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11 Aprile 2022

Giovani consacrati: non sono in via di estinzione!

Ecco 3 storie di gioventù bruciata, ma dall'amore di Dio
Giovani consacrati: non sono in via di estinzione!
A 20 anni, con tutta la vita davanti, scelgono di consacrarsi a Dio. Ma lo fanno fuori dai conventi, senza il saio o il velo, puntando tutto sulla condivisione con gli ultimi.
Ormai è sotto gli occhi di tutti: nell’ambito delle Chiese europee le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sono in declino da molto tempo. La maggioranza dei ragazzi vive «una diffusa indifferenza rispetto all’universo della fede. Certo, non si pongono “contro”: contro Dio, contro la Chiesa, contro il Vangelo o contro Gesù. Ma semplicemente vivono “senza”: senza Dio, senza la Chiesa, senza il Vangelo e senza Gesù». Sono le parole di don Armando Matteo, autore del libro La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede (ed. Rubbettino).
«Il crescente ateo-agnosticismo delle nuove generazioni europee è tema che fatica a diventare centrale per le agende delle Chiese», rileva don Matteo. Anche il Sinodo sui giovani del 2018 «lo ha solo sfiorato. Ma è lì che si deve tornare, se si vuole pensare al possibile futuro delle vocazioni sacerdotali e religiose. E anche delle vocazioni al matrimonio». 
La crisi di vocazioni religiose non è stata di certo aiutata dagli scandali legati alla pedofilia che hanno travolto diversi membri della Chiesa. Eppure alcuni giovani continuano a sentire l’attrazione per una vita dedicata totalmente a Dio e al prossimo, scegliendo la povertà evangelica, la verginità per il regno dei cieli e l’obbedienza come liberazione dal proprio egoismo.

La storia di Matteo: «Diceva che ero andato fuori di testa per i poveri»

Matteo Esposito
 
Matteo Esposito, 30 anni, originario di Chieti racconta: «Da adolescente, avrò avuto 18 anni, sentivo un vuoto dentro di me: cercavo di colmarlo con esperienze forti – ero io il trascinatore del gruppo-, con la bella vita e il divertimento insieme agli amici, poi con il lavoro – facevo l’agente di commercio- con l’ambizione, con i soldi. Ma non riuscivo a colmare quel vuoto. Poi a 23 anni ho fatto un ritiro di esercizi spirituali e una notte ho percepito una Presenza più grande, ho scoperto l’esistenza di un Dio. Appena l’ho scoperto, ho deciso di vivere solo per lui».
Così Matteo inizia ad andare a Messa tutti i giorni per saziare quella fame e sete di Dio che non gli davano tregua. Una mattina tre barboni, che chiedevano l’elemosina fuori dalla chiesa, gli si avvicinano e gli si siedono accanto durante la Messa. Lui lo vede come un segno e li porta a casa, seminando scompiglio in famiglia. Ma non basta: inizia ad andare in stazione tutte le sere e diventa il “rappresentante” dei senza fissa dimora che gli chiedono cibo, soldi, vestiti. Decide di lasciare il lavoro e di usare i propri risparmi per costruire una casa d’accoglienza per i poveri. «Ero fidanzato e dovevo sposarmi, ma a quel punto la mia ragazza mi ha lasciato, più che altro per darmi una scossa. Diceva che ero andato fuori di testa per i poveri».

Maria Angela: «Gesù ha stravolto i miei progetti»

Maria Angela Simone
 
Una “scossa” l’ha presa anche Maria Angela Simone di Roccamonfina (Caserta) mentre stava terminando gli studi di Giurisprudenza e desiderava una vita esplosiva: «Stavo scrivendo la tesi. Ormai era fatta, il traguardo era vicino e sognavo le vette che avrei potuto raggiungere dopo quella salita: vedevo già le aule dei tribunali, gli assegni sulla mia scrivania… In quel momento avevo tutto quello che potessi desiderare: l’università, la famiglia, un fidanzato che amavo.
Eppure in quel tutto mancava Tutto, mi portavo dentro un senso di insoddisfazione, di vuoto che non riuscivo a riempire con nulla. L’incontro con Gesù ha stravolto i miei progetti, il modo di pensare, di guardare le cose e soprattutto gli altri. Così dopo la laurea, mi sono arresa al suo amore ed è iniziata un’avventura allo stesso tempo nuova e piena di meraviglia».

Silvia: «Fin da piccola sognavo di sposarmi, invece...»

Silvia Feltrin
 
Silvia Feltrin 29enne di Ponzano Veneto (TV) invece sognava fin da piccola di sposarsi: «Vedevo il mio futuro già tutto bello programmato. Poi a 20 anni ho perso mia mamma e mi è crollato il mondo addosso. Provavo tanta rabbia nei confronti di Dio, al punto da dubitare della sua esistenza».
Silvia però decide di non farsi inghiottire dal rancore e con altri giovani della diocesi di Treviso inizia un cammino di preghiera e approfondimento della Parola di Dio: «Ho scoperto quanto Dio mi stava amando anche in quel momento in cui io non riuscivo a sentire niente. Riscoprendomi così tanto amata, ho cominciato a chiedermi come restituire tutto questo amore. Ho intuito che mi stava chiamando a una scelta totalizzante: amando Dio avrei potuto raggiungere tutti». 

Consacrarsi: una scelta controcorrente

Matteo, Maria Angela e Silvia hanno fatto la scelta di emettere i voti di speciale consacrazione all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Ma cosa significa consacrarsi oggi? «Il consacrato deve ricordare la presenza di Dio – dice Matteo - la sua missione è di fare di Cristo il cuore del mondo, deve essere annuncio non con le parole, ma con la propria vita. Essere consacrato significa essere fratello minore di Gesù e continuare la sua vocazione, che è la nostra vocazione, cioè non anteporre niente alla volontà di Dio, cercando di vivere radicati con i piedi in Paradiso ma con le mani in pasta, su questa terra».
Una scelta controcorrente, visti i dati delle ultime ricerche sul rapporto tra i giovani e la fede, ma Maria Angela non è d’accordo: «È controcorrente scoprire di non essere sotto questo cielo per caso? È controcorrente scoprire che ognuno di noi è pensato per qualcosa di semplice, ma allo stesso tempo straordinario? È controcorrente non arrendersi davanti ai sogni? E non ditemi che voi non ne avete uno. Essere se stessi in un’ordinaria straordinarietà è ciò che ognuno desidera nel cuore, e io ho riposto a tutti questi desideri scoprendo che il mio sentiero per arrivare in vetta si chiama consacrazione. È controcorrente scoprire che Gesù non è triste, ma è contento e ci vuole contenti, che si può essere credenti e contenti, consacrati e contenti? Oggi il consacrato è chi si lascia accarezzare dallo sguardo di Dio e guarda l’umanità con la stessa tenerezza di Dio».
Animati da questo entusiasmo questi 3 giovani hanno avuto il coraggio di lasciare la strada conosciuta, magari già pianificata, per avventurarsi sul sentiero misterioso della vita donata a Dio e agli altri. Ora vivono spendendosi 24 ore al giorno per i più emarginati in casa famiglia. 
E gli altri giovani? «Credo che il Signore continui ancora oggi a chiamare tanti giovani -dice Silvia- e credo che molti sentano dentro di sé il desiderio di una scelta di vita totalizzante, ma essendosi allontanati dalla Chiesa non sanno come dare un nome a questo desiderio e cercano risposte altrove. Continuo a vedere la bellezza della Chiesa e tutto ciò mi spinge ancora di più a starci dentro, per far vivere anche ad altri quanto di bello ha donato a me».