«Nella Messa c'è tutto il Calvario», diceva spesso padre Pio e proprio durante la celebrazione eucaristica diventavano più evidenti le stimmate che il frate cappuccino aveva ricevuto. Di questo fatto fu testimone anche don Oreste Benzi, che celebrò una messa col santo di Pietrelcina.
Francesco Forgione nasce a Pietrelcina (BN) il 25 maggio 1887 in una famiglia contadina.
Entra nel noviziato cappuccino di Morcone il 22 gennaio 1903 e prende il nome di fra’ Pio. Ordinato sacerdote il 10 agosto 1910 a Benevento, resta fra i suoi, per motivi di salute, fino al 1916. Nel settembre dello stesso anno va al convento di San Giovanni Rotondo (FG) dove vi rimane fino alla morte.
Il 20 settembre 1918 riceve le stimmate della passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti, per ben 50 anni. Negli anni ‘40, per combattere con l’arma della preghiera la tremenda realtà della guerra dà avvio ai Gruppi di Preghiera, una delle realtà ecclesiali più diffuse attualmente nel mondo.
Il 5 maggio 1956 viene inaugurato un moderno ospedale, “Casa Sollievo della Sofferenza”, voluto da padre Pio per alleviare dolori e miserie di tante famiglie. Nasce al cielo il 23 settembre 1968, a 81 anni. Alla sua morte le stimmate scompaiono.
È beatificato il 2 maggio 1999 e canonizzato il 16 giugno 2002.
Lo si ricorda il 23 settembre.
Visse unendosi a Cristo per la salvezza delle anime, fedele ad un programma di vita che aveva riportato nell’immagine ricordo della sua prima messa: «Gesù, mio sospiro e mia vita, oggi che trepidante ti elevo in un mistero d’amore, con te io sia per il mondo Via, Verità e Vita e per te sacerdote santo, vittima perfetta».
Quando celebrava la Messa che lui definiva «il mistero tremendo»
il suo volto sembrava trasfigurato, gli occhi luminosissimi, il corpo rapito oltre il tempo e lo spazio.
Le stimmate, di cui Dio gli fece dono, furono oggetto di studio da inviati del Sant’Uffizio che inizialmente non ne constatarono l’origine divina e per questo motivo gli vietarono per una decina d’anni di dire la messa in pubblico e di confessare i fedeli. Padre Pio visse tutto ciò in silenzio, senza protestare, rifugiandosi nella preghiera e nella penitenza.
La confessione con padre Pio poteva cambiarti la vita
In confessionale trascorreva 14, anche 17 ore al giorno. Confessarsi da Padre Pio non era impresa facile e con la prospettiva di un incontro non sempre carezzevole. Aveva il dono di leggere i cuori, “sentiva” se chi lo avvicinava era sincero o ambiguo, per questo con alcuni era buono e con altri burbero, eppure il suo confessionale era sempre assiepato.
Secondo
don Oreste Benzi, che ebbe occasione di celebrare una Messa col frate cappuccino, «Il
curato d'Ars e Padre Pio convertivano tutti perché loro sentivano in se stessi la sofferenza del peccato commesso da chi andava da loro a confessarsi, soffrivano del fatto che Dio non era amato, venivano come feriti nel loro amore, come crocifissi e quel dolore che provavano lo trasmettevano al penitente che cambiava».
Di lui ha detto Papa Francesco: «Non si è mai stancato di accogliere le persone e di ascoltarle, di spendere tempo e forze per diffondere il profumo del perdono del Signore. Poteva farlo perché era sempre attaccato alla fonte: si dissetava continuamente da Gesù Crocifisso, e così diventava un canale di misericordia». Ecco perché l’ha voluto come testimone per l’anno santo della misericordia, come anche
Lepoldo Mandic.