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26 Dicembre 2022
Ultima modifica: 26 Dicembre 2022 ore 15:31

Hanno vinto la droga durante il Covid-19

Oggi a Rimini il Riconoscimento della vittoria contro le dipendenze
Hanno vinto la droga durante il Covid-19
122 persone da tutta Italia hanno terminato il percorso nelle comunità terapeutiche della Comunità Papa Giovanni XXIII. Mons. Zuppi celebra l'Eucarestia. I racconti
Una foto molto intima. Ordinata, il letto che ha conosciuto il cambiamento rifatto con cura. Un compagno di stanza. 2 anni vissuti qui possono sembrare un istante, visti dalla fine, ma sono lunghi mentre li si attraversa.

«Prima di entrare in Comunità mi immaginavo un luogo in cui mi avrebbero fatto un lavaggio cervello; invece trovato un posto dove un po' alla volta mi hanno aiutato a lavorare su me stesso. Io volevo continuare a studiare, e qui mi hanno dato l'opportunità di farlo».

Lo racconta Giuseppe, iscritto ad ingegneria. Il Covid-19 paradossalmente l'ha aiutato, perchè ha potuto continuare a seguire le lezioni a distanza:  «Ecco una cosa importante che ho sentito cambiare in me. Ora so leggermi di più, sapermi raccontare agli altri».

Ci sarà anche lui fra le 122 persone (inizialmente erano confermate in 110, 68 in presenza e gli altri collegati dall'estero) che oggi vedono riconosciuto il proprio cammino di superamento delle dipendenze patologiche.

«La prima festa del riconoscimento venne celebrata nel 1983. Era il giorno di Natale, e venne celebrata dal Vescovo Locatelli con Don Oreste Benzi insieme ai suoi fedelissimi don Elio e don Nevio», ricorda Francesco Merciari, che fu operatore nella prima comunità terapeutica della Papa Giovanni XXIII.

Ecco l'intervento di Mons. Carlo Maria Zuppi, Presidente della Cei, durante la celebrazione di oggi.

 

Le prime canne a 17 anni

Giuseppe, che è originario di una provincia del Veneto, oggi ha 26 anni. Aveva fumato il suo primo spinello a 17 anni anni, «Più che altro per divertirmi», racconta. A 20 anni aveva già provato tutte le sostanze che era riuscito a reperire sul mercato. A 22 anni aveva aggredito violentemente il padre.

«I miei genitori — racconta Giuseppe — erano separati; li vedevo litigare ma non riuscivo a dirgli "anche io ci sto male". La loro situazione mi aveva abituato a tenere le emozioni compresse dentro di me, ma non ritengo loro i responsabili del mio crollo», racconta.

Ha dovuto poi lavorare molto su di sé in un cammino fatto di costanza ed impegno: «Una cosa che mi ha cambiato la vita in Comunità è stata l'esperienza di servizio alle persone disabili, e ancora oggi ripensare al loro sorriso mi commuove. Fu mia sorella ad avviarmi al recupero».

Giovani delle comunità terapeutiche insieme al Vescovo di Rimini Lambiasi
Rimini, festa del Riconoscimento per le persone che hanno concluso il programma terapeutico per uscire dalle dipendenze nel 2019
Foto di Andrea Luccitelli


Molte delle vittime di dipendenze si trovano alle prese con il problema della poli-assunzione: all’uso di sostanze si affianca sempre più spesso la dipendenza dal gioco d’azzardo, dall’alcol o altro.

Il superamento dell'alcolismo

È il caso di Massimo che oggi ha 47 anni, e che dopo circa due anni vissuti in una Comunità dell'Emilia oggi lavora come falegname. «A 15 anni fumavo le prime canne e a 20 anni iniziai ad assumere cocaina. Ma ho scoperto poi, grazie all'aiuto dei professionisti, che il mio problema più grave era l'alcolismo. Nascondevo le bottiglie a mia moglie. Avevo equilibrato le droghe e l'alcool come su una bilancia, per riuscire a dormire in un certo periodo anche due o tre ore per notte».

Il percorso di recupero all'interno delle realtà della Comunità Papa Giovanni XXIII dura in media 3 anni ed è costituito da 3 fasi: l’accoglienza, la comunità, il rientro. Massimo oggi è diventato volontario in comunità al fianco dei nuovi arrivati, e al telefono trova il coraggio di chiedere scusa ai propri familiari.

Giuseppe  così si rivolge alle giovani vittime: «Ad un certo punto ti pare sia impossibile riuscire a cambiare. Ma devi continuare a crederci. Chiedi aiuto; cerca di fare il più piccolo passo possibile verso una vita migliore».