Sono tra i principali produttori mondiali di grano, orzo, mais, colza. Che cosa sta succedendo col protrarsi del conflitto e quali sono le alternative?
L'invasione della Russia in Ucraina sta mettendo a rischio la sicurezza alimentare a livello globale. Russia e Ucraina, infatti, svolgono un ruolo sostanziale nella produzione e fornitura di alimenti:
la Russia è il più grande esportatore mondiale di grano e l'Ucraina è il quinto. Insieme, forniscono il 19% della fornitura mondiale di orzo, il 14% del grano e il 4% del mais, rappresentando oltre un terzo delle esportazioni mondiali di cereali. Sono anche i principali fornitori di colza e rappresentano il 52% del mercato mondiale delle esportazioni di olio di girasole.
Chi può sostituire Russia e Ucraina nella fornitura di cibo?
Ci sono una cinquantina di paesi nel mondo che dipendono dalla Russia e dall'Ucraina per il 30% o più della loro
fornitura di grano. Molti di loro sono paesi meno sviluppati o paesi a basso reddito nel Nord Africa, in Asia e nel Medio Oriente.
Ucraina e Russia
coprono l'85 per cento della domanda di grano in Egitto.
Egitto,
Algeria,
Tunisia e
Libia producono meno della metà dei cereali che le loro popolazioni consumano ogni anno. In questi stati si mangia una quantità di pane tre volte superiore alla media mondiale, perché è un elemento essenziale della dieta locale, in particolare tra le classi più povere.
Non è ancora chiaro se altri esportatori sarebbero in grado di colmare questa lacuna. Le scorte di grano stanno già esaurendosi in
Canada, ed è probabile che le esportazioni da Stati Uniti, Argentina e altri paesi siano limitate poiché i governi cercheranno di dare priorità all'approvvigionamento interno.
Anche le prospettive di esportazione dell'
olio di girasole e di altri oli alternativi restano incerte. I principali importatori di olio di girasole, tra cui India, Unione Europea, Cina, Iran e Turchia, devono trovare altri fornitori o altri oli vegetali.
I prezzi degli alimenti ai massimi storici
Come
ha spiegato il direttore generale della Fao,
Qu Dongyu, i prezzi dei generi alimentari, già in aumento dalla seconda metà del 2020, hanno raggiunto il massimo storico nel febbraio 2022 a causa dell'elevata domanda, dei costi di trasporto e delle interruzioni portuali.
I prezzi globali del grano e dell'orzo, ad esempio, sono aumentati del 31% nel corso del 2021. I prezzi dell'olio di colza e dell'olio di girasole sono aumentati di oltre il 60%. Anche l'elevata domanda e la volatilità dei prezzi del gas naturale hanno fatto aumentare i costi dei fertilizzanti. Ad esempio, il prezzo dell'urea, un fertilizzante azotato, è più che triplicato negli ultimi 12 mesi.
I contadini ucraini non possono lavorare
Il conflitto potrebbe anche limitare la produzione agricola e il potere d'acquisto della stessa Ucraina, portando a una maggiore insicurezza alimentare a livello locale. I raccolti di cereali saranno pronti per la raccolta a giugno: non è chiaro se gli agricoltori in Ucraina saranno in grado di portare a termine il raccolto e distribuire la merce sui mercati.
L'ondata di sfollati a causa della guerra ha
ridotto il numero di braccianti e lavoratori agricoli. L'accesso ai campi è reso difficile dall'invasione. Anche l'allevamento di bestiame e pollame e la produzione di frutta e verdura sono limitati.
E poi ci sono le infrastrutture:
i porti ucraini sul Mar Nero hanno chiuso e anche se l'infrastruttura del trasporto interno rimane intatta, il trasporto di grano su rotaia sarebbe limitato dal conflitto in corso. Inoltre, le criticità del trasporto di cereali ha fatto crescere i premi assicurativi per la regione del Mar Nero, che aggrava i già elevati costi di spedizione.
Fao, quali soluzioni
Per la Fao, i paesi che dipendono maggiormente dalle importazioni di cibo dalla Russia e dall'Ucraina devono
cercare fornitori alternativi ma anche
fare affidamento sulle proprie scorte alimentari e
diversificare la loro produzione interna per garantire l'accesso delle persone a diete sane.
Quest'ultimo punto è il più importante e meno indagato dalla comunità internazionale. La guerra in Ucraina sta dimostrando quanto c'è bisogno di
riflettere sul modello di sovranità alimentare, oggi influenzato dalla dipendenza - come dimostra anche il settore energetico - di regimi poco democratici. La sfida, oltre a garantire sostegno alle persone più vulnerabili, diventa quindi quella di pensare a
nuovi equilibri commerciali, più sostenibili ed etici, basati sulla filiera corta e su una maggiore varietà dei prodotti.