Topic:
21 Dicembre 2025

Senza Gesù non c'è Natale

Dalle radici etimologiche della condivisione alla missione tra gli "invisibili": l'appello per ritrovare il senso del 25 dicembre.
Senza Gesù non c'è Natale
Foto di Foto di Kant Smith da Pixabay
Tra consumismo e secolarizzazione, il Natale senza Gesù rischia di diventare una festa vuota. Richiamando il magistero di Giovanni XXIII e Leone XIV, don Aldo esorta a riscoprire la Natività come missione di misericordia, inclusione e vicinanza agli ultimi.

«È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano», insegna Madre Teresa di Calcutta. Etimologicamente il 25 dicembre celebriamo la festività della condivisione: dal latino: natus (nato) più il suffisso “alem” che indica appartenenza.

In un mondo ebbro di iniquità, scandalosi squilibri economici, consumi e narcisismi, l’arrivo di Gesù nel Natale richiama a comportamenti sobri, a saper vivere l’essenziale. E anche a lasciarsi alle spalle la cultura dell’indifferenza, per improntare la vita alla pietà e alla solidarietà.

Il rischio di una festa svuotata

Una ricorrenza, secondo la definizione di Francesco, “snaturata” ai nostri tempi, specialmente in Europa. E infatti, in nome di un falso rispetto che nasconde la volontà di emarginare la fede, si cerca di eliminare dalla festa più amata dai fedeli ogni riferimento alla nascita di Gesù. Ma senza Gesù non c’è Natale.

Se togliamo Gesù la luce si spegne e tutto diventa finto, apparente. Nella sua prima messa da Pontefice Leone XIV ha ribadito proprio l’allerta per la rimozione del sacro della società secolarizzata: «Chi crede al Vangelo è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito».

In missione tra gli "invisibili"

Testimoniare il significato autentico del Natale richiede principalmente la disponibilità a soccorre il disagio degli invisibili. E invece l’umanità deturpa il proprio volto con l’odio e l’indifferenza, rifiutando il messaggio di inclusione della Natività. «Questa mancata corrispondenza della umana libertà alla chiamata di Dio a servizio dei suoi disegni di misericordia costituisce il più terribile problema della storia umana e della vita dei singoli uomini e dei popoli», disse Giovanni XXIII nel radiomessaggio al mondo per il Natale del 1958.

La luce di Betlemme contro la schiavitù

Il Magistero pontificio conferma come al centro della fede cristiana ci siano appunto la gioia e letizia di cui è intriso il mistero della notte di Natale. Gesù bambino ci insegna che cosa è veramente essenziale nella vita. Per gli uomini e le donne di ogni epoca inizia nella capanna di Betlemme la via della vera liberazione e del riscatto. Il disegno di Dio è missione di misericordia, perciò Giovanni XXIII andò a festeggiare il suo primo Natale sul soglio di Pietro con i carcerati di Regina Coeli.

Il Papa buono tra i detenuti

Fu una delle prime visite del Papa buono fuori del Vaticano trasmessa in televisione. Angelo Roncalli sorprese i detenuti raccontando che aveva familiarità con le carceri perché suo zio cacciava di frodo e ci era finito, e lui lo era andato a trovare. L’esortazione apostolica _Evangelii gaudium_ affida il cammino della Chiesa alla premurosa intercessione della madre del Redentore. La Natività in soccorso dell’umanità ferita dalle guerre, dalle nuove e antiche forme di schiavitù, dalle ingiustizie sociali.