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12 Settembre 2022
Ultima modifica: 4 Ottobre 2022 ore 11:35

Mancano i giovani: 2300 classi restano chiuse

La denatalità è un tumore che sta corrodendo da dentro il sistema scuola.
Mancano i giovani: 2300 classi restano chiuse
Foto di Ivan Aleksic
Si torna in classe oggi in 7 territori; nei prossimi giorni fine delle vacanze estive anche nelle altre regioni italiane. 7 milioni e 200 mila studenti cercano di capire le nuove regole che tentano di riportare il sistema alla normalità. Ma se guardiamo i dati capiamo quanto il futuro si prometta stravolto.
Quasi 121 mila studenti in meno dell'anno scorso stanno tornando in questi giorni nelle scuole statali di tutta Italia, per la bellezza di circa 2300 classi formate in meno rispetto all'anno scorso (Dati MIUR). E l'anno scorso si erano già persi altri 100.000 studenti, con la chiusura di 196 sedi scolastiche (comprendendo qui anche il calo delle paritarie) per un trend ormai consolidato. L'anno prima si erano chiuse 177 scuole, quello prima 124. In tutto stanno entrando in classe per questo anno scolastico 2022/2023 la bellezza di oltre 7 milioni e 200 mila studenti nelle statali, di cui circa 730 mila di cittadinanza non italiana. Ogni anno l'Italia perde dunque uno o due punti percentuali di alunni.

Il pesante calo delle nascite che sta attraversando il nostro Paese (peggio di noi solo Grecia, Corea del Sud, Porto Rico, stima delle Nazioni Unite) non è compensato dal lieve aumento di scolari di cittadinanza straniera presenti sul nostro territorio (Il numero di studenti iscritti a scuola con cittadinanza non italiana negli ultimi anni è aumentato solo di qualche unità di migliaia, MIUR).
Scuole superiori

Sempre meno bimbi al primo giorno di scuola

I bambini che cominciano oggi la prima elementare in Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e nella Provincia di Trento, sono i 468 mila nati nel 2016 (Istat), circa 12.000 in meno dell'anno prima. L'anno prossimo busseranno alla porta i figli del 2017, circa 15 mila in meno.

Il 14 settembre poi, via alle lezioni in Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Umbria; il giorno dopo toccherà a Emilia-Romagna, Lazio e Toscana. Il 19 settembre fine delle vacanze estive anche per Sicilia e Valle d'Aosta.

Alla ricerca di una scuola diversa

Ma in tempo di covid-19, un altro elemento si inserisce colorando il panorama scolastico:

«In tutta Italia ci sono stati casi di genitori che avevano scelto per i propri figli l'home-schooling o l'educazione parentale in alternativa alla scuola tradizionale, per non volerli vaccinare o per non voler sottostare all'obbligo di utilizzo delle mascherine», spiega Cecilia Fazioli, pedagogista ed autrice del libro ."La scuola Parentale"

«È molto difficile — continua — dare dei numeri su questo perché non esiste un'associazione nazionale. Ma ci sono genitori che durante le prime fasi della pandemia avevano optato per il diritto, garantito dalla costituzione, di fare personalmente scuola ai propri figli, il cosiddetto home-schooling. Altri li avevano iscritti a progetti pedagogici parentali, con classi all'aria aperta nelle quali si impara prima dall'esperienza, e poi dai libri. Gli insegnanti che avevano optato per queste possibilità ora potranno tornare ad insegnare nella scuola tradizionale; sarà da vedere però nei prossimi mesi cosa accadrà».

E i ragazzi torneranno nella scuola tradizionale?

studente in mascherina
Foto di Alexandra Koch
«L'obbligo vaccinale — spiega Cecilia Fazioli — ha un po' annacquato le motivazioni di ricerca delle scuole parentali, nate storicamente per chi non si riconosce, con una scelta radicata e profonda, nel sistema scolastico tradizionale. Con il covid queste sono diventate un po' una scelta di ripiego, anche se conosco famiglie che continueranno nel percorso iniziato».




In cosa consiste questo percorso? Come confrontiamo i risultati ottenuti dalla scuola parentale e da quella tradizionale?

«Se noi misuriamo il risultato in termini di informazione apprese, la scuola tradizionale dà risultati migliori. Ma se noi cerchiamo di stimolare il pensiero critico, e se vogliamo portare i giovani a creare connessioni, a cercare più sguardi su un argomento, la scuola parentale non ha paragoni. Mio figlio ha portato Napoleone all'esame di terza media, e mi sono state sottolineate le sue lacune. Ma il ragazzo aveva letto un libro scritto da un soldato napoleonico, aveva scoperto degli affreschi dell'epoca, aveva costruito un plastico della Battaglia di Waterloo. Ha avuto modo di entrare dentro alla storia, e di approfondire quegli aspetti che più a lui, nella sua singolarità, interessavano. Questo lo porterà da grande a sviluppare la capacità di critica e di approfondimento, che è quella che farà per lui realmente la differenza».