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7 Dicembre 2021
Ultima modifica: 7 Dicembre 2021 ore 11:52

In Africa i vaccini rischiano di scadere

La logistica è impossibile; in un documento le richieste africane ai produttori di vaccini Covid-19
In Africa i vaccini rischiano di scadere
Foto di EPA/DANIEL IRUNGU
Il luogo in cui il nuovo coronavirus sembra aver registrato il minor numero di vittime è il continente africano. Ma il dato è falsato dall'impossibilità di eseguire un numero adeguato di tamponi sulla popolazione. Inoltre consegnare i vaccini in tempo, prima della data di scadenza, in molti Paesi africani, diventa di fatto una lotta contro il tempo.
Un paio di settimane fa l’Africa si è risvegliata con gli occhi del mondo puntati addosso. Occhi impauriti e vagamente accusatori.
Alla base di tanta attenzione mediatica c’è l’identificazione avvenuta lo scorso 23 novembre in Sudafrica di una nuova variante del SARS-CoV-2, ribattezzata Omicron

Il Coronavirus in Africa

Al di là di questa particolare variante, la cui reale pericolosità non è stata ancora accertata, il mondo si è trovato a fare i conti con una questione più ampia e sicuramente spigolosa: cosa rischiamo con tassi di vaccinazione non uniformi a livello globale?

E allora tutti a chiedersi: a che punto siamo in Africa?
  1. Conoscere la reale situazione africana è illusorio. Secondo l’OMS, il continente ha registrato più di 8,7 milioni di casi accertati di covid-19, attestandosi tra le regioni meno colpite a livello mondiale. Peccato che si stimi che solo 1 caso su 7 venga individuato a causa della scarsa disponibilità di tamponi.
  2. Sempre secondo l’OMS, i paesi africani hanno ricevuto oltre 333 milioni di dosi di vaccino, somministrandone il 68%. Ciò significa che in Africa sono vaccinate circa 98 milioni di persone, pari al 7,1% della popolazione. Una percentuale irrisoria se confrontata al 67% dell’Unione Europea e al 58% degli Stati Uniti.

Una variante chiamata Omicron

Variante Omicron: a preoccupare è la presenza di un numero insolitamente alto di mutazioni, unitamente all’apparente elevata trasmissibilità.
C’è infatti la possibilità che le mutazioni sulla proteina spike, la parte del virus che interagisce con le cellule umane, possa compromettere l’efficacia degli anticorpi prodotti dai vaccini. Immediata la risposta politica del nord del globo. Contestualmente ai primi casi rilevati in territorio europeo, e anche in Italia, sono arrivate le restrizioni ai voli provenienti da alcuni paesi dell’Africa meridionale. 
La comunità scientifica è all’erta, anche se non sembra causare una malattia più grave.

Il piano di vaccinazione in Africa

Le dosi sono arrivate grazie ad accordi bilaterali e al COVAX, programma internazionale che ha come obiettivo l’accesso equo ai vaccini anti-covid.

Un’iniziativa importante la cui implementazione presenta però delle criticità, come indicato lo scorso 29 novembre in una dichiarazione congiunta da COVAX, African Vaccine Acquisition Trust (AVAT) e Africa Centres for Disease Control and Prevention (Africa CDC).

Togo
Strada del Togo
Foto di Gloria Gozza
Scavare per acqua in Turkana
Un gruppo di bambini della tribù dei Turkana raccoglie acqua dalle sorgenti che scavano nel deserto.
Foto di Gianluca Uda
Donna africana molto colorata con la bicicletta
Biciclette colorate in Zambia.
Famiglia Akakpo
La famiglia di Charles e Hortense insieme a Gloria Gozza e Mauro Cavicchioli
Foto di Gloria Gozza

In particolare, si evidenzia il fatto che la maggior parte delle donazioni sia stata finora ad-hoc, fornita con poco preavviso e brevi periodi di conservazione, rendendo estremamente difficile per i paesi riceventi con sistemi sanitari già sotto pressione pianificare campagne di vaccinazione efficaci ed incrementare la capacità di assorbimento.

Le richieste africane ai produttori di vaccini

Un’offerta ad-hoc, si afferma, aumenta inoltre drasticamente i rischi di scadenza una volta che le dosi con una durata di conservazione già breve arrivano a destinazione, il che potrebbe avere ripercussioni a lungo termine sulla fiducia nel vaccino. Ecco perché si chiede alla comunità internazionale, in particolare ai donatori e ai produttori, di rispettare a partire dal prossimo mese di gennaio alcuni standard che grosso modo si potrebbero riassumere così:
  1. Avvisate per tempo;
  2. Mandate in quantità non irrisorie;
  3. Mandate vaccini con scadenza non imminente;
  4. Spedite possibilmente anche siringhe e diluente;
  5. Ringraziamenti finali!

La questione brevetti

Certo è che tutto sarebbe più semplice e probabilmente efficace se si arrivasse alla sospensione temporanea dei brevetti sui dispositivi medici di lotta al Covid-19, inclusi i vaccini. Liberalizzare significherebbe infatti moltiplicare gli hub produttivi assicurando una disponibilità maggiore e meglio distribuita. 

La proposta, avanzata oltre un anno fa da India e Sudafrica e sostenuta dall’ampia maggioranza dei paesi in via di sviluppo oltre che dalla comunità scientifica e da migliaia di ONG e organizzazioni sociali impegnate sul campo, è tuttora in stallo sui tavoli negoziali.