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19 Novembre 2022

Centenario di don Giussani. Cosa ha voluto dire papa Francesco a CL

In occasione dei cento anni dalla nascita del fondatore, il papa ha rivolto a Comunione e Liberazione un messaggio che segnerà il futuro del movimento, ma che interessa tutti i movimenti e le comunità nella Chiesa.
Centenario di don Giussani. Cosa ha voluto dire papa Francesco a CL
«La Chiesa riconosce la genialità pedagogica e teologica» di don Luigi Giussani, ha detto papa Francesco. Un carisma «ancora in gran parte da scoprire» che «va nuovamente accolto e fatto fruttificare nell'oggi». E invita CL a evitare divisioni rinnovando invece la spinta missionaria.
San Gregorio Magno ha scritto La Vita di san Benedetto. Monica Della Volpe, già badessa del monastero cistercense di Valserena, ha di recente pubblicato un libro in cui sostiene che: «Se un Papa, e un tale Papa, santo, dottore della Chiesa, scrive la vita di san Benedetto, questo testo sarà l’interpretazione autentica per noi del nostro carisma». A tale importante considerazione suor Monica arriva sulla base dello storico discorso dell’allora cardinale Ratzinger al raduno dei movimenti del 1998, discorso dedicato al rapporto fra carismi, movimenti e papato la cui conclusione è che, sottolinea la religiosa, «il papato non ha creato i movimenti ma è stato il loro essenziale sostegno nella struttura della Chiesa».
È il Papa che conferisce ai carismi «il senso definitivo nell’ambito della vita ecclesiale e, così facendo, li lancia nella missione universale dallo Spirito».

Un nuovo inizio

Il 15 ottobre scorso, ai sessantamila ciellini convenuti in piazza san Pietro per il centenario di don Luigi Giussani, papa Francesco non ha scritto la biografia autentica del fondatore di Comunione e Liberazione, ma ha pronunciato un discorso che però è apparso a tutti come fondamentale per il presente e il futuro del movimento.  Non a caso Davide Prosperi, attuale presidente della Fraternità, ha parlato di «nuovo inizio», rimarcando così l’assoluta eccezionalità di quanto avvenuto in piazza san Pietro.
Le comunità di CL, in Italia e all’estero, faranno del discorso di Francesco il testo della Scuola di Comunità (la catechesi del movimento) fino al prossimo gennaio. C’è la consapevolezza che se quelle parole saranno prese sul serio, nulla sarà come prima.
Il paragone corre all’udienza di Giovanni Paolo II nel 1984 per il trentennale del movimento. Il suo invito ad andare in tutto il mondo ad annunciare Cristo diede vita ad una feconda stagione missionaria.

Francesco: «La Chiesa riconosce la sua genialità pedagogica e teologica»

Francesco ha fatto sapere quanto alta sia la considerazione della Chiesa per il carisma di don Giussani, tanto da rimarcare che da «un movimento ecclesiale così importante come Comunione e Liberazione, la Chiesa, e io stesso, spera di più, molto di più». È un paterno richiamo che nasce dalla stima per il dono che il sacerdote scomparso nel 2005 è stato ed è per la comunità cristiana universale.
«È stato padre e maestro, - ha detto Francesco - è stato servitore di tutte le inquietudini e le situazioni umane che andava incontrando nella sua passione educativa e missionaria. La Chiesa riconosce la sua genialità pedagogica e teologica, dispiegata a partire da un carisma che gli è stato dato dallo Spirito Santo per l’“utilità comune”».
Un giudizio di questa portata l’autorità della Chiesa non l’aveva mai espresso. Così come ha positivamente sorpreso l’affermazione secondo cui Giussani è «nella comunione dei santi, da dove intercede per tutti i suoi».

Un periodo difficile, occasione di rinascita

L’udienza per il centenario è arrivata dopo un anno di cammino faticoso, cominciato con le inaspettate dimissioni di don Juliàn Carròn dalla guida della Fraternità, e proseguito nel luglio scorso con la severa lettera del cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Francesco ha ricordato che dopo la morte del fondatore «non sono mancati seri problemi, divisioni, e certo anche un impoverimento nella presenza di un movimento ecclesiale così importante come Comunione e Liberazione»; nello stesso tempo ha invitato a evitare «che la vostra Fraternità sia ferita da divisioni e contrapposizioni, che fanno il gioco del maligno; è il suo mestiere: dividere, sempre».
La crisi può essere occasione di rinascita, se continuamente si torna alla «prima Galilea della chiamata», a «quella prima Galilea dell’incontro» con il carisma.

L'intuizione di don Luigi Giussani

Da dove veniva il carisma di don Giussani? Francesco ha ricordato che «a soli quindici anni, era stato folgorato dalla scoperta del mistero di Cristo. Aveva intuito – non solo con la mente ma con il cuore – che Cristo è il centro unificatore di tutta la realtà, è la risposta a tutti gli interrogativi umani, è la realizzazione di ogni desiderio di felicità, di bene, di amore, di eternità presente nel cuore umano».
È quello che in un testo don Giussani chiama «il bel giorno». Un «bel giorno» che attraverso la sua testimonianza e il suo insegnamento ha contagiato negli anni migliaia di giovani e meno giovani.
A partire da quel viaggio in treno, nei primi anni Cinquanta, da Milano verso Rimini, in cui incontrò un gruppo di giovani trovandoli totalmente ignoranti di cristianesimo. Da quell’incontro casuale nacque lo struggimento (e la decisione di abbandonare una promettente carriera teologica) perché anche altri, molti altri, potessero incontrare ciò che a lui era stato donato.
Come disse alle sue esequie l’allora cardinale Ratzinger: «Sempre don Giussani ha tenuto fisso lo sguardo della sua vita e del suo cuore verso Cristo. Ha capito in questo modo che il cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma che il cristianesimo è un incontro; una storia d’amore; è un avvenimento».

Il carisma è vivo e cresce in pienezza

E oggi? Tutti gli aderenti a Comunione e Liberazione, ha detto papa Francesco, «sono chiamati a vivere personalmente e condividere corresponsabilmente il carisma ricevuto». Il carisma è vivo, non deve cambiare, anzi «va sempre nuovamente accolto e fatto fruttificare nell’oggi. I carismi crescono come crescono le verità del dogma, della morale: crescono in pienezza». Un giudizio, quest’ultimo, di grande interesse per tutti i movimenti e le comunità.
Francesco sostiene che la potenzialità del carisma di Giussani «è ancora in gran parte da scoprire», e incoraggia i suoi figli «a trovare i modi e i linguaggi adatti perché il carisma che don Giussani vi ha consegnato raggiunga nuove persone e nuovi ambienti, perché sappia parlare al mondo di oggi, che è cambiato rispetto agli inizi del vostro movimento. Ci sono tanti uomini e tante donne che non hanno ancora fatto quell’incontro con il Signore che ha cambiato e reso bella la vostra vita!».

L'invito ad essere missionari

Avete ricevuto un dono, sembra voler dire il papa, la cui ricchezza per voi, per la Chiesa e per il mondo, ancora deve essere scoperta fino in fondo. È un enorme lavoro missionario a cui il papa ha chiamato i figli di don Giussani. «Vi esorto a nutrire in voi la sua passione educativa, il suo amore per i giovani, il suo amore per la libertà e la responsabilità personale di ciascuno di fronte al proprio destino». Tutto il discorso è infarcito di esortazione alla missione fino al grande appello finale: «Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace; nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, in quanti sono abbandonati e vulnerabili, condannati o messi da parte nella costruzione sociale; nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura, andando incontro alle aspirazioni di amore e verità, di giustizia e felicità che appartengono al cuore umano e che palpitano nella vita dei popoli. Arda nei vostri cuori questa santa inquietudine profetica e missionaria. Non rimanere fermi».
Ancora una volta un papa (Francesco come Gregorio Magno) ha accolto e lanciato un movimento nella missione universale della Chiesa.
(Per saperne di più https://it.clonline.org/100luigigiussani)