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30 Marzo 2024

Pasqua: la libertà di perdere se stessi

Un corpo muto sulla croce, come può essere speranza per l'umanità?
Pasqua: la libertà di perdere se stessi
In una cultura in cui l'essere umano è padrone insindacabile della propria vita, libero di determinarsi, di manipolare il DNA e la genetica, come celebrare il sacrificio di Gesù in croce?

Negli ultimi decenni si sono fatte strada nuove ideologie sull’umano che hanno riconosciuto a ciascuna persona la libertà indiscriminata di definire se stessa, fino ad essere giudice inappellabile della propria natura. Ideologie che rischiano di diventare pensiero comune, politiche condivise, istruzione scolastica, leggi dello Stato.

L’uomo è creatore di se stesso, artefice del suo destino e della sua identità. Addirittura il pensiero della società liquida riconosce a ciascuno la libertà di transitare da un’identità di genere ad un’altra, in base al proprio sentire e al percepire se stessi.  Una sorta di anarchia di gender. L’uomo così usa la sua libertà per essere padrone insindacabile della propria vita. È libero di determinarsi, può manipolare il dna, la genetica, gli embrioni e può mettere fine alla propria esistenza e quella altrui quando la malattia rende vulnerabile corpo e mente. 

In questo contesto sociale come trovare argomentazioni sufficienti per celebrare la Pasqua di Gesù? Lui che ha usato la sua libertà per donare il suo corpo e la propria vita all’umanità ferita. Lui che ha scelto di non essere padrone di se stesso e liberamente si è lasciato crocifiggere, pur di amare l’uomo. 
Un corpo muto sulla croce, come può essere speranza per l’umanità? 

Eppure c’è un mistero impenetrabile che ci trasporta ai piedi della croce. Sentiamo il desiderio di appartenere alla storia di Cristo, di stare bocca a bocca con l’ultimo respiro di Dio all’altezza vertiginosa della corona di spine, sulla vetta più alta, dove lo sguardo si allunga ad orizzonti lontani. Un Dio che, in una manciata di ore, si fa “eterno presente” con il corpo glorioso della Pasqua.

È il mistero di un Dio che ama l’uomo di un amore incalcolabile. La Pasqua ci dice che l’uomo resta amato così com’è, nonostante le sue insufficienze. È amabile anche nella malattia o nell’imperfezione. Il dolore non toglie la sua dignità, non calpesta l’infinito a cui è chiamato. La Pasqua afferma che non siamo fatti per il sepolcro, ma per rotolare la pietra. L’uomo è un sepolcro vuoto. Con la Pasqua Dio semina in ognuno l’anelito alla trascendenza, il desiderio di eternità. L’uomo non è l’ultima parola della sua vita.
La Pasqua segna il perimetro della libertà: perdere se stesso per donarsi all’altro, consumare il proprio tempo per amare il tuo prossimo.
Nella Pasqua si nasconde il mistero di una verità: ognuno, nella propria finitudine, è capace di una gloria non sua, perché dall’Amore Crocifisso è amato e dal Corpo Risorto è salvato.