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5 Agosto 2022
Ultima modifica: 6 Agosto 2022 ore 08:58

Perché nella Trasfigurazione Gesù diventa luminoso

Il vescovo gesuita Paolo Bizzeti ci spiega il significato della Trasfigurazione di Gesù che il 6 agosto viene ricordata dalla liturgia.
Perché nella Trasfigurazione Gesù diventa luminoso
Una festa posta al centro dell'estate che rischia di passare inosservata. Invece esprime un momento chiave della vita di Gesù che, se compreso, può illuminare anche le nostre vite.
Al centro dell’estate, il 6 agosto, festeggiamo la Trasfigurazione di Gesù sul monte, una importante festa che magari è stata un po’ trascurata e che merita invece di essere approfondita.
La Trasfigurazione di Gesù non è un lunapark religioso con tanti effetti speciali, come forse qualcuno se lo immagina. È invece un sapiente racconto, modellato sul racconto di quanto avvenne sul Sinai (Esodo 19-20).
L’evangelista Matteo vede Gesù come il nuovo Mosè che sul monte rivela tutta la sua sfolgorante luce, capace di vincere le tenebre del male.
Ma come avviene che la luce si sprigiona da dentro Gesù e lo rende così affascinante e vincente? Qui dobbiamo riflettere con calma, situando questo avvenimento della vita di Gesù nel contesto del suo ministero pubblico.

Dopo il successo, Gesù si sente rifiutato

Dopo l’inizio sfolgorante a Cafarnao e nei villaggi vicini, quando grandi folle andavano da Gesù e lui sembrava avere tutte le carte in regola per essere accolto come il Messia tanto atteso, ecco che cominciano le prime difficoltà, i rifiuti, le obiezioni da parte della classe dirigente di Gerusalemme e di tante brave persone religiose chiuse però nel loro mondo di certezze.
Gesù, che è un tipo sveglio, comincia a comprendere che verrà rifiutato e che lo scontro diventerà sempre più violento fino ad essere messo a morte, come era capitato a tanti profeti prima di lui. È un momento di grande crisi, di dolore e anche di smarrimento.

Il "ritiro spirituale" di Gesù

Allora Gesù sente il bisogno di fare un “ritiro spirituale” e comincia a rileggere la storia di Elia e di Mosè. Questo dialogo con la Parola di Dio è tanto forte e coinvolgente che Elia e Mosè diventano vivi e presenti: Gesù parla allora con loro del suo esodo – dice il testo.
L’esodo di Gesù è la sua morte, ovviamente, il suo essere cacciato dal faraone e dai vari potenti del suo tempo: i capi di Gerusalemme che lo vogliono morto. Elia e Mosè, che hanno già vissuto esperienze simili, rassicurano Gesù, lo consolano, lo sostengono, gli illuminano il cammino: l’esodo vero avviene proprio attraversando il rifiuto e la morte.
Gesù allora prende coraggio, prende forze, si illumina e viene fuori in tutto il suo splendore di Figlio.
Confortato dalla testimonianza di Elia e Mosè, Gesù comincia a parlare liberamente della morte che lo attende a Gerusalemme e invita anche i discepoli a non avere paura e a prendere la loro croce dietro di lui. Le tenebre che lo minacciavano sono vinte dalla grande luce che si sprigiona nel suo cuore, totalmente docile alla via che la Parola del Padre gli indica.

Dalle tenebre alla luce

I poveri discepoli – come facciamo anche noi – un po’ si assopiscono, un po’ non capiscono e non sanno che dire, un po’ comprendono che c’è qualcosa di bello e luminoso in queste tre persone che si parlano, Elia, Mosè e Gesù. Ma soprattutto, dopo la sua morte, faranno memoria e comprenderanno che la morte non è la fine di tutto, ma la via per compiere il grande esodo da questo mondo malvagio al regno di Dio, pieno di luce e dove le tenebre sono vinte da Gesù, luce del mondo.
Noi adesso ci avviamo a entrare nell’autunno, tempo nel quale la forza vitale della primavera e dell’estate sembrano tramontare e lasciare posto al freddo inverno.
Questo può toglierci slancio, può farci vivere di rimpianti, può portarci a credere che le tenebre vinceranno ancora una volta.
Invece, se ci lasciamo istruire giorno per giorno dalla Parola di Dio, come ha fatto Gesù, anche noi possiamo diventare sempre più luminosi e portare a Dio le persone che si sentono schiacciate dal fallimento e dalle potenze di morte che li assalgono e li circondano.
Il Pane Quotidiano ci permetterà di continuare il cammino del nostro esodo verso la vera terra promessa: la casa dove ci attende il nostro vero Padre e Madre.

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Il testo è tratto dall'Introduzione di mons. Paolo Bizzeti al bimestrale Pane Quotidiano