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27 Novembre 2021
Ultima modifica: 1 Dicembre 2021 ore 13:29

Lotta alla droga: stanziati 2 milioni di euro

Il 27 e 28 novembre, a Genova, si è svolta la conferenza nazionale sulle dipendenze. Ecco le proposte emerse, tra luci e ombre.
Lotta alla droga: stanziati 2 milioni di euro
Foto di Leszek Czerwonka
Era stata annunciata la presenza di Draghi, presidente del Consiglio, che invece non ha partecipato. La delusione di molti operatori del privato sociale: poteva essere un momento di confronto con gli operatori del settore, invece è stata un'occasione per lanciare la liberalizzazione dei derivati della Cannabis.
Il 27 e il 28 novembre, a Genova, si è svolta la VI conferenza nazionale sulle dipendenze, col tema “Oltre la fragilità”.
Il 27 novembre, era prevista una presenza massiccia del Governo con la presenza di 10 ministri, oltre che del Presidente del Consiglio Mario Draghi. In realtà hanno partecipato solo cinque ministri e Draghi non ha neppure mandato un messaggio ai partecipanti. 
Ugo Ceron, che ha partecipato alla conferenza come psicologo e psicoterapeuta della Comunità Papa Giovanni XXIII nel settore delle dipendenze, alla vigilia dell'evento, aveva espresso così la propria speranza: «Spero che questa forte rappresentanza del Governo, certamente lodevole, possa aprire un dialogo per dare avvio a percorsi di confronto, in modo che al Parlamento non arrivino solo le conclusioni di questa conferenza, ma anche i contributi di chi opera sul territorio, circa la complessità del fenomeno delle dipendenze».
 
In realtà la conferenza di Genova ha suscitato qualche amarezza in chi opera a fianco dei tossicodipendenti: «I tempi del confronto e della preparazione, che nelle precedenti edizioni avevano occupato quasi un anno di lavoro, per questa edizione sono stati ridotti a un paio di mesi. Questo ci porta a dire che lo svolgimento della conferenza rischia di avere ben poca efficacia a livello di confronto» afferma Meo Barberis, rappresentante della Comunità Papa Giovanni XXIII presso le istituzioni italiane e presso la sede ONU di Vienna nel campo delle dipendenze. «La conferenza nazionale sulle dipendenze è importante, non solo perché è prevista dal Testo Unico 309/90, ma perché può diventare un momento di riflessione, di confronto, di elaborazione delle linee di indirizzo sul contrasto alle dipendenze» continua Barberis. «Oggi non si può più parlare di tossicodipendenze, ma bisogna invece parlare di dipendenze di varia natura, comprese quelle comportamentali. Anche se per legge doveva essere indetta ogni 3 anni, l’ultima conferenza nazionale sulle dipendenze risale al 2009 e questo purtroppo dice il disinteresse del mondo politico in materia».

2 milioni di euro per la lotta alla droga: è un buon inizio ma non basta

Meo Berberis, che ha partecipato alla conferenza nazionale sulle dipendenze, parla di alcuni obiettivi raggiunti: «Tra gli elementi positivi emersi in questa conferenza senz’altro dobbiamo citare l’accoglimento della nostra proposta di garantire alle persone detenute non facenti parte dell’Unione Europea e regolarmente presenti sul territorio italiano un permesso di soggiorno provvisorio al termine dell’esecuzione penale, in base al comportamento tenuto.
Inoltre è stata rifinanziato il fondo nazionale Lotta alla droga per il 2022-2023 con una dotazione di 2 milioni di euro annuali. Non è una cifra così grande come potrebbe sembrare, ma è già un primo passo.
È stato poi sottolineato la necessità di garantire un minimo livello di omogeneità sull’intero territorio nazionale per ciò che riguarda le norme dell’accreditamento delle strutture del privato sociale. Questa scelta va a correggere gravi storture e differenze ingiustificabili tra regione e regione. Ancora va sottolineato la forte richiesta di garantire sia alle strutture del servizio pubblico nazionale, i SerD, sia alle realtà gestite dal privato sociale, la fornitura di un budget economico necessario per la sussistenza per lo svolgimento dei compiti loro affidati.

Una conferenza per lanciare la legalizzazione della cannabis 

Com’è stato ampiamente illustrato dagli organi di stampa - continua Barberis - purtroppo questa conferenza è stata l’occasione per lanciare in modo massiccio la richiesta di legalizzare i derivati della cannabis, ma anche da parte di don Luigi Ciotti di chiedere l’apertura di strutture ove sia possibile utilizzare sostanze, anche l’eroina, in modo controllato dal punto di vista sanitario.
Di fatto è stato ignorato il problema emergente delle dipendenze comportamentali ovvero non legate all’utilizzo di sostanze. È ben noto che tale fenomeno in forte sviluppo rappresenta già oggi, ma ancor più nel futuro, un’emergenza sociale in particolare per i giovani e giovanissimi. Il gruppo numero 6, dedicato al tema dell’utilizzo in campo sanitario dei derivati della cannabis poteva assolutamente essere sostituito da lavori tematici sull’emergenza delle nuove modalità di dipendenza presenti in Italia».

Droga e dipendenze: una pandemia silenziosa

Quella della dipendenza è una vera e propria pandemia silenziosa che non fa notizia: inghiotte la vita di migliaia di giovani e adulti, incatenandoli a una dipendenza che ha tanti nomi. Può trattarsi di sostanze chimiche come la cocaina e l’eroina, diventate tristemente famose negli anni ’80 e ’90, oppure è l’alcol o il cibo. In questi ultimi anni le dipendenze hanno conquistato terreno anche con nuove modalità: gioco d’azzardo, vamping, uso smodato dello smartphone.
 
Sono più di 125mila le persone che solo nel 2020 si sono rivolte ai SerD (Servizio Dipendenze) distribuiti sul territorio nazionale. «Senza dubbio questi 125mila sono solo la punta dell’iceberg» afferma Meo Barberis, «Purtroppo si è sviluppato il fenomeno della compatibilità, già descritto alla fine degli anni ’80, cioè l’idea di rendere compatibile la vita personale, familiare, sociale “normale” con l’uso/abuso di sostanze. Vivere tirando un po’ di cocaina, facendosi delle canne, pipando un po’ di cocaina, utilizzando tutta la gamma di farmaci eccitanti anfetaminici (ad es. l’MDMA, ossia l’ecstasy insieme a tutte le altre creazioni che sono state fatte), l’abuso degli psicofarmaci, il cosiddetto mercato grigio, cioè farmaci che contengono oppiacei, acquistati più o meno legalmente dai consumatori al fine di rivenderli sul mercato grigio».

Una conferenza con le conclusioni già scritte

La conferenza nazionale sulle dipendenze quindi poteva davvero essere un momento per porre l’attenzione su un fenomeno così diffuso, ma il mondo del privato sociale, che si accolla la quasi totalità delle strutture di accoglienza residenziali per persone affette da varie dipendenze, esprimeva così la propria preoccupazione prima dell'inizio della conferenza: «La rappresentanza a livello di spazi e di possibilità di intervento in plenaria è molto squilibrata - dice Meo Barberis - e non siamo solo noi della Comunità Papa Giovanni XXIII a dirlo, ma anche altre realtà del privato sociale come San Patrignano, la Comunità Incontro, la Fict, Casa di Giovani e tante altre. La conferenza darà molto spazio a chi ha un certo tipo di orientamento di pensiero, volto alla mentalità della “riduzione del danno” e in alcuni casi volto al lancio di politiche di legalizzazione, depenalizzazione, liberalizzazione dei prodotti della cannabis, comprendendo anche la coltivazione di un certo numero di piante di cannabis presso la propria abitazione. Quindi alcune delle conclusioni della conferenza sono già scritte».
 
Anche Ugo Ceron è di questo parere: «La conferenza sicuramente metterà al centro della discussione un approccio che è diventato ormai un intervento riconosciuto all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che è la riduzione del danno. Una delle preoccupazioni che come Comunità Papa Giovanni XXIII esprimiamo è che questa azione non sia fine a se stessa e quindi non si limiti agli interventi sanitari come la distribuzione di presidi, ma che sia una strategia all’interno di un piano più ampio che cerchi sempre di proporre vie di integrazione e riscatto dalle condizioni di dipendenza».

Riduzione del danno: cosa significa?

«La riduzione del danno è un atteggiamento operativo che parte da una lettura della situazione e da una scelta, un atteggiamento mentale degli operatori e riguarda il fatto di evitare che chi fa uso/abuso di sostanze incorra in problemi gravi, o che addirittura arrivi alla morte» spiega Meo Barberis.
«Il metadone, insieme ad altri come il naloxone, è un farmaco sostitutivo. Il problema è che può anche diventare anche una sostanza stupefacente che crea un effetto iatrogeno, cioè si arriva all’assurdo che la cura incrementa la malattia. Questo succede quando il metadone viene usato senza un adeguato criterio e senza le adeguate valutazioni di opportunità e di prescrizione. In questo senso la riduzione del danno, che ha anche delle componenti positive, se non viene ben gestita diventa non un aiuto ad affrontare il problema, ma diventa un incremento dei problemi medesimi, una cronicizzazione delle problematiche della persona che non farà mai un passo avanti». 

Lotta alle dipendenze: la mancanza di fondi

Secondo i dati dell’ultima Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze, pubblicata l’estate scorsa, il fenomeno delle dipendenze è in continua evoluzione e sviluppo: sono state individuate 44 nuove sostanze psicoattive sul territorio italiano e c’è stata un’impennata nel consumo di cocaina. Poi c’è l’emergenza alcol, soprattutto tra giovani e giovanissimi: l’82% dei ragazzi di età compresa tra 15 e 19 anni dichiara di aver assunto una bevanda alcolica, il 76% lo ha fatto negli ultimi 12 mesi, il 35% riferisce di essersi ubriacato e il 16% di aver provato il binge drinking (assunzione di 5 o più bevande alcoliche in un breve intervallo di tempo, fuori dai pasti).
 
«Il fenomeno delle dipendenze comportamentali, soprattutto tra i giovani e giovanissimi, è destinato, secondo studi autorevoli, a diventare un dramma nel presente e anche nel prossimo nostro futuro» afferma Meo Barberis. «In tutto questo purtroppo i SerD hanno armi abbastanza spuntate: a parte la grossa carenza di organico il problema è anche che nel Testo Unico 309/90 alcune dipendenze che oggi sono un problema, non sono nemmeno contemplate. Nei LEA è stato inserito il gioco d’azzardo patologico, ma tante altre forme di dipendenza ancora non vengono prese in considerazione perché non è un compito affidato. Su questo si aggiunge la difficoltà del privato sociale che si trova in ristrettezze economiche. Sempre più raramente il SerD decide di inviare una persona con problemi di dipendenze in comunità terapeutiche e quando c’è questa decisione, spesso gli operatori vengono bloccati comparti amministrativi, che evidenziano che il budget è finito. Anche se a quella persona farebbe bene entrare in comunità terapeutica, se ne potrà riparlare fra un anno. Ci sono delle liste di attesa lunghissime e questo va a discapito del maggior bene delle persone».