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Siamo al termine del cammino quaresimale: quaranta giorni e quaranta notti per celebrare la croce e il Crocifisso. Gesù è il più grande perdente della storia, eppure...
La Quaresima è un tempo sballato fuori da ogni canone e da ogni controllo, una follia della Chiesa. Ci battezza nella cenere per metterci a nostro agio, azzerando ogni pretesa di essere vincenti sbandierando a manetta i nostri titoli di successo o le migliori performance incorniciate nei quadretti da salotto. La cenere fa memoria del nostro poco, del nostro dipendere da Dio, della precarietà della condizione umana a cui nessuno può sfuggire. Lo sanno bene gli amici con cui passavamo le serate in pizzeria e che adesso sono rintanati nel loro appartamentino con l’ossigeno e il cortisone a portata di mano. Lo sanno bene i parenti che non abbiamo potuto salutare prima di assentarsi per sempre dalla scena di questo mondo. Lo sanno anche i nostri figli fragili, affetti da malattie croniche, già provati duramente dalla cultura dello scarto, sospesi al “sì” di famiglie accoglienti e delle nostre case famiglia per mettere piede in una casa e lasciare gli ospedali in cui troppo a lungo avevano pernottato. Sono gli “esiliati occulti” di cui parla Francesco nell’enciclica Fratelli Tutti, sono i “senza terra” che non hanno potuto affondare le radici della loro esistenza nel cuore di un papà e di una mamma.
Dalle ceneri alla croce! Quaranta giorni e quaranta notti, per celebrare la croce e il Crocifisso. Un nome supera tutti, tra i falliti della storia. Inizialmente eccelso e supremo, poi maledizione e vergogna del mondo. Deposta ogni regalità, defraudato della maestà, fu issato sulla croce l’uomo morto e il Dio impotente, emblema del fallimento umano e della disfatta dell’onnipotenza divina.
Gesù è il nome del più grande perdente della storia degli uomini.
Ma anche la croce ci mette a nostro agio. Ci fa sentire amati e Dio si spinge fin dentro le nostre croci quotidiane. Dio si prende cura di noi usando la croce come farmaco, la sua debolezza come conforto.
Il nostro poco è medicina prodigiosa per gli anziani soli nelle RSA: andiamoli a trovare non appena sarà possibile, facciamo una partita a briscola con loro. Pur afflitti dalle nostre croci, potremmo comunque dare il nostro “Sì” all’affido di un bimbo ospedalizzato a causa della sua malattia degenerativa e rifiutato dai suoi genitori biologici, perché l’essere famiglia diventi cura di chi è solo.
La nostra croce non sia impedimento alla Gloria, ma passaggio stretto per spalancare la Resurrezione nella nostra vita e in quella degli altri.