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29 Marzo 2022

Kenya: dalla baraccopoli al ristorante 5 stelle

Era uno dei tanti ragazzi dei quartieri poveri di Soweto: ora studia per diventare chef.
Kenya: dalla baraccopoli al ristorante 5 stelle
Foto di Archivio di Condivisione fra i Popoli
Rischiava di finire sulle strade tra le bande dei ragazzi di nessuno nella periferia di Soweto, capitale del Kenya. Accolto dalla casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, ora Steven sogna in grande: vuole diventare uno chef e sta facendo il tirocinio in un resort a 5 stelle.
A 21 anni “My food” ha le idee ben chiare sul suo futuro: «Nella vita è importante sapere da dove vieni e dove stai andando. Io lo so, voglio diventare chef.»
Il vero nome di “My food” è Steven, ma tutti lo chiamano così perché sin da piccolo, ogni volta che qualcuno si avvicinava al suo piatto, lui lo attirava a sé dicendo: «No, it’s my food, è il mio cibo!».
 
Un soprannome, un destino. Chi l’avrebbe mai detto che la cucina lo appassionasse così tanto da volerla trasformare in un mestiere?
Lui però ne è convinto. Due anni fa si iscrive così a un corso di cucina presso l’Amboseli Institute of Hospitality and Technology, una scuola molto buona che si trova a Thika, una quarantina di km da Nairobi, Kenya.
 
Tra i fornelli si diverte, anche se fare il cuoco è un lavoro duro come sta sperimentando nel resort a 5 stelle del parco nazionale di Amboseli dove sta svolgendo tirocinio.
La sera è stanco, ma la fatica non lo spaventa perché sa che lo studio e la pratica sono un’opportunità unica di riscatto, la via di fuga da un futuro già scritto. Soprattutto per ragazzi come lui, figli di famiglie così povere da non poter nemmeno andare a scuola.
 
Padre assente e madre problematica, Steven cresce con la nonna alla periferia di Nairobi. Lei cerca di prendersi cura di lui come può, ma non riesce a tutelarlo.
Quando incontra la Comunità Papa Giovanni XXIII ha circa 5 anni. È spesso solo e rischia di entrare a far parte di quella folta schiera di bambini e ragazzi che vivono o lavorano per le strade di Nairobi, 15.337 secondo l’ultimo censimento nazionale.
 
Per questo viene accolto a Baba Yetu, la baracca tra le baracche di Soweto, un quartiere povero di Nairobi, in cui vivevano i volontari della Papa Giovanni XXIII, dove inizia a capire quanto valga l’amore di una famiglia.
Nel 2009 la struttura viene distrutta da un incendio e lui si trasferisce al G9, centro che la Comunità aveva nel frattempo avviato nel quartiere di Kahawa West per fronteggiare l’emergenza dei ragazzi di strada.
 
«Il miglior posto dove vivere, pieno di gente simpatica come me!», commenta Steven che qui ha trascorso buona parte dell’adolescenza potendo contare sull’affetto della sua nuova famiglia, oltre che su un tetto sicuro sopra la testa, cibo nel piatto, libri per la scuola e medicine quando necessario.
 
Simone Ceciliani, l’attuale responsabile del Centro in Kenya dal 2011, l’ha visto crescere ed è molto orgoglioso di lui e della sua determinazione.
Come un papà l’ha incoraggiato nello studio ed è felice di aver contribuito a mantenere vivi i suoi sogni, garantendogli l’opportunità di studiare.
 
Oggi Steven sogna in grande, vuole diventare un grande chef. Ama la cucina italiana e chissà che un giorno non riesca a venire nel nostro paese per specializzarsi.
Forza “My food”, facciamo il tifo per te!

Centro per ragazzi G9 in Kenya

Attualmente il centro G9 accoglie 15 bambini e ragazzi che qui hanno trovato una famiglia e punti di riferimento stabili per orientarsi nella vita. Aiuta poi altri 15 giovani iscritti a scuole secondarie, corsi professionali e l’università.
Da novembre 2020 il centro è sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna. I contributi ricevuti sono destinati in particolare al potenziamento delle attività educative, garantendo la continuità nell’inserimento scolastico dei ragazzi seguiti.
Un obiettivo non da poco visto che il tasso di abbandono, già molto elevato, è peggiorato in seguito alla pandemia.
 
Per saperne di più visita il sito di Condivisione fra i Popoli.