9 Maggio 2025
Ultima modifica: 9 Maggio 2025 ore 13:31
Leone XIV: il nome, il sorriso, la veste, le prime parole. Ecco i dettagli che fanno la differenza
Da Leone Magno a Leone XIII, i papi con questo nome, cinque dei quali proclamati santi, hanno dovuto affrontare grandi sfide
Foto di ANSA/ETTORE FERRARI
Il cardinal Robert Francis Prevost ha scelto un nome inaspettato, che potrebbe incutere timore. Ma le sue prime parole mettono al centro la pace e tracciano la strada che intende seguire
Forza e mitezza hanno trovato sintesi nella prima apparizione del nuovo papa Leone XIV sulla Loggia di San Pietro.
Chissà in quale momento il cardinal Robert Francis Prevost ha scelto il nome da pontefice.
Papa Francesco, nel libro Life. La mia storia nella Storia, racconta che l’ispirazione gli venne durante l’elezione: «… quando il mio nome raggiunse i due terzi delle preferenze, tutti fecero un lungo applauso. Mentre lo scrutinio continuava, Hummes (il cardinale brasiliano, amico di Bergoglio – ndr) si avvicinò di nuovo, mi baciò e mi disse quella frase che mi è rimasta sempre nel cuore e nella mente: “Non dimenticarti dei poveri…”. È lì che ho scelto il nome che avrei avuto da Papa: Francesco».
Forse anche papa Prevost rivelerà da dove gli sia arrivata l’ispirazione, anche se dicono sia piuttosto riservato. Nel frattempo possiamo basarci sulla storia e sulle prime impressioni.
Leone, un nome inaspettato
Alle 18,07 di Giovedì 8 maggio 2025, festa della Madonna di Pompei, quando dal comignolo della Cappella Sistina è uscita la fumata bianca, l’attenzione di milioni di persone, in Italia e nel mondo, si è concentrata sugli schemi di TV, computer, smartphon, qualsiasi dispositivo fosse in grado di trasmettere le immagini in diretta dal Vaticano.
Leone è un nome che incute timore, richiama forza, dominio. L’opposto di Francesco.
Mi trovavo con un gruppo di persone al momento dell’elezione, e ho visto sguardi preoccupati.
Poi ci è venuto in mentre il Leone precedente, autore della Rerum Novarum, che ha inaugurato la “dottrina sociale” della Chiesa, e ci siamo detti, cercando un motivo di speranza: «Se ha scelto questo nome sarà certamente un papa attento al sociale».
Volti più sereni quando le telecamere hanno inquadrato il sorriso largo del cardinal Robert Francis Prevost, commosso davanti alla folla che lo salutava con un applauso che sembrava interminabile.
Infine quelle parole chiave che hanno fugato ogni dubbio su quale sia l’indirizzo che vuole imprimere al suo pontificato: «pace» quella più ricorrente, specificando «disarmante e disarmata, umile e perseverante», ma anche «costruire ponti», «dialogo», «incontro», «amore».
I segni che esprimono autorevolezza
Una pace disarmata ma non debole. Il nome, la voce simpatica ma decisa, gli appunti sul block notes per fissare i concetti più importanti (immagine senza precedenti) lasciano intuire chiarezza di pensiero e autorevolezza. Così pure la scelta di non rinunciare, a differenza di Francesco, ai paramenti che lo identificano come la massima autorità nella Chiesa.
Da Attila allo scisma, le sfide dei papa Leone nella storia
Scorrendo i “Leone” che lo hanno preceduto come successori di Pietro, cinque dei quali proclamati santi, emergono figure chiave nella storia della Chiesa.
Il primo, Leone Magno, fu uno dei Padri e Dottori della Chiesa, difensore dell’ortodossia contro le eresie, e i manuali di storia ci raccontano il suo ruolo chiave nel convincere Attila a non saccheggiare Roma nel 452.
Leone III incoronò nell’800 Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero, mentre Leone IV fu strenuo difensore di Roma dalle incursioni saracene.
Altri hanno dovuto affrontare invece sfide interne alla Chiesa: durante il pontificato di Leone IX (1049-54) avvenne lo scisma tra Chiesa cattolica romana e Chiesa ortodossa orientale, mentre Leone X (1513-21), figlio di Lorenzo il Magnifico e mecenate dell’arte rinascimentale, dovette affrontare l’inizio della Riforma protestante di Martin Lutero.
Ma è sicuramente Leone XIII (1878-1903) che più ha ispirato il nuovo papa. Il suo nome è associato alla Rerum novarum, l’enciclica che nel 1891 ha affrontato per la prima volta temi sociali e in particolare lo sfruttamento della classe operaia, invocando una tutela dello Stato nei confronti dei più deboli. È questo il documento che segna l’inizio della Dottrina sociale della Chiesa.
Leone XIV di sfide da affrontare ne ha molte, ma possiede anche un curriculum che ci fa capire perché i suoi fratelli cardinali lo abbiano indicato.
Le origini familiari europee, la doppia cittadinanza statunitense e peruviana, la cultura eclettica (è laureato in Scienze Matematiche, in Filosofia, in Teologia e in Diritto Canonico, e parla 7 lingue), la lunga esperienza sia come pastore in mezzo al popolo che nelle istituzioni di governo della Chiesa, lo rendono particolarmente adatto alla missione che si è dato di «costruire ponti» favorendo l'incontro tra popoli e culture.
Nella consapevolezza che – come indica il motto da lui scelto, In Illo unum uno – solo nella forza di un Amore più grande l’umanità può trovare pace e unità.