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6 Gennaio 2024

Epifania: cosa significa e perché si festeggia

Scopriamo il vero significato di una festa che, dietro culture e credenze che si intrecciano, racchiude un simbolismo antico.
Epifania: cosa significa e perché si festeggia
Foto di Rod Long
Quando le luci delle feste si affievoliscono, un'altra celebrazione emerge con la sua aura di mistero e significato profondo: l'Epifania. Oltre l'effervescenza natalizia, ecco il messaggio universale che si cela dietro la celebrazione del 6 gennaio.
«L’Epifania tutte le feste si porta via». Il detto risuona spesso in questi giorni, che chiudono il tempo delle festività natalizie. Di solito, viene pronunciato con un velo di malinconia: ormai è giunto il tempo di mettere da parte la gioia e la spensieratezza delle ferie, di rimettere nell’armadio presepi e addobbi e fare ritorno alla vita di tutti i giorni.
Ma che cos’è l’Epifania? E perché ha questo compito – per la verità, un po’ ingrato – di porre fine alle feste natalizie?

Cosa si festeggia all'Epifania?

L’Epifania, prima che un giorno di vacanza, è una delle grandi feste della tradizione cristiana. Il suo nome completo è “Epifania del Signore” e potrebbe essere tradotto come “manifestazione, rivelazione” del Signore, cioè di Gesù. Essa cade a distanza di circa due settimane dal 25 dicembre, giorno in cui si celebra il Natale del Signore. Il tempo natalizio è pertanto abbracciato da due eventi della vita di Gesù, entrambi raccontati dai vangeli: inizia con la sua nascita a Betlemme e si compie con l’adorazione dei Magi, ricordata nel giorno dell’Epifania.
In questo modo, la tradizione della Chiesa ha voluto dare valore a ogni piccolo aspetto dei racconti dell’infanzia di Gesù. Anche se nei vangeli essi sono concentrati in poche pagine, i cristiani li vivono poco alla volta: dilatandoli nel tempo, se ne possono gustare tutti i particolari e così apprezzare la loro grande ricchezza.
Tre Re Magi
Il Natale ci fa entrare nel mistero di una notte santa, quando il Bambino Gesù è nato, in un povero alloggio di Betlemme. Curiosamente, la tradizione immagina questa nascita avvolta dal buio della notte. Solo poche persone hanno assistito a quell’evento, che resta nascosto ai più. Noi non siamo in grado di dire se effettivamente Gesù sia nato di notte, ma questo dettaglio ha un grande valore simbolico. La nascita di quel bambino, che per i cristiani è Dio fatto uomo, resta avvolta nel mistero. Non si impone con violenza, non richiama su di sé l’attenzione in maniera eclatante. Piuttosto, si mostra nella normalità disarmante di una nuova vita che si fa spazio nel mondo.
Dio, in questo modo, fa un passo verso l’umanità. Si rende disponibile e incontrabile, non più attraverso le meraviglie del creato o le parole dense dei profeti, ma con lo stesso sguardo e lo stesso volto di un uomo come noi. Ma ciò non basta! Anche l’umanità dovrà fare un passo per andare incontro a questo Bambino.

Chi erano i re magi?

E così, dall’Oriente si mettono in viaggio i Magi. Nei vangeli non si danno troppe informazioni a loro riguardo. Tuttavia, la tradizione li immagina in numero di tre. Nei presepi essi sono rappresentati di tre età diverse (un giovane, un adulto, un anziano) oppure con il colore della pelle diverso. Il simbolismo è evidente: nessuno è escluso dalla possibilità di incontrare Gesù. Per mettersi in cammino verso Cristo, vera luce del mondo, non è necessario rispettare condizioni di età, di situazione sociale, di cultura… A tutti Dio si fa vicino, a tutti Dio si vuole manifestare.
È questo il grande mistero che si celebra nel giorno dell’Epifania. Quel bambino finalmente si rivela a tutti come il Figlio di Dio e così ci rivela il grande amore che Dio ha per ogni uomo e ogni donna.

Perché i magi donano oro, incenso e mirra?

Re Magi statue

I Magi, venuti dall’Oriente, offrono a Gesù alcuni doni: l’oro, l’incenso e la mirra. Si tratta di beni molto preziosi e ricercati, che sottolineano l’importanza di questo bambino ai loro occhi. Come spesso accade nei testi biblici, questi doni parlano di Dio e parlano anche di noi.
L’oro è il metallo prezioso per eccellenza, con cui venivano fabbricati gli ornamenti dei re.
L’incenso era il profumo che si usava nelle preghiere e nei sacrifici.
La mirra era l’unguento con cui si ungevano i corpi dei defunti, quasi a salvarli dalla corruzione della morte.
Se guardiamo a Gesù, scopriamo che questi doni ci manifestano chi lui è: il Signore della vita, il vero Dio che si fa prossimo a ogni uomo, colui che vincerà per sempre la morte con la potenza della Risurrezione. Se guardiamo a noi, invece, scopriamo nell’oro il segno dell’amore autentico che sappiamo vivere e che rende preziose le nostre relazioni; nell’incenso intravvediamo il segno della nostra fede, che ci insegna a guardare verso l’alto; nella mirra cogliamo un invito a liberarci di ogni atteggiamento che sa di morte, per poter cominciare una vita nuova.

L'Epifania è un'autentica rivelazione

Così, ancora una volta, scopriamo come l’Epifania è una autentica e sorprendente “rivelazione”: della verità nascosta in Dio e della verità nascosta dentro a ciascuno di noi. Mi piace pensare, perciò, che l’Epifania non sia solo la fine di tutto e che il sentimento con cui viverla non sia la malinconia per le feste passate: i Magi “sono un inizio, rappresentano l’incamminarsi dell’umanità verso Cristo, inaugurano una processione che percorre l’intera storia. Non rappresentano soltanto le persone che hanno trovato la via fino a Cristo. Rappresentano l’attesa interiore dello spirito umano” (J. Ratzinger, L’infanzia di Gesù, p. 113). Che i nostri passi su questo cammino possano essere ancora molti e carichi di fiducia! Che quell’attesa possa alimentarsi di condivisione! Che la nostra vita possa essere anch’essa una piccola “epifania”, rivelazione dell’amore con cui Dio ci ama!