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23 Novembre 2020

Acqua potabile: il 41% va perduto

In Italia le reti idriche perdono acqua. Ecco dove e perché.
Acqua potabile: il 41% va perduto
Foto di Foto di Katja Just da Pixabay
La Basilicata è la regione con la maggior dispersione di acqua potabile. Seguono Sardegna, Lazio e Sicilia. Malfunzionamenti delle reti idriche e consumi abusivi. Che fare?
L’acqua potabile è una risorsa cruciale, da tutelare e da non disperdere. Ma a causa di malfunzionamenti delle reti idriche e dei consumi abusivi, in Italia le perdite idriche sono rilevanti e in cospicuo aumento.
Secondo i dati 2015 (questa la serie più recente) raccolti da OpenPolis, in Italia la dispersione di acqua potabile ammonta, in media, al 41,4% del totale dell’acqua immessa nella rete di distribuzione.
Nel 2012 era del 37,4%, «segno di una continua trascuratezza rispetto a una questione - scrive OpenPolis - su cui invece sarebbe urgente intervenire».

L’Italia è il paese UE che preleva più acqua

Nel rapporto Istat 2019l’Italia emerge come il paese Ue che preleva più acqua potabilepari a 156 metri cubi per abitante all’anno. Molta di quest’acqua viene dispersa prima di arrivare nelle abitazioni dei cittadini. Perdite che possono verificarsi tra il prelievo, l’immissione e la distribuzione nelle reti idriche comunali. Un fenomeno preoccupante, considerando quanto questa risorsa sia cruciale. Basti pensare che per molte persone l’acqua è ancora un bene poco accessibile: secondo il rapporto Oms-Unicef del 2017, sono 2,1 miliardi gli abitanti che non hanno un accesso sicuro all’acqua potabile nella propria abitazione.
Tornando al caso italiano, sono le regioni del centro e del sud a essere le più soggette a ingenti dispersioni di acqua potabile. Mentre nel nord, fatta eccezione per il Friuli-Venezia Giulia, le perdite idriche risultano più limitate. La Basilicata è la regione con la maggior dispersione di acqua potabile, pari al 56,3% del volume immesso nelle reti di distribuzione comunali. Seguono Sardegna, Lazio e Sicilia, tutti territori che subiscono perdite per almeno la metà delle immissioni. Al lato opposto della classifica, al di sotto della media nazionale (41,4%), troviamo regioni del nord, oltre alla Calabria e alle Marche. All'ultimo posto la Valle d'Aosta, che registra un dato molto positivo rispetto agli altri territori, con solo il 18,7% delle perdite.

Perdite idriche. Che fare per risolvere il problema

Nelle grandi città il divario nord sud è confermato: ai primi posti per dispersione abbiamo Palermo, Bari e Catania, tutte e tre con più del 50% di perdite idriche. Le quote invece calano drasticamente tra i grandi comuni del nord, tutti con meno del 30% di dispersione. Spicca positivamente Milano, dove la perdita di acqua potabile ammonta al 16,7%, la percentuale più bassa tra le città considerate. Tra i centri minori, invece, nelle province di Frosinone e Latina le perdite idriche superano il 70%. Ma se a livello regionale e provinciale la differenza tra settentrione e meridione è sostanziale, a livello comunale esistono perdite ingenti anche in piccoli paesi delle regioni più virtuose. Parliamo quindi di un fenomeno diffuso e implacabile. 
Che si può fare per arginare il problema? Innanzitutto, c’è bisogno di pianificazione. Come ci hanno confermato alcune società che gestiscono l’acqua potabile a livello comunale, invece di riparare piccole perdite andrebbero sostituiti chilometri e chilometri di tubature. Non è questione di età: ci sono tubature vecchie di vent’anni che funzionano perfettamente. Ciò che va migliorata, quindi, è l’infrastruttura sotterranea che porta l’acqua nelle nostre case: ma, si sa, per farlo c’è bisogno di investimenti. E di pianificare bene la rete, renderla tecnologicamente all’avanguardia, in modo da diradare il problema della dispersione una volta per tutte.