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7 Luglio 2022
Ultima modifica: 7 Luglio 2022 ore 11:13

Sulla pace Papa Francesco è utopista o realista?

Ramonda (Apg23) e Prosperi (CL) intervengono sul libro del papa "Contro la guerra"
Sulla pace Papa Francesco è utopista o realista?
Foto di James Logan
Provocati dal libro di papa Francesco "Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace", i leader dei due movimenti si incontrano ed evidenziano i passi da compiere per rendere operativo il desiderio di pace.
È stata una tappa e nello stesso tempo un momento di ripartenza di un cammino. I responsabili di due movimenti ecclesiali di dimensione internazionale si sono ritrovati per approfondire il magistero di papa Francesco sulla pace. E non è un caso che l’incontro sia avvenuto a Rimini, dove la Comunità Papa Giovanni XXIII è nata e dove Comunione e Liberazione ha sempre avuto uno dei punti di massima diffusione (si pensi al Meeting). Sì, perché ad approfondire i contenuti del libro di Francesco Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace si sono ritrovati al Palacongressi, davanti ad un folto pubblico, Giovanni Paolo Ramonda, responsabilità generale della Papa Giovanni XXIII, e Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Cl.
Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace di Papa Francesco

L’amicizia favorita da Sandra Sabattini

A Rimini fra i figli di don Benzi e i figli di don Giussani in questi anni è cresciuta l’amicizia e la stima reciproca. «Un’esperienza – ha sottolineato in apertura Cristian Lami, responsabile diocesano di CL – che si è approfondita l’anno scorso in occasione della beatificazione di Sandra Sabattini. Sandra è diventata anche “la nostra Sandra”. La comunità di CL di Rimini si è coinvolta nella preparazione  dell’evento della beatificazione. Ma, al di là degli aspetti organizzativi, abbiamo visto come unità e amicizia tra noi stessero accadendo seguendo il dono della sua santità: tutti stupiti da ciò che Dio ha operato attraverso lei». E l’incontro di mercoledì sera a Rimini è stato un ulteriore momento di questa lunga storia di amicizia che si esprime in molti modi (alcuni ciellini riminesi, per esempio, collaborano alle Cec, Comunità educanti con i carcerati, della zona).

Una risposta cristiana alla guerra

La guerra nasce innanzitutto nel cuore dell’uomo. È la prima provocazione di Francesco che viene girata a Prosperi. «Sì, il papa punta al cuore dell’uomo, vuole risvegliarlo – ha sostenuto –. Francesco poi indica anche la strada. La strada è solo Uno, che può portare giustizia e salvezza. Solo partendo da Gesù sono in grado di costruire nuovi rapporti con gli altri. Solo una tensione ideale di questo tipo consente che il nostro impegno non finisca in un volontarismo di corto respiro. Francesco ci ricorda che guerra e distruzione nascono innanzitutto nel cuore dell’uomo, accorgersi di questo è fondamentale. Il germe del male che fa scoppiare le guerre abita anche in noi. Dobbiamo evitare che nasca in noi l’insofferenza per la diversità dell’altro, l’odio, la violenza, i soprusi sono una conseguenza di questa insofferenza».
l'intervento di Davide Prosperi, presidente della Fraternità di CL, all'incontro del 6 luglio 2022 sul libro di papa Francesco "Contro la guerra"
Foto di Riccardo Ghinelli

Prosperi ha ricordato anche l’insegnamento di don Giussani secondo cui il riconoscimento di essere peccatori è la condizione per iniziare un cammino vero, altrimenti l’uomo manca di un accento di verità in qualsiasi rapporto».  
Da dove viene la liberazione? «Non siamo in grado di darcela da noi stessi. La croce, il sacrificio di Gesù, ci hanno liberato. Le domande del cuore finalmente hanno trovato risposte. Il cristianesimo, diceva don Giussani, è nato come stima assoluta per l’uomo. Quindi anche noi dobbiamo passare attraverso la croce per non guardare più all’altro come un nemico ma un fratello in cammino al nostro fianco».

Per fare giustizia dobbiamo chiedere perdono

Ramonda viene invitato ad andare sul tema giustizia e perdono. «Per fare giustizia noi dobbiamo chiedere perdono – ha sostenuto Ramonda – Chiedere perdono a chi è senza famiglia, ai tanti anziani che abbiamo lasciato nelle strutture assistenziali in questo tempo di pandemia, alle donne che facciamo prostituire, a chi sconta una pena senza dargli la possibilità di un recupero».
Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, durante l'intervento a Rimini, il 6 luglio 2022, sul libro di papa Francesco "Contro la guerra".
Foto di Riccardo Ghinelli


«La giustizia - ha approfondito Ramonda - è dare a ciascuno ciò che è suo: se uno è senza pane dobbiamo dargli da mangiare, se senza casa, un tetto. Un cuore contemplativo, che sta con il Signore, deve muoversi, deve agire nella storia, dare risposta al grido dei poveri. Dobbiamo chiedere perdono anche ai tanti bambini che non facciamo nascere. Come dice papa Francesco: è giusto sopprimere una vita umana per risolvere un problema? Questo chiedere perdono, questi atti di giustizia sono un dinamismo che ci fa stimare i carismi, i doni reciproci che abbiamo. E inoltre passare dall’assistenza, pur importante, alla condivisione. Dobbiamo aiutarci a lavorare insieme, perché il limite dell’altro è l’inizio della mia responsabilità. Ed infine una giustizia che abbia il coraggio della verità, in modo non violento».

Francesco: utopista o realista?

Per molti la posizione del papa è utopistica. Perché invece la possiamo definire realistica e ragionevole? Il responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII risponde proponendo una breve rassegna dell’insegnamento dei papi di questo secolo sulla pace, da Pio X fino a Francesco, passando da Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. «Quindi il pensiero di papa Francesco – ha osservato Ramonda – è intriso del pensiero della Chiesa. Questa Chiesa che è sale della terra, luce del mondo. Il pensiero di papa Francesco si innesta nel Vangelo, perché prima valeva la legge occhio per occhio, dente per dente, mentre Francesco vuole far emergere la novità di Gesù, la rivoluzione cristiana».
«Dobbiamo capire – ha aggiunto Prosperi – che la posizione del papa – non rispondere alla guerra con la guerra – genera scandalo agli occhi del mondo. La sua risposta alla guerra è la fraternità. Lo stesso anelito del cuore umano ci rende fratelli e sorelle. È una proposta che cozza contro tutti i giustizialismi (individuare i cattivi, dare sempre la colpa a qualcuno) in cui siamo immersi. Quindi la posizione del papa è realistica e ragionevole perché tiene conto di tutti i fattori, abbraccia tutto il cuore di ogni uomo. Se il nostro cuore ha l’esigenza della fraternità, sarebbe irragionevole il contrario».

Manifestazione per la pace in Ucraina
Stop the war now è il nome dell'iniziativa di pace che si è svolta il 2-3 aprile 2022 in Ucraina, che ha visto l'adesione di 160 organizzazioni. Altre missioni sono in corso. Maggiori informazioni nel sito stopthewarnow.eu
Foto di Emanuele Zamboni

Nei giovani la speranza

Ed infine sia a Ramonda che a Prosperi è stato chiesto di indicare quali segni di speranza essi vedono, anche nei rispettivi movimenti. Giovanni Paolo Ramonda ha fatto riferimento ai giovani di Operazione Colomba, il corpo civile nonviolento promosso dalla Comunità di don Benzi: «Ho presente i giovani che da anni in Colombia accompagnano i contadini che vogliono cambiare coltura dalla coca all’agroalimentare. Oppure in Palestina, dove cercano di creare dialogo, di costruire ponti. In Libano dove sono nelle tendopoli insieme alle famiglie dei profughi che non hanno alcun diritto. Oppure il movimento che anche per nostra iniziativa si è creato, Stop the war now, che coinvolge 160 associazioni negli aiuti umanitari in Ucraina.  I giovani sono fondamentali in un movimento di educazione alla pace».
Ramonda ha ricordato anche il movimento in atto per la realizzazione di un Ministero per la Pace, e alcuni atti profetici di non violenza di cui sono stati protagonisti alcuni membri della Comunità. «Siamo immersi nel mondo, con le mani nel fango del mondo, ma con nel cuore un desiderio di bellezza e di verità, di amore, di condivisione».
«Se c’è una caratteristica del carisma che è stato donato – ha risposto Prosperi – questa è la centralità dell’educazione dell’umano. Dopo la guerra in Iraq, Giussani disse: ci vorrebbe un’educazione del popolo. È solo nell’educazione, attraverso un cammino e il riconoscimento delle esigenze fondamentali del cuore, che la giustizia diventa qualcosa di concreto, la pace diventa un’esperienza reale, la fraternità un fatto di cui uno ha bisogno per vivere. Ciò è possibile attraverso esempi, testimonianze. Oggi tutti abbiamo un compito: è l’educazione che facciamo a noi stessi, ai nostri figli. Così il bene comincia a diventare un’esperienza concreta. Concludo con don Giussani: “Il Mistero come misericordia resta l’ultima parola anche in tutte le brutte possibilità della storia”».