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Nella coppia, come nella vita, è importante imparare ad affidarsi, ma senza perdere di vista il compito adulto di sapersi reggere sulle proprie gambe
Quando ad un corso fidanzati si chiede quali sono gli ingredienti dell’amore, al primo posto spesso si sente dire «la fiducia». Ora, è chiaro che un rapporto di coppia deve basarsi su una buona dose di fiducia reciproca, ma bisogna assicurarsi che questa fiducia non sia la “fiducia cieca” che – in modo paradossale – spera che l’altro non deluderà mai.
Se ci si affida a questa fiducia, viene da sé, la delusione cocente è dietro l’angolo. E non perché l’altro tradisca deliberatamente la fiducia compiendo azioni contrarie alla coppia, anche se succede anche questo. Non solo per questo, ma anche solo per il fatto che l’altro è una persona limitata e quindi destinata all’errore, all’essere fallimentare.
La fiducia è come un abbraccio
Quindi ben venga la fiducia nella coppia intesa come ottimismo di base, entusiasmo, credito all’altro, ma attenzione che non sia come la fiducia del bambino, che si affida totalmente all’altro.
Forse si può rendere l’idea con un esempio molto concreto e semplice: un abbraccio.
Un abbraccio può essere considerato una metafora della fiducia. La fiducia nella coppia è dare un abbraccio stando in piedi sulle proprie gambe e godendo della relazione corporea che questo scambio dona. Le gambe seguono le oscillazioni del rapporto, le braccia, le spalle e la schiena si possono rilassare, l’ossitocina si diffonde nel corpo con il suo effetto benefico sull’attaccamento tra i due.
La fiducia cieca invece è come immaginare un abbraccio nel quale ci si butta a peso morto tra le braccia dell’altro, pretendendo di essere sostenuti.
Ora, nella migliore delle ipotesi, sarà un abbraccio che alla lunga diventa molto scomodo, imbarazzante, rigido. Se poi entrambi si buttano a peso morto sull’altro, è un disastro. Non è difficile da immaginare.
Le diverse fasi della vita di coppia
Ci sta che all’inizio del rapporto ci si aspetti di essere talmente sostenuti da mettere alla prova il partner sulla sua capacità di sostegno. Ma il tempo dovrebbe portare la coppia a riconoscersi in una relazione più matura, nella quale ci sono un io e un tu che si relazionano donandosi liberamente.
Per i credenti dovrebbe essere chiaro che l’abbandono totale è al creatore, non alla creatura.
Come Amore e Psiche
Nel celebre mito di Amore e Psiche, c’è un passaggio nel quale Psiche dice al suo amato: «non mi spaventano più le tenebre notturne: ora la mia luce sei tu». È una frase che ricorda molto il passaggio dell’Apocalisse «E non ci sarà più notte; essi non avranno bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché li illuminerà il Signore Dio». Psiche, nel culmine di una relazione appassionata, scambia Amore, Eros, per il proprio dio, il proprio tutto. È una fase che ogni coppia passa, quando l’innamoramento – inteso come la prima parte passionale della relazione – è forte. Ci sarà bisogno di molto lavoro perché i due si possano re-incontrare come individui e non in una relazione fusionale in cui la dipendenza non permette l’incontro reale con l’altro.