«Ripaga certamente la pazienza e l’impegno di un approfondimento multidisciplinare, nato a partire proprio dalla “pupilla” della Vocazione della Comunità Papa Giovanni XXIII: la condivisione».
Cosa significa "condividere" in questo ambito, e a quali conclusioni siete arrivati?
«Siamo partiti dall'ascolto. L'ascolto di un vivere sessuale, talvolta anche crudamente, dolorosamente, lontano dai nostri valori, ci ha fatto scoprire dubbi e domande che gli adolescenti e gli adulti hanno sull’affettività e sul sesso a cui tanto spesso non sappiamo trovare parole per rispondere. La proposta educativa non si può improvvisare, soprattutto quando riguarda l’intimità, la storia, la complessità personale e sociale di ognuno».
E per quanto riguarda il tema del metodo?
«Anche su questo punto, da tempo abbiamo convenuto sul fatto che fosse necessario e urgente trovare un metodo rigorosamente scientifico, focalizzato sul benessere sessuale, per uscire da un’idea di sessualità troppo spesso focalizzata su ciò che “non bisogna fare”, e che fosse per tutti: giovani e vecchi, ricchi e poveri, normodotati e disabili. Era anche necessario ed urgente trovare strumenti per aiutare i ragazzi a scoprire il Significato personale del corpo e della sessualità e capire cosa “si può fare” per sentirsi bene con se stessi e con l’altro, sviluppando così un senso critico davanti all’invasione delle proposte attuali».
Nel documento si propone anche di "ragionare"
Per ognuno di noi è stato necessario intraprendere un lavoro interiore personale e di ricerca che ci ha portato a scoprire un’interessante integrazione fra ricerca scientifica ampiamente validata, recenti teorie psicologiche e pedagogiche, tecniche e metodologie innovative che coinvolgono l’esperienza emotiva, cognitiva e corporea, coerenti con la visione antropologica cristiana che valorizza la persona e la differenza. Ancora una volta abbiamo preso atto della profezia di don Oreste Benzi, che già negli anni 60-70 coinvolgeva i pre-adolescenti a scoprire e donare sé stessi, proprio con metodologie molto simili a quelle ispirate ai contributi attuali».
Avete fatto delle proposte concrete?
«Ad un certo punto abbiamo sentito sufficiente coraggio e desiderio: là dove ci hanno chiamato abbiamo condiviso con bambini, giovani, adulti, genitori, educatori una proposta: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, dei percorsi esperienziali di educazione all’affettività e sessualità. L'idea era la seguente: vengo semplicemente a raccontarti cos’ho capito fino adesso…