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30 Aprile 2023
Ultima modifica: 2 Maggio 2023 ore 09:38

Perché maggio è un mese dedicato alla Madonna?

Il tempo pasquale è collegato alla figura di Maria, scopriamo perché.
Perché maggio è un mese dedicato alla Madonna?
Foto di un dipinto di Jen Norton
Nel mese di maggio, dedicato al rosario, è bello mettersi alla scuola di Maria, che può insegnarci una preghiera connotata da due caratteristiche: la perseveranza e la concordia.
Il mese di maggio è tradizionalmente legato alla devozione a Maria. Eppure, non è caratterizzato da grandi feste mariane, come l’Immacolata concezione (8 dicembre), l’Annunciazione (25 marzo), l’Assunzione (15 agosto). E sembra sovrapporsi al tempo pasquale, così importante per la Chiesa. Al di là delle motivazioni storiche o anche solo sentimentali e affettuose (per cui a maggio si celebra anche la festa della mamma), il collegamento tra il tempo pasquale e Maria può trovare un senso profondo se lo si rilegge in chiave ecclesiale. Ci può aiutare in questo l’accenno degli Atti degli apostoli circa la presenza della Madre di Gesù nella prima comunità in preghiera nell’attesa dello Spirito: «Tutti questi [cioè gli Undici apostoli] erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui» (Atti 1,14). Siamo abituati, nelle raffigurazioni artistiche della Pentecoste, a immaginare Maria collocata al centro tra gli apostoli. In realtà Maria non è al centro, ma è parte della primissima comunità cristiana, sopravvissuta al dramma della croce e rinfrancata dalle apparizioni del Risorto: circa 120 persone, ci dice Luca, autore del libro degli Atti (Atti 1,15). E in quella comunità non sembra avere un ruolo particolare se non quello di pregare. Una preghiera connotata da due caratteristiche: la perseveranza e la concordia.
 
Spesso ci interroghiamo circa le nostre comunità, ci sembrano inadeguate, divise, stanche… E soprattutto, più che interrogarci, ci lamentiamo e cerchiamo chissà quali rimedi. Partire dalla preghiera, appunto perseverante e concorde, sentendoci uniti a Maria e invocando lo Spirito, potrebbe farci bene. Una preghiera che è anzitutto ascolto della Parola, anzi contemplazione di essa, in particolare quella che ci viene offerta ogni giorno dalla liturgia e che in questi due mesi ci fa approfondire il mistero della Pasqua e ci fa anche conoscere il cammino della prima comunità e poi ci porta a celebrare il mistero della Trinità e del Corpo e Sangue del Signore. Una preghiera che poi utilizza la Parola ascoltata perché divenga le nostre parole.
È significativo in questo senso che la tradizionale preghiera del Rosario, che contempla con Maria i misteri rivelatici dalla Parola di Dio, sia ritmata dalla recita ripetuta del Padre nostro, preghiera insegnataci da Gesù; dell’Ave Maria, preghiera composta nella prima parte dal saluto dell’angelo e da quello di Elisabetta; del Gloria, che riprende il riferimento alla Trinità contenuto nella fine del Vangelo di Matteo (Mt 28,19) e nei saluti iniziali delle lettere di Paolo.
 
La devozione a Maria, il rapporto profondo con lei, che tutti i santi e le sante hanno sempre coltivato, ognuno a proprio modo e con la propria sensibilità (anche don Oreste Benzi), non è alternativo alla contemplazione del mistero pasquale, ma ci aiuta a entrare sempre più profondamente in esso. Un mistero che ci apre alla gioia, alla novità di vita, alla speranza, che la primavera e l’inizio dell’estate ci rappresentano con il profumo dei fiori e il biondeggiare delle messi. La speranza cristiana, come ricordava papa Benedetto nella sua enciclica dedicata proprio alla speranza, è tale perché è affidabile: «Ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri» (Spe salvi, 1). L’affidabilità della speranza è legata al fatto della Pasqua, della morte e risurrezione del Signore che ha vinto per sempre la morte, il peccato, il male e ci apre le porte del suo Regno di luce, che diventa la nostra vera meta. Dalla Pasqua, dal dono dello Spirito, è nata a Pentecoste la Chiesa, comunità dei credenti che è chiamata a testimoniare la speranza agli uomini e donne di oggi, in questo tempo triste e buio, connotato da pandemie, disastri ambientali, guerre, crisi economica.
 
La speranza si fonda sulla fede pasquale, ma la si testimonia con la carità, come ci ha insegnato don Oreste Benzi e con lui tanti santi e sante della carità. Un uomo, una donna che si sentono amati, che percepiscono di non essere soli, di non essere giudicati, di non essere rifiutati, possono trovare nei gesti di ascolto, di accoglienza, di aiuto, di amore un po’ di speranza, un po’ di luce per la loro vita. E, magari solo inconsciamente, intuire che dietro quei gesti di amore c’è Colui che è l’Amore: il Padre che ci ama da prima della creazione del mondo, il Figlio che ha dato la sua vita per noi, lo Spirito che abita e consola i nostri cuori.