?