Ogni anno è un’occasione privilegiata per riflettere sulla mobilità umana, che ha il suo apice in Gesù Salvatore, straniero nel mondo degli uomini, che continua la sua opera di salvezza anche attraverso gli stranieri di oggi.
Dall'inizio dell'anno fino ad oggi i flussi migratori verso l'Italia sono raddoppiati rispetto allo scorso anno e triplicati rispetto a due anni fa. Il dibattito politico si è infiammato ed esteso a tutta l'Europa con toni e azioni da campagna elettorale in vista delle elezioni europee della prossima primavera.
Una situazione disorganica e confusa che ricade sulla pelle delle persone migranti.
Ne abbiamo parlato con Matteo Fadda, Responsabile Generale della Comunità Papa Giovanni XXIII e Presidente dell'ONG Condivisione fra i Popoli che gestisce progetti in molti tra i paesi più poveri del mondo.
Papa Francesco desidera promuovere una rinnovata riflessione su un diritto non ancora codificato a livello internazionale: il diritto a non dover emigrare, ossia il diritto a poter rimanere nella propria terra. Le persone migranti fuggono dalla violenza: guerre, regimi autoritari, pulizie etniche, sfruttamento economico. Sono tutte dinamiche di violenza che hanno effetti devastanti sulle persone più fragili che vedono nei paesi ricchi il miraggio del benessere, una possibilità per uscire dalla violenza che vivono.
«Si dovrebbe modificare la logica che soggiace alla violenza. Per farlo bisogna introdurre la logica della nonviolenza nelle relazioni tra persone e tra Stati. Non più rapporti di forza ma occorre mettere al centro la persona.»
«Anzitutto siamo presenti con case di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII in 42 Paesi del mondo in cui viviamo seguendo il carisma specifico che ci ha lasciato don Oreste Benzi, come le case famiglia per l'accoglienza dei più piccoli. Con l'ONG Condivisione fra i Popoli realizziamo progetti di educazione, cura, lavoro, come ad esempio il progetto Rainbow che da diversi anni offre a centinaia di bambini la possibilità di andare a scuola e di mangiare almeno una volta al giorno. Cerchiamo di redistribuire la ricchezza. Anche perché è assodato che non si può replicare il modello occidentale in tutti i Paesi del mondo. La condivisione dei beni è dunque la strada imprescindibile.»
«Don Benzi diceva che il mio superfluo è rubato ai poveri. Oggi possiamo dire che quello che noi prendiamo lo togliamo agli altri. Dunque dovremmo fare rinunce.»
«È miope cercare di bloccare i flussi migratori. Perché i migranti non si fermano davanti a nulla. Nella mia famiglia abbiamo accolto una ragazza che proviene dall'Africa. Lei ha paura del mare e non sa nuotare, eppure ha affrontato un viaggio in un barcone. Ha preferito rischiare di morire piuttosto che restare nel luogo in cui viveva. Papa Francesco nel suo messaggio dice che “conflitti, disastri naturali, o più semplicemente l’impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra di origine costringono milioni di persone a partire”. Lei è stata costretta, non ha avuto scelta.»
«Quando questa ragazza è arrivata da noi, due anni fa, non sapeva una parola di italiano ed aveva la 3° elementare. Oggi ha completato tutti e tre i livelli di italiano, ha ottenuto la licenza di scuola media e quest'estate è andata a lavorare. Un lavoro duro, con una paga non alta, ma regolare. E dato che era duro, non ha “rubato” il lavoro a nessuno. Adesso vuole prendere la patente e sta pensando a farsi una sua vita. Quello che voglio dire è che l'accoglienza diffusa, nelle famiglie, è efficace. Funziona. Lo abbiamo visto nell'ultimo anno e mezzo con l'accoglienza degli ucraini.»
«Anzitutto di potenziare i corridoi umanitari, uno strumento che, con tutti i suoi limiti, permette di “governare i flussi, avendo rispetto della dignità di ogni migrante” e viaggiare “in modo sicuro e legale”, come ha scritto il Santo Padre nel messaggio. Poi promuovere l'accoglienza diffusa, valorizzando tutto il bene che fa il Terzo Settore, come le associazioni familiari che offrono accoglienza o le associazioni dei Tutori dei minori non accompagnati. Infine, occorre destinare più risorse alla cooperazione allo sviluppo. L'Africa negli ultimi decenni è stata abbandonata dall'Europa e adesso è sfruttata più che durante il colonialismo.»
«È impegnativo ciò che ci chiede il Signore. Alla fine del Messaggio Papa Francesco, citando il Vangelo di Matteo, ci ricorda: “Ero straniero e mi avete accolto. Queste parole suonano come monito costante a riconoscere nel migrante non solo un fratello o una sorella in difficoltà, ma Cristo stesso che bussa alla nostra porta”.»