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17 Febbraio 2024

La quaresima? Un cammino, un dono, una sfida

Consigli per vivere al meglio i 40 giorni che ci preparano alla Pasqua
La quaresima? Un cammino, un dono, una sfida
Foto di irissca - generato con IA
La Quaresima è una sfida rivolta all'innegabile desiderio di autenticità, di una vita libera e riconciliata che abita il cuore dell'uomo, da accogliere con gioia, docilità e riconoscenza.

Stasera a casa è arrivato Emiliano; sessant’anni portati male e pesanti come le sue valigie. Entra e dopo mezz’ora rompe il silenzio: «Grazie». E si commuove. A chi è povero manca sempre il necessario (casa, visto, lavoro…), ma poi ne incontri alcuni che seppur privi del necessario non lo sono dell’essenziale: Dio è con loro e si vede. Tanti assomigliano ad Emiliano. Provati in tutto eppure sempre lieti, amorevoli e senza pretese, comprensivi ed umili, indifesi e in pace. Capisci allora che loro sono davvero beati, quelli da cui imparare a vivere, a credere e a seguire il Signore, quei veri poveri, a cui – come dice il Vangelo - appartiene il Regno dei cieli (cf Mt 5,3). Ed è plausibile che siano proprio loro (Sandrino, Novella, Namir, Irina e Jian…) la voce che oggi ci invita a ritornare a Dio e a credere per davvero al Vangelo.

La quaresima è un dono

«Ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Così esordisce la Liturgia della Parola nel mercoledì delle Ceneri. Deve essere chiaro fin da subito che la Quaresima non è una serie di sterili propositi e rinunce per lo più marginali; non è una proposta anacronistica di una Chiesa che non sa captare i veri bisogni dell’uomo moderno; e nemmeno qualcosa di così statico e stantio, se non per chi non sa cogliere la bellezza del dono; perché di dono si tratta!
«C’è un invito – dice Papa Francesco – che nasce dal cuore di Dio, che con le braccia spalancate e gli occhi pieni di nostalgia ci supplica: Ritornate a me». Non è bella questa prospettiva? Fa sentire lo sguardo amorevole di Dio che ti contempla e ti cerca, perché ti ama ovunque tu sia, come lo è stato per il figlio della parabola, prima perso dietro ambizioni e sogni fallimentari e poi ripreso a casa, in famiglia (cf Lc 15,11-32). Allora, riscoprendola, anche la Quaresima riacquista il valore che le è proprio; è «il momento favorevole» (2Cor 6,2) in cui sperimentare l’amore del Padre nel suo Gesù, povero e servo, fonte unica della gioia vera. 

La quaresima è un cammino da intraprendere

La Quaresima è quindi un cammino da intraprendere, un viaggio di ritorno a Dio e verso se stessi; il tempo opportuno – dice Papa Francesco – a verificare le strade intraprese, riscoprire il nostro legame con Dio e discernere dove è orientato il nostro cuore! La Quaresima è pertanto una sfida rivolta all’innegabile desiderio di autenticità, di una vita libera e riconciliata, che abita il cuore dell’uomo, da accogliere con gioia, docilità e riconoscenza.

La Quaresima è il momento favorevole per discernere cosa muove, motiva e desidera il nostro cuore; per valutare la bontà delle opinioni e certezze raggiunte, i progetti che portiamo avanti; per verificare se camminiamo davvero col Signore, lo cerchiamo con assiduità e desiderio sincero, nella preghiera, nei sacramenti e nella comunità; se il silenzio è uno spazio di incontro con Dio e se stessi, oppure se genera disagio da dover interrompere con il web o la radio; se la riconciliazione col Signore è attesa o se è diventata un momento trascurabile che rimandiamo con facilità. 

Per camminare assieme a Gesù verso la Pasqua, non basta la ferma volontà di accogliere docilmente la sua Parola, ma un amore libero ed incondizionato, proprio come è l’amore di Gesù, come il chicco di grano che prima di poter dare i frutti buoni ed abbondanti, deve cadere nel terreno, marcire e macerare (Gv 12,24-26). Dio è amore e l’amore non può che amare e donarsi, senza limiti e condizioni. È l’amore di Dio che Gesù ci ha rivelato e con l’esempio ci ha insegnato a vivere. È l’amore che nulla trattiene e tutta dà. È la via della vita e la verità che assume i tratti umili di un uomo, che si fa l’ultimo degli ultimi, povero coi più poveri e lontani da Dio, servo di tutti. È Dio che, a chi accoglie la sua Parola e rimane nel suo amore, promette la gioia piena (cf Gv 15,11).

Il cammino di Quaresima che richiama ai 40 giorni in cui Gesù si è sottoposto alla tentazione del demonio nel deserto, evoca il cammino del popolo ebraico liberato dagli egiziani e in fuga verso al terra promessa. 40 anni vissuti nel deserto rappresentano un tempo determinato, che ha come prospettiva non la fine o la morte, ma la vita senza fine, non impedimento ad una condizione definitiva e certa di salvezza ma l’attesa di una maturazione, necessaria per vivere in pienezza la terra promessa da Dio. 

Fare quaresima è sperimentare riconoscenza e gioia

Allora, il sentimento che deve animare il cammino di Quaresima è quello della riconoscenza e della gioia, che si esprime nella lode ed esultanza. Perché per raggiungere la terra promessa, il popolo ha impiegato circa 40 anni se il territorio era molto ristretto e percorribile in pochi giorni? Per farci capire che per arrivare alla terra promessa, per diventare veramente eredi di ciò che Dio ha promesso, il popolo doveva essere preparato e pronto ad accogliere e custodire un dono tanto grande, a vivere nella libertà e nella giustizia. 

Lo stesso vale per noi! È necessario fare spazio in noi a Dio, permettergli di diventare il Signore di tutto noi stessi, finché sappiamo amarlo come lui chiede e desidera: «Tu amerai dunque l'Eterno, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza» (Dt 6,4-5). Fino a quando non si realizzerà questo nella nostra vita, possiamo consideraci come il popolo che cammina nel deserto, girando su se stesso e ripercorrendo tante volte le stesse strade. Fino ad allora, non saremo liberi per davvero, la nostra vita rimarrà incompiuta e anche la nostra gioia, quella promessa da Gesù, sarà imperfetta. 

Le sfide della quaresima

Allora, quali sono le sfide della quaresima?

  • Imparare a guardare tutto con lo stesso sguardo di Dio, che ama e benedice ogni cosa, cercando di correggere il nostro sguardo, spesso miope o distorto sulle realtà di Dio, degli altri e delle creature.
  • Usare bene il tempo, cercando di capire quale tempo possiamo togliere alle parole che non sono di Dio, per donarlo alla Parola che dà vita. Quale tempo possiamo togliere a una ricerca del benessere personale eccessivo? Quale tempo, infine, possiamo dedicare al dialogo con Dio per capire verso dove è orientato il nostro cuore?
Solo così al giovedì santo saremo pronti a farci lavare i piedi da Cristo e a lasciarci amare: condizione per diventare capaci di amare come lui senza condizioni e limiti, fino al dono della nostra vita, per amore di Dio e dei fratelli.