La giornalista di Avvenire vince nella sezione "Testimoni di speranza". Premiato il racconto della straordinaria storia di Anna e Christopher, due giovani sposi della Comunità Papa Giovanni XXIII, con una famiglia allargata e multiculturale.
«ABBIAMO vinto!!!». È con questa esclamazione di gioia pura che Lucia Bellaspiga, giornalista di Avvenire e amica storica della Comunità, ci ha comunicato la notizia: il suo lavoro ha conquistato il primo premio della sezione “Testimoni di speranza” al prestigioso Premio Giornalistico dedicato alla memoria del vaticanista fondatore di Rai Vaticano "Giuseppe De Carli".
Al centro la giornalista Lucia Bellaspiga tra i vincitori del Premio "Giuseppe De Carli" il 10 dicembre a Roma alla Santa Croce
Foto di Associazione Culturale Giuseppe De Carli
Il coraggio di Anna e Christopher
L’articolo premiato, dal titolo “Che gioia in famiglia essere ventiquattro. L'avventura di chiamarsi CasaMondo”, ha portato alla ribalta nazionale la straordinaria normalità di Anna e Christopher. Una coppia che, lasciandosi alle spalle il "quieto Veneto" fatto di lavoro e certezze, ha scelto di aprire le porte della propria vita a Rimini.
Nella CasaMondo della Comunità Papa Giovanni XXIII, insieme ai loro tre figli, accolgono venti giovani migranti, restituendo loro il calore di una famiglia allargata e multiculturale.
Un premio ai protagonisti
Lucia Bellaspiga descrive questa scelta come una «follia d’amore», ma nel commentare la vittoria ha voluto fare un passo indietro, con la sua consueta umiltà.
«Ne sono FELICE, soprattutto per i due protagonisti di cui ho raccontato la storia» scrive sui social, sottolineando che «questo premio prestigioso lo hanno vinto LORO, con la luce che portano nel mondo, pur nella semplicità e umiltà di chi non si sente straordinario».
La voce di chi non ha voce
Eppure, un grazie speciale lo dobbiamo noi a te, Lucia. A nome di tutta la Comunità, ti ringraziamo per il tuo lavoro incommensurabile. Grazie per essere una «penna che sa tratteggiare con verità quel mondo basato sull’amore» e per essere instancabilmente «voce di chi non ha voce».
Questo premio è la conferma che il giornalismo del cuore, quello che ascolta e rispetta, arriva dritto all'anima.