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23 Giugno 2022

Il tradimento virtuale

Non ho tradito "fisicamente"!
Il tradimento virtuale
Foto di fizkes
Messaggini, ammiccamenti, appuntamenti. Nulla di grave, sia chiaro. Siamo proprio sicuri?
La fedeltà è uno dei pilastri della relazione di coppia. 
Se l’infedeltà – intesa come consumazione di un atto sessuale con un partner diverso dal marito o dalla moglie – è una questione piuttosto chiara, meno chiare sono altre situazioni.

I social e le situazioni ambigue

Che dire per esempio degli ammiccamenti sui social? Dei messaggi confidenziali con persone dell’altro sesso? Dei pranzi di lavoro con la collega o il collega simpatico? Magari appartati dagli altri?
«Non ho fatto niente di male» si giustifica solitamente l’accusato o l’accusata. È il caso, altro esempio, di quando nel gruppo classe due genitori – ovviamente di famiglie diverse – si stanno così simpatici da avviare una conversazione parallela, solo per loro. Dal trovare comunanza di vedute, a scoprirsi con interessi simili, a cominciare con apprezzamenti innocui, a confidarsi le difficoltà nei rispettivi matrimoni, al dirsi «che peccato non esserci conosciuti prima» il passo può essere molto breve.
Solitamente vengono “scoperti”, anche perché la mole di energie dedicate a queste conversazioni non passa inosservata. Il marito o la moglie si insospettisce, controlla i messaggi, e scoppia la bomba.
«Non volevo fare nulla di male... non sapevo… guarda puoi leggere tutto. Guardi anche lei dottore».

Non è solo una questione di regole

Già, ma questo è una classica situazione nella quale la semplice osservanza della Legge non è sufficiente. Serve – visto l’argomento – mettere in campo anche il cuore. 
Il cuore deve saper discernere gli atti leciti e non leciti, ma anche quelli più o meno opportuni. Confidarsi, ammiccare, cercare spazi esclusivi, non costituisce in sé violazione della “legge” sulla fedeltà ma oggettivamente porta ad un disinvestimento affettivo dal partner e dalla propria relazione. Sono quindi azioni “inopportune” che rischiano di diventare pericolose.
In alcuni casi la gravità è soggettiva – per alcune che il marito possa fermarsi a bere qualcosa con la collega è accettabile, per altre no – ma la soggettività non deve giustificare quanto piuttosto sollecitare a tener conto anche della sensibilità del partner, dei diversi momenti di vita, dell’affiatamento nella coppia.


Foto di Marco Scarmagnani

Prendiamo un caffè?

 
Nella bassa Veronese c’è una fiaba dialettale che racconta di un bel giovane che avrebbe dovuto incontrarsi a mezzanotte con una principessa, portando con sé un fazzoletto magico donatogli da una vecchia saggia. Così sarebbe diventato il suo sposo. Ma questo bel giovane per ben tre volte mancò all’appuntamento perché una donna che abitava vicino a quel ponte “lo invita a prendere un caffè”. E poi si addormentava. La banalità quasi comica della situazione è uno specchio fedele della banalità con la quale – più spesso di quel che si pensi – qualcuno si mette in situazioni di rischio che poi danno avvio a spirali di sfiducia che creano dolore nella coppia.
L’invito – attenzione – non è a blindarsi, a castrarsi, a non poter vivere per paura della gelosia del marito o della moglie. Ma a rimanere svegli, vigili, a non disperdere l’investimento affettivo perché il lavoro continuo sulla propria coppia è l’antidoto contro l’infedeltà e anche contro la gelosia.