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22 Novembre 2020

Vangelo 22 novembre: Ero straniero e mi avete accolto

È talmente forte la condivisione di Cristo con l'affamato, con l'assetato, con l'ignudo, col pellegrino, col carcerato, che al termine della vita lui mi giudicherà attraverso loro!
Vangelo 22 novembre: Ero straniero e mi avete accolto
Foto di Ignazio Marchese
Vangelo della domenica: meditiamolo insieme grazie al commento di don Oreste Benzi
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Dal Vangelo di Matteo (Mt 25, 31-46)        

Commento al Vangelo di domenica 22 novembre 2020

Al termine della vita saremo giudicati sull'amore! È talmente forte la condivisione di Cristo con l'affamato, con l'assetato, con l'ignudo, col pellegrino, col carcerato, che mi dice che al termine della vita lui mi giudicherà attraverso loro!
La condivisione di Cristo con lo schiavo, con gli ultimi è talmente profonda che addirittura il giudizio su di noi non è disgiunto da quello che abbiamo fatto a loro. La condivisione è saldare la propria vita a chi è in stato di difficoltà e non riesce a cavarsela da solo e che per quella difficoltà in cui si trova viene emarginato e non riconosciuto come persona. Praticamente condividere vuol dire saldare la mia vita alla sua e non mollare finché non è risolta, vuol dire riconoscere in lui me stesso, amare lui come dice Gesù, come amo me stesso.
Trovate il povero che avete vicino, guardatelo tante volte e ricomprendetelo in Cristo Signore!
 
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